Dall’automotive di lusso ad una boutique winery in uno dei territori emergenti del Piemonte del vino il passo è breve: o almeno lo è stato per Michele Marsiaj, imprenditore torinese, terza generazione di una famiglia che, dal 1947, produce (con la holding Marsiaj & C., proprietaria del brand Sabelt), sedili e cinture di sicurezza per auto di alta gamma e da competizione (in primis, la Ferrari), che, nel 2019, ha dato vita al progetto Amistà, 12 ettari nelle splendide colline del Monferrato, patrimonio mondiale riconosciuto dall’Unesco. Nel paniere della cantina, due etichette, il Nizza Docg e il Nizza Riserva Docg (nate con la superconsulenza dell’enologo toscano Luca D’Attoma) ed un Vermouth d’autore. Non manca un progetto hospitality, con una raffinata countryhouse destinata a wine lover internazionali.
Marsiaj, che vanta le physique du rôle del classico gentiluomo piemontese - alto, elegante e dall’attitudine décontracté, frequentatore del jet set internazionale (suo cugino, Gregorio Marsiaj, è il marito della top model Eva Herzigova, ndr) - racconta, a WineNews, di essersi lanciato nell’avventura del vino per due motivi principali: il primo è un radicato amore per la terra (“sono nato e cresciuto sulle colline intorno a Torino - spiega - ricordo che da bambino schiacciavo l’uva con i nostri contadini”), il secondo, e principale, il desiderio di creare un progetto di lungo respiro destinato al figlio Jacopo Marsiaj, studente dell’Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo ed innamorato della campagna. Così, nel 2017, Marsiaj sguinzaglia un team di esperti nel territorio della piccola Docg Nizza Monferrato (tra le ultime denominazioni nate in Italia, nel 2014) alla ricerca dei migliori appezzamenti di terreno.
Nelle ricerche viene individuato un piccolo viticoltore che da sempre coltiva i suoi vigneti di uve Barbera con regime biologico (ad oggi socio al 5%), con piante che vanno dai 30 ai 90 anni di età, e nel 2019 parte ufficialmente il progetto Amistà: ad oggi gli ettari vitati sono 12, ma l’obiettivo è di ingrandirsi gradualmente, arrivando ad un massimo di 50 ettari negli anni a venire. “Una delle cose di cui vado più orgoglioso è quella di aver dato le gambe a questo progetto nel periodo della pandemia, quando la maggior parte delle startup erano virtuali e online” dichiara Marsiaj.
La scelta produttiva è netta: puntare all’eccellenza, un tratto distintivo che Marsiaj si porta dietro dalla sua esperienza nel mondo dell’automotive di lusso, in cui la produzione è essenzialmente sartoriale, e in cui, ci spiega “i pellami per i sedili arrivano da brand del made in Italy del livello di Poltrona Frau e Cassina”. Dunque estrema cura del vigneto e del prodotto, e la consulenza d’eccezione di un enologo di rilievo internazionale come Luca D’Attoma, che, per la prima volta, ha lavorato in Piemonte. “L’ho convinto facendogli vedere le vigne - spiega Marsiaj - ho trascorso con lui un’intera giornata, prima di comprarle, le abbiamo esplorato palmo a palmo, e mi ha dato la sua “benedizione”. Da allora gli ho dato carta bianca in cantina”. L’approccio è fin da subito attento all’ambiente, tanto che quella del 2024 sarà la prima vendemmia 100% biologica, senza esulare dall’utilizzo della tecnologia più avanzata, anche grazie a device che consentono un monitoraggio costante delle vigne. Ma Marsiaj punta più in alto, e vorrebbe presto certificare l’intera azienda, in un’ottica di sostenibilità totale. Amistà si concentra - unico produttore del territorio ad aver fatto questa scelta - solo su due tipologie di vino, il Nizza Docg (con una produzione media annua che oggi si attesta su 25.000 bottiglie) ed il Nizza Riserva Docg (circa 3.000 bottiglie), dal packaging estremamente raffinato e minimalista, che riflette l’impostazione stilistica della cantina. I mercati di riferimento sono in primis gli Stati Uniti, seguiti dall’Asia e dal Nord Europa, con distributori selezionati in un’ottica di “cherry picking”, vista la produzione limitata.
Ma non è tutto: “considerando la bassa resa delle nostre vigne, che si aggira sui 50 quintali per ettaro (decisamente inferiori a quelle previste dal disciplinare del Nizza Docg) abbiamo voluto fare anche un altro prodotto. Pur essendo un grande amante del gin, ho voluto concentrarmi, da bravo piemontese, sul Vermouth - spiega Michele Marsiaj - bevanda che fa parte della tradizione del nostro aperitivo a partire dalla fine del Settecento. Ormai quelli in commercio sono perlopiù destinati alla mixology, io invece volevo concentrarmi su un Vermouth da bere in purezza. Anche qui ho voluto puntare all’eccellenza: ho contattato Revel Chion, la più antica distilleria piemontese, che in passato ha prodotto grappa anche per la famiglia Savoia. All’inizio erano titubanti, visto che non avevano mai fatto Vermouth, poi li ho convinti. Così, insieme a loro, ad un esperto del calibro di Fulvio Piccinino ed a Luca D’Attoma, abbiamo creato questo Vermouth di Barbera in purezza, senza la minima aggiunta di caramello o uve bianche”. Una produzione di nicchia con la quale, quest’anno, Amistà è entrata a far parte del Consorzio del Vermouth di Torino. Per concludere, non poteva mancare un progetto hospitality di lusso: una piccola e raffinata countryhouse accoglie wine lover, buyers e giornalisti internazionali: “soprattutto americani - afferma Marsiaj - per i quali la visita in vigna ed in cantina non può prescindere da un’esperienza di accoglienza a 360 gradi”.
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