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LO SCENARIO

Il futuro di vino e agricoltura è la sostenibilità. Ed un made in Italy da tutelare, facendo squadra

La visione di Slow Food e FederBio da Slow Wine Fair e Sana Food. Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “l’Italia è il modello”

Un modello agricolo e vitivinicolo che tiene insieme sostenibilità ambientale, tutela dei suoli, produzione di qualità, creazione di ricchezza e, non da ultimo, la felicità di agricoltori e contadini, non solo è possibile, ma può tracciare la rotta per il futuro. In Italia, ed in Europa, dove è tornato ad essere un modello da seguire sul fronte dell’agroalimentare. Partendo dal tema del biologico, che non si può fare ovunque e tutti, ma che è un esempio virtuoso di come si deve mirare a produrre prodotti salubri e di alta qualità, che vanno fatti pagare per il loro giusto valore, perché senza creare ricchezza non si crea neanche l’equità. Tutto questo da fare valorizzando il made in Italy, sul quale la politica si può dividere in “destra e sinistra”, ma deve giocare di squadra, come deve fare ora, per esempio, a tutela del vino italiano, che è traino di tutto l’agroalimentare, e il cui consumo - e non l’abuso, che ovviamente va combattuto - viene rimesso in discussione, dipingendolo come un prodotto che di per sé fa male, che è dannoso, ma che, invece, è parte della storia italiana, di uno stile di vita amato nel mondo, e che è presidio di territori, spesso eroici, che senza vino, e quindi senza vigna, sarebbero abbandonati e devastati. E promuovendo nel mondo la qualità italiana nel calice e nel piatto, con uno sforzo congiunto che vede insieme a imprese, istituzioni e fiere. È la sintesi del messaggio di Slow Wine Fair e Sana Food 2025, per la prima volta insieme in un percorso congiunto tra Slow Food, Federbio e Bolognafiere, nelle parole di Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere, Matteo Zoppas, presidente Ice, Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia, e Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, in chiusura di una kermesse che ha riunito sotto lo stesso tetto quasi 1.300 espositori, da tutta Italia e dal mondo (di cui poco più di 1.000 di vino), in larghissima parte certificati bio o in fase di certificazione, non solo per fare mercato su un segmento, quello del biologico, che vale oltre 10 miliardi di euro tra consumi domestici ed export, e che cresce anche nel fuoricasa, ma anche per riaffermare una visione chiara e precisa dell’agricoltura e della viticoltura del futuro (e dove WineNews ha raccolto le voci dei protagonisti, con news, audio e video). E che dà appuntamento dal 22 al 24 febbraio 2026 con Slow Wine Fair n. 5 e Sana Food n. 2. 
“Un percorso iniziato quattro anni fa con Slow Food, e che sta dando i suoi frutti, visto che siamo partiti da 400 cantine e siamo oltre 1.000 oggi - ha detto Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere - creando qualcosa di importante, come è importante per noi l’appuntamento di novembre con la Fivi-Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, con la fiera che si sta posizionando in maniera importante sul vino, in questo caso in sinergia con Sana Food, focalizzato sul bio per il fuori casa, così come quello per la gdo è confluito dentro Marca, e anche se tutto è migliorabile, questo sta dando i suoi frutti”.
Anche grazie ad Ice, che ha portato a Bologna buyer da 13 Paesi del mondo. “È la nostra missione, come ci ha indicato il Governo, e per questo lavoriamo. E dobbiamo anche ridurre un po’ l’allarmismo - ha detto il presidente Ice, Matteo Zoppas - perché le difficoltà ci sono, ma è anche vero che il vino tiene, a gennaio 2024 c’era grande preoccupazione, ma nei primi 11 mesi dello scorso anno c’è stata una crescita in valore di oltre il +5%. Qui c’è una nicchia, quella del bio, a Slow Wine Fair e Sana Food, e ogni nicchia ha un suo mercato che possiamo spingere. Dobbiamo difendere il made in Italy agroalimentare in ogni suo aspetto, tutti insieme, facendo leva sulle fiere che sono piattaforme fondamentali per la promozione”.
“È la prima edizione insieme di Sana Food e Slow Wine Fair, e come Federbio ringrazio Ice per il grande lavoro che stiamo facendo insieme”, ha detto la presidente Federbio, Maria Grazia Mammuccini. Che ha aggiunto: “la nostra alleanza con Slow Food e BolognaFiere è importante, guarda non solo al commercio, ma ad una visione del futuro dell’agricoltura che, tra biodiversità, mantenimento del territorio e delle aree interne, è il modello agricolo che forse più risponde al nostro concetto di “sovranità alimentare”. Un modello che dà forza alle piccole imprese. La ricerca di Nomisma ci ha detto che l’unione dell’origine territoriale dei prodotti e dell’origine italiana della materia prima, insieme al marchio bio, è molto forte. Stiamo lavorando bene con il Governo, che sta portando avanti il piano per il biologico, e aspettiamo a breve il Marchio nazionale per il bio Made in Italy, che ci darà ancora più forza, dimostrando che sostenibilità ambientale, sociale ed economica, possono stare bene insieme per il futuro”.
“Il Ministro Lollobrigida, con la sua presenza come oggi - ha detto la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini - ci ha spesso manifestato vicinanza e sostegno. A Slow Food e al nostro sistema valoriale. Le cantine che sono qui, selezionate, sono un patrimonio culturale ed identitario, non solo economico. E come a Terra Madre, anche qui testimoniano con concretezza che c’è un’agricoltura rigenerativa, virtuosa, che lavora con la natura, e non contro la natura, che ha ricadute positive a 360 gradi, e che tutela i suoli. È un’agricoltura fondamentale, che ha al centro piccoli agricoltori e viticoltori, che sono l’80% delle imprese, che, però, raccolgono solo il 20% delle risorse Ue, per il settore. È un paradosso da ribaltare. Lo strumento per sostenerle c’è, ed è la Pac (che è in fase di revisione per il post 2027, ndr), e vogliamo che questa agricoltura, che è la più diffusa in Italia, ma anche la più adatta a valorizzare il made in Italy e la sovranità alimentare, sia tutelata. Ci servono agricoltori e viticoltori felici”, ha concluso Nappini, lasciando la chiusura al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (che WineNews ha intervistato). “Oggi in molti vogliono raccontare il vino come qualcosa di negativo, di dannoso per la salute a prescindere, senza tenere conto delle quantità e del contesto del consumo. Ma quando uno pensa al vino, pensa ad imprenditori, famiglie, storie, alla difesa dell’ambiente e dei territori, e vedere immagini come quelle dei terrazzamenti dell’agricoltura eroica in Liguria, come in altre parti d’Italia, lo fa capire bene. Se facessimo sparire i vigneti da alcune aree, contrastando il vino come prodotto, in quei luoghi verrebbe giù tutto. Questo per dire che serve corretta informazione alla persona che consuma, con il racconto corretto di quello che c’è dietro, del territorio, del lavoro, e anche dimostrandone il valore attraverso il prezzo giusto. Noi siamo esportatori, non possiamo essere favorevoli a dazi e barriere. Ma queste sono cose di cui si discute in due, in questo caso Unione Europea e Usa, per esempio. Ma ci sono altre cose, invece, che possiamo gestire in autonomia. Ed in questo senso, oggi, criminalizzare un prodotto come il vino, quotidianamente, farà più danni di qualsiasi dazio. Senza contare che un giorno tocca al vino, un giorno ai formaggi, basta pensare che nel “nutriscore” alimenti come il Parmigiano Reggiano, ritenuto tra gli alimenti più salubri, aveva il semaforo “arancione”, quasi il rischio massimo, perché non si teneva conto di quantità adeguate di consumo. Io sulle etichette, piuttosto - ha provocato il Ministro - metterei “mangia come un italiano e starai meglio di tanti altri”. Abbiamo una storia di 3.000 anni di contaminazioni di tante culture che sono passate in questa terra, e che ci hanno lasciato tanti elementi positivi che oggi si esprimono nel made in Italy, di cui dobbiamo essere consapevoli e orgogliosi. E che va protetto. L’Italia senza l’Europa non può andare da nessuna parte, ed è vero, ma l’Europa senza l’Italia, soprattutto sull’agroalimentare, non va da nessuna parte. Noi siamo il modello, la guida, in due anni abbiamo portato ad una revisione della visione della Pac e dell’agricoltura da parte di un’Europa che vedeva l’agricoltore come nemico della natura e non come suo difensore. Siamo in un luogo in cui Slow Food, così come Federbio, affermano la centralità della protezione dell’ambiente, che porta a qualità e ricchezza, senza la quale è difficile anche lavorare sull’equità sociale. Il biologico è un settore importante, è un modo di produrre che spesso produce anche una qualità migliore, e se ha costi maggiori dobbiamo riconoscerne il valore. Ovviamente, non possiamo pensare solo al bio, ma da qui dobbiamo dare un segnale chiaro, che è quello di produrre qualità, e non quantità, per un sistema alimentare sano, e che possa ridurre la spesa sanitaria, che si fa non tagliando risorse, ma creando meno “pazienti”, anche attraverso un’alimentazione sana in uno stile di vita sano. Ed in questo, l’Italia è protagonista”.

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