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LE PROPOSTE

Emergenza lavoro, in Italia mancano 100.000 persone in agricoltura e nasce la rete-anti caporalato

Coldiretti: un terzo del milione di occupati è straniero. Nell’industria alimentare servono oltre 60.000 figure professionali in 5 anni
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Il lavoro in agricoltura rimane centrale per il futuro dell’Italia

Un patto per la creazione di canali sicuri per la reperibilità di manodopera qualificata, capaci di far incontrare domanda e offerta, salvaguardando le esigenze delle aziende agricole e la dignità e i diritti dei lavoratori, contro ogni forma di caporalato e sfruttamento. Questo è l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto da Coldiretti, Filiera Italia, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e E4Impact nell’incontro, oggi, a Palazzo Rospigliosi a Roma, sulla nuove sfide del lavoro in agricoltura.
Da un lato, spiega una nota di Coldiretti, l’impresa agricola avrebbe certezza di poter disporre delle necessarie risorse in tempi certi e confacenti alle necessità, dall’altro, il lavoratore, sarebbe inserito nel contesto lavorativo nazionale godendo pienamente di tutti i diritti previsti dalla legislazione e dalla contrattazione collettiva di settore. In questo modo si eviterebbe anche il rischio per le imprese di doversi affidare a soggetti terzi, potendo contare su una rete assolutamente “trasparente”.
Coldiretti e Filiera Italia porterebbero la loro esperienza in fatto di internazionalizzazione e cooperazione con progetti basati su un modello di intervento non predatorio e sostenibile, e che prevede tra le aree strategiche azioni mirate per la formazione dei lavoratori e delle imprese agricole e agroalimentari, finalizzati allo sviluppo occupazionale e imprenditoriale delle comunità locali. L’Oim, continua la nota, promuoverebbe la mobilità e l’inclusione dei migranti, fornendo supporto alle autorità e alle controparti interessate a tutti i livelli, al fine di rafforzare la coesione sociale e lo sviluppo a beneficio di tutti. E4Impact è, invece, una fondazione di impresa sociale che opera nella cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale implementando, specialmente nel contesto africano, percorsi di formazione a vantaggio di imprenditori capaci di generare un positivo impatto sociale.
Un primo esempio delle possibilità oggetto del protocollo è rappresentato dal progetto “Formazione e Orientamento per i Migranti in Agricoltura - Costa d’Avorio” di Cuneo, promosso da Coldiretti, e che vede coinvolti Oim, Clirap, associazione culturale di sostegno allo sviluppo dei Paesi africani, l’Association solidarité Paris-Bouaké, ente che opera in progetti di sviluppo territoriale e del capitale umano in Costa d’Avorio, e il Cpia (Centro provinciale istruzione adulti di Cuneo).
Il problema occupazionale è reale. Nei campi italiani, ha evidenziato la Coldiretti, mancano 100.000 lavoratori per garantire la raccolta dei prodotti e la lavorazione dei terreni, ma anche le attività di trasformazione e quelle più specialistiche, con il rischio di minare la sovranità alimentare del Paese in un momento di forti tensioni internazionali. Le imprese che assumono dipendenti in agricoltura sono oltre 185.000 ed occupano circa 1 milione di lavoratori, per oltre 120 milioni di giornate di lavoro, di cui circa un terzo è rappresentato da occupati provenienti da altri Paesi, con rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi in testa alla classifica delle nazionalità più presenti, secondo la Coldiretti che ha aggiunto che si tratta di “una presenza importante che non basta, però, a coprire le necessità delle imprese agricole, anche per alcune lacune nell’attuale normativa, a partire dal meccanismo del click day, con poche quote e non tempestive rispetto alle esigenze di stagionalità del settore agricolo. Capita spesso, infatti, che il lavoratore arrivi quando le attività di raccolta per le quali era stato chiamato sono già terminate. Per superare le attuali difficoltà occorre passare ad una gestione diretta e controllata dei flussi migratori e le ultime modifiche introdotte alla normativa sul decreto flussi rappresentano un passo importante verso la semplificazione e il rispetto dei tempi di ingresso dei lavoratori, che vanno ora implementate con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali e dei consolati. In questo modo sarebbe più facile anche far emergere situazioni di sfruttamento lavorativo e caporalato. In tale ottica serve anche potenziare la Rete del lavoro agricolo di qualità attraverso sistemi di premialità per le imprese che vi aderiscono e rendendo sempre più efficienti i servizi sul territorio per far incontrare domanda e offerta, con il coinvolgimento delle realtà locali e, soprattutto, degli enti bilaterali agricoli territoriali”.
Ma nell’incontro con la partecipazione di Filiera Italia ed insieme alle organizzazioni sindacali finisce anche il tema del lavoro dell’industria alimentare e, quindi, delle oltre 60.000 figure professionali da individuare nei prossimi 5 anni. Coldiretti ha evidenziato che è “importante condividere con il Ministro strategie per contrastare gli appalti illeciti, le cooperative spurie, per introdurre regole di reciprocità sui prodotti importati di lavoro etico e di qualità. E serve aumentare i flussi di immigrazione regolare ed indispensabile alla nostra industria alimentare. In tale ottica un ruolo può essere svolto dalle iniziative e dalle buone pratiche di formazione nei Paesi di origine già avviate da Coldiretti e Filiera Italia”. Sul tema della sicurezza in agricoltura, anche alla luce del recente rapporto Inail, “la necessità è quella di incrementare le risorse per l’ammodernamento delle macchine agricole, a partire dal bando Isi, ma anche di potenziare la formazione obbligatoria aprendo ai fondi interprofessionali di formazione continua”. Altro tema al centro del convegno è stato l’impatto dei cambiamenti climatici sul lavoro agricolo, con pesanti effetti anche dal punto di vista occupazionale. Coldiretti “chiede di rendere alcune misure strutturali per garantire i necessari sostegni ad imprese e lavoratori, dall’ammortizzatore unico all’integrazione salariale per gli operai agricoli, dall’utilizzo ad ore della Cisoa per estendere al settore agricolo la flessibilità già presente negli altri settori all’abbattimento degli adempimenti contributivi per i territori colpiti da alluvioni e disastri climatici, come nel caso dell’Emilia Romagna”. Sullo strumento del lavoro occasionale agricolo a tempo determinato, Coldiretti ha concluso sostenendo che “i risultati nel biennio di sperimentazione hanno dimostrato come si sia trattato di una misura che non si è prestata ad abusi, avendo interessato circa 10.000 persone, principalmente pensionati (circa l’80%) e studenti (17%). Non si vedono dunque controindicazioni nel rendere lo strumento strutturale”.

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