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Affitto gestorio e joint-venture: così il settore vinicolo affronta le incertezze del momento

Tra calo di consumi, dazi, salutismo e crisi climatica, le aziende del vino valutano formule innovative. Spiegate a WineNews dall’avvocato Marco Giuri
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L’avvocato Marco Giuri, tra i massimi esperti di diritto vitivinicolo in Italia

I consumi in ribasso, le campagne salutiste dell’Oms, la crisi climatica e la grande incognita dei dazi: “incertezza” è il termine che contraddistingue forse meglio il fenotipo che ruota ultimamente intorno all’organismo vivente del vino e tutto ciò che è in qualche modo al settore collegato. E quindi non è un caso che il comparto vitivinicolo si stia avvicinando, in questo periodo particolare, a strumenti utili e pensati proprio per affrontare l’imprevedibilità e le perplessità del momento . Tanto che una delle tendenze più diffuse del momento, per le imprese vinicole, riguarda la formula dell’affitto del ramo d’azienda: uno strumento noto in altri ambiti, ma sostanzialmente inedito per il vino, e chiamato nel caso specifico affitto gestorio. “Si possono affittare vigneti, o la cantina, la parte della ricettività, dell’hospitality o della produzione, di aziende già operative, ma senza dover acquisire (o cedere) subito la proprietà - spiega, a WineNews, l’avvocato Marco Giuri dello Studio Giuri di Firenze, tra i massimi esperti di diritto vitivinicolo in Italia, e promotore del rilancio di uno strumento già esistente, ma disegnato stavolta per il mondo del vino - il vantaggio è proprio questo: far introdurre da altri soggetti, nell’azienda di proprietà, novità organizzative, produttive e commerciali, senza però cedere la propria quota societaria e lasciandosi il tempo per valutare se rientrare nella gestione o arrivare a una cessione definitiva. Così come chi subentra, terminato l’affitto, può valutare se comprare o meno”. Giuri chiarisce che la formula, nel mondo del vino, è partita da poco tempo, ma che, in media, i termini dell’affitto gestorio variano tra i 5 e i 7 anni, perché “sotto i 3 anni non c’è nemmeno il tempo materiale per le parti per verificare in concreto se conviene o meno acquisire o vendere”.
Un esempio recente di utilizzo del dispositivo arriva dalla Toscana, “con un’azienda di famiglia con 600 metri quadrati di cantina e vigneti a denominazione, i cui proprietari sono meno operativi rispetto a qualche anno fa e con i figli ancora incerti se prendere o meno le redini dell’impresa - racconta l’avvocato - con loro abbiamo ipotizzato un affitto gestorio di 5 anni con un canone annuo fisso e una percentuale sul fatturato. E una volta terminato il quinquennio, c’è l’opzione di riscatto con un prezzo definito da contratto. Fermo restando l’obbligo, per l’affittuario, di mantenere la certificazione della denominazione, e predisporre investimenti migliorativi”. Così, chi concede l’affitto percepisce un canone e magari anche una piccola percentuale sugli utili, senza vendere immediatamente l’azienda, ma prendendosi il tempo per valutare se farlo o meno, mentre per chi entra c’è il vantaggio di non investire subito somme importanti nell’acquisizione, cercare di portare l’attività in equilibrio finanziario o comunque a minimo rendimento, e poi, dopo qualche anno, conoscendo anche meglio l’impresa, pensare eventualmente ad acquisirla.
“L’affitto gestorio è uno strumento di attesa, è flessibile, personalizzabile - dice Giuri - un’alternativa alla cessione, e una soluzione intermedia perfetta proprio per gestire questa fase di incertezza legata al mondo del vino. E perché no: anche per favorire il passaggio generazionale”.
Altra tendenza osservata e sempre più diffusa nel settore vitivinicolo oggi è quella delle joint-venture, l’impresa congiunta: ma le aziende che fanno vino per cosa si uniscono? “Fino ad adesso principalmente lo facevano per sviluppare nuovi mercati e creare una rete commerciale comune, ma il trend più recente riguarda i dealcolati - conclude Giuri - si creano newco per condividere impianti e tecnologie per la dealcolazione ed ammortizzare i costi, che sono molto alti. Altrimenti le aziende vinicole fanno impresa insieme ponendosi l’obiettivo finale della creazione di un determinato vino, per esempio lo spumante Metodo Classico. E, quindi, si creano partnership con una determinata cantina con asset tecnologici, reputazione e capacità per creare un nuovo prodotto che altrimenti da soli non si sarebbe stati in grado di produrre”.

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