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SCENARI

Territorialità, low alcol, calo dei consumi, comunicazione: il futuro del Pinot Grigio delle Venezie

Il Consorzio di tutela a dialogo con istituzioni, mondo della ricerca, esperti del mercato e, per la prima volta, grande distribuzione
ALBINO ARMANI, DOC DELLE VENEZIE, PINOT GRIGIO, Italia
La Doc delle Venezie è la più grande d’Italia, con 27.000 ettari di vigneti

La prima sfida riguarda la distintività dell’origine territoriale, in un areale vasto su cui insistono altre 20 Doc che storicamente producono Pinot Grigio. Le altre, invece, sono legate alla congiuntura che investe il settore vitivinicolo in generale: dal cambiamento delle abitudini di consumo e del suo calo, alla predilezione di vini poco alcolici. Sfide queste ultime su cui il Pinot Grigio delle Venezie può “vincere facile”. Questi e molti altri sono stati i temi dibattuti nel Forum - che si è tenuto nei giorni scorsi al Castello di Udine - in cui il Consorzio di tutela Pinot Grigio delle Venezie (nel quadro della riforma della riforma delle Indicazioni Geografiche) ha dialogato con istituzioni, attori della filiera, rappresentanti del mondo della ricerca e organizzazioni specializzate in indagini di mercato e, per la prima volta, con la grande distribuzione nazionale.
È nell’ordine delle cose che una denominazione interregionale giovane come il Pinot Grigio delle Venezie - nata da un’esperienza unica come l’unione di territori di produzione di due regioni, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, e della Provincia di Trento - abbia lavorato primariamente sul fronte dell’allineamento della qualità e del profilo sensoriale dei vini, sul sistema dei controlli e sul posizionamento nei mercati. E immaginando una ipotetica lista di cose da fare stilata dal Consorzio di tutela, nato nel 2017 dopo un lungo lavoro preparatorio, si può affermare che tutte abbiano la spunta del “già fatto”. Ora ci sono da affrontare altre criticità. La prima, già chiara fin dalla costituzione di questa che è la più grande Doc italiana per estensione territoriale - 27.000 ettari di vigneto e una filiera produttiva costituita da 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento per 230 milioni di bottiglie all’anno - è appunto legata alla distintività dell’origine territoriale.
“La nuova normativa sulle Indicazioni Geografiche pretende un salto di qualità nell’attività dei Consorzi - ha sottolineato Albino Armani, presidente del Consorzio - una traslazione di responsabilità che non abbiamo mai affrontato in passato, che investe anche sostenibilità e turismo. Una sfida che impone una rivisitazione completa degli assunti finora adottati dai Consorzi, che non potranno più localizzare la propria attività solo sulla denominazione, ma dovranno aprirsi al dialogo con altri territori, altri Consorzi e con realtà diverse, come oggi da questo incontro noi iniziamo a fare”.
La riforma delle Ig è uno strumento ancora da esplorare. Tra le novità Stefano Sequino, direttore del Consorzio Doc delle Venezie, ha evidenziato quelle misure che dovranno garantire un reddito equo per i produttori e la necessità di riflettere sull’applicazione di clausole di ripartizione del valore, soprattutto per filiere articolate come quella del Pinot Grigio Doc delle Venezie, in modo da assicurare stabilità e rafforzare la redditività. E ha concluso che “in Italia abbiamo un quadro normativo considerato un modello, ma occorre andare avanti, mediante l’adozione di modifiche alla disciplina interna, per consentire la concreta applicazione della regolamentazione europea: è il caso, ad esempio, dell’apertura ai vitigni resistenti per la produzione di vini a denominazione di origine, una strada in linea con i principi di rafforzamento della sostenibilità ambientale indicati dalla Pac, una possibilità da valutare sotto il profilo tecnico ma comunque oggi bloccata dall’attuale impostazione del testo unico del vino”.
A proposito delle “aperture” citate da Armani, Stefano Zannier, Assessore Risorse agroalimentari della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, sottolineando l’importanza a livello regionale del Pinot Grigio come varietà, ha posto l’accento sulla necessità di un coordinamento tra denominazioni d’origine e le Regioni, “perché tutte le aziende delle regioni e provincia coinvolte nella produzione del vino ottenuto da questo vitigno vincono se la sostenibilità economica c’è ed è stabile e dà futuro”. E anche i rappresentanti del Veneto e della Provincia di Trento hanno concordato sulla necessità di creare per i Pinot Grigio delle diverse Doc un tavolo di coordinamento in modo da evitare di creare concorrenza e cannibalizzazione.
Nel corso del convegno - a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento della riforma Ig; Luca Rigotti, Presidente del Gruppo Vino Copa Cogeca; Michele Morgante, professore all’Istituto di Genomica Applicata dell’Università di Udine; Silvano Nicolato della società cooperativa Vitevis e Pierluigi Guarise, ad Collis Veneto Wine Group - Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Efow (European Federation of Origin Wines), dopo aver sottolineato, nell’ambito della riforma delle Ig, l’importanza della regolamentazione delle pratiche commerciali scorrette e il rafforzamento della gestione dell’offerta, ha ripreso lo spunto messo in campo da Zannier circa la necessità di un confronto tra le realtà del Pinot Grigio. “Il modello Pinot Grigio Doc delle Venezie - ha detto - è molto importante in termini di aggregazione, spesso l’unica strada percorribile per raggiungere obiettivi comuni insieme a una certa dose di coraggio per pensare di fare cose all’apparenza neppure pensabili. Penso all’operazione Glera-Prosecco in cui il coraggio dei produttori da una parte e della politica dall’altra ha reso possibile un “salto” che si è rivelato vincente”. E a livello europeo? Secondo Antonella Rossetti del Wine Institute FarmEurope, think tank che affianca il lavoro di rappresentanza sindacale e che interviene nel dibattito europeo per discutere delle politiche agricole e il futuro del settore vitivinicolo “con un calo del consumo del 3% nell’ultimo anno, la Commissione europea è consapevole delle sfide e sta attuando misure emergenziali, come l’estirpo di 30.000 ettari in Francia, e sono in discussione alcune modifiche alla Pac e all’Ocm. Inoltre, il gruppo sta esplorando temi di promozione ed etichettatura per valorizzare la qualità del vino europeo e comunicare la sostenibilità, come anche il basso grado naturale”.
Il Pinot Grigio delle Venezie è il primo vino Doc bianco fermo italiano per volumi di esportazione, pari al 95% dei 230 milioni di bottiglie prodotte, mentre il mercato italiano, positivo, continua ad essere residuale e rappresentato principalmente dalla Gdo. “Il segmento della grande distribuzione in Italia - ha approfondito Tiziana Sarnari di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) - evidenzia buone performance per il Pinot Grigio, seppur limitate rispetto al potenziale della Doc, anche grazie al momento favorevole per la tipologia rispetto ai trend di consumo. Con una quota del 30%, la Doc delle Venezie è leader di mercato, seguita dalle Dop del Friuli (23%), del Trentino (20%) e dell’Alto Adige (11%). Le vendite nei supermercati italiani hanno mostrato forti incrementi all’inizio del 2024, con buoni margini di crescita, mentre la distribuzione delle vendite delle Igp è più variegata, con l’Igp Dolomiti particolarmente forte (58%), seguita dal Pinot Grigio Igp Provincia di Pavia (6%) e dall’Igp Terre di Chieti (5%)”.
A rappresentare nel Forum la voce diretta della Gdo è stata Coop Italia, che a due voci ha dato delle indicazioni, peraltro valide per tutti i vini. “Per stimolare il consumo di vino oggi in calo - ha osservato Eleanna Pizzinelli, responsabile bevande di Coop Italia - è fondamentale una comunicazione efficace, a partire dalle peculiarità del territorio d’origine. Se il legame tra il vino e il suo territorio non viene comunicato in modo chiaro, il consumatore si limiterà al vitigno, trascurando altri fattori importanti. Su questo è necessario lavorare con impegno”. Una consapevolezza questa che era già nel pensiero di coloro che hanno ideato e preparato la strada alla costituzione della denominazione interregionale, poi diventata obiettivo - non ancora raggiunto - del Consorzio. “Inoltre - ha proseguito Pizzinelli - bisogna tenere conto di altri aspetti non trascurabili, come l’ampliamento dell’offerta e delle opportunità di consumo. Ci sono esempi nel mercato, come la birra e il gin, che sono stati in grado di segmentare l’offerta avvicinandosi maggiormente ai giovani e a chi preferisce bevande no o low alcol”.
E a proposito del contenuto in alcol (che per inciso nel vino non è particolarmente rilevante), Alessandro Cassanelli, buyer vini di Coop Italia ha rilevato come “l’attenzione crescente al consumo calorico sia un aspetto rilevante che sarà amplificato dall’introduzione dell’obbligo di riportare le calorie in etichetta. Un elemento che avrà sicuramente un impatto significativo sulla scelta d’acquisto e dovremo essere pronti a raccogliere questa sfida”.
Spostandosi dalla scala nazionale a quella internazionale il Pinot Grigio viene associato indissolubilmente all’Italia, anche se in questa equazione la massa critica del Delle Venezie ha un peso su cui altre denominazioni non possono contare. “Le nostre vendite di Pinot Grigio Doc riguardano solo l’estero, soprattutto Usa e Uk, dove viene identificato come il vino bianco italiano - ha confermato Alessandro Mutinelli di Italian Wine Brands, gruppo produttivo più grande a livello nazionale, con circa 170 milioni di bottiglie vendute nel 2023, di cui il Pinot Grigio rappresenta il 10% del fatturato totale - sarà possibile replicare lo stesso successo sul mercato italiano solo trovando la giusta chiave di comunicazione. Gli elementi contemporanei per farlo ci sono: gradazione alcolica moderata, modernità, accessibilità, versatilità e opportunità di consumo. E su questi il Consorzio deve lavorare per far emergere anche i valori di territorio e vincere i limiti che oggi sono legati ai prezzi concorrenziali di altre Indicazioni geografiche”.
Dal mercato dello sfuso arrivano considerazioni e numeri lusinghieri per il lavoro del Consorzio. “Il mercato dello sfuso percepisce una garanzia di qualità costante nel Pinot Grigio Doc delle Venezie rispetto ad altre indicazioni geografiche - ha sottolineato Patric Lorenzon di Med.&A, l’associazione nazionale agenti d’affari in mediazione e agenti di commercio - grazie anche ad un grande valore aggiunto che è il contrassegno di Stato rilasciato da Triveneta Certificazioni. Una crescita qualitativa che va di pari passo con l’aumento del valore della Doc, che negli ultimi cinque anni ha registrato un +30% arrivando oggi a 1,05 euro/litro, dovuto sì al lavoro di gestione dell’offerta del Consorzio, ma anche al fatto che il consumatore finale ritrova nella Doc delle Venezie le caratteristiche intrinseche e autentiche che si aspetta dalla varietà”.
Clementina Palese

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