
“Il vino è un perno centrale della nostra civiltà, e molti poeti lo hanno raccontato, da Omero fino a Eduardo De Filippo. Ma bisogna imparare a farne buon uso, per non lasciare il campo a chi lotta contro l’abuso di alcol. Nell’abuso di alcol la tragedia sta nella parola abuso, non nella parola alcol. E l’abuso ovunque va evitato. Qua siamo a Montalcino, dove la viticoltura e la natura trionfano. In più c’è un grande prodotto, che dall’agricoltura diventa quasi arte, perché qua a Montalcino il vino ha preso una forma artistica. Succede spesso che di fronte alla bellezza - la bellezza della natura, la bellezza dei paesaggi e dei tramonti - io mi blocchi e non scriva più musica”: così Nicola Piovani, musicista, compositore e Premio Oscar, nell’intervista, a WineNews (che lo ha fortemente voluto nel concerto “Note a Margine” per “Jazz & Wine” 2025, storica rassegna di Banfi a Montalcino). Nel concerto in cui ha raccontato, con il suo pianoforte, le “Note a Margine” della propria vita professionale, con ricordi particolari, intimi e divertenti, accompagnato da musicisti d’eccezione, oltre che dalle immagini del fumettista e amico Milo Manara e dai film dei maestri del cinema italiano con i quali ha collaborato - da Roberto Benigni, con cui ha vinto l’Oscar grazie alla colonna sonora de “La vita è bella”, ma anche e soprattutto Federico Fellini, i fratelli Taviani, Nanni Moretti e molti altri - Nicola Piovani ha raccontato la sua idea del vino.
“Il vino è un elemento intimamente legato alla nostra civiltà, alla nostra storia e alla nostra civiltà poetica - ha detto Piovani, a WineNews - e quindi molti artisti, molti poeti che raccontavano l’uomo, non potevano non raccontare anche il vino. Proprio mentre venivo a Montalcino, ho pensato a quanti poeti hanno frequentato ad alto livello il vino. A partire da Omero fino all’ultimo che mi viene in mente, Eduardo De Filippo, ma ce ne saranno sicuramente tanti altri. Il vino è un perno della nostra civiltà - sottolinea Nicola Piovani - per cui bisogna imparare a farne buon uso. Perché sennò si lascia il campo a chi lotta contro l’abuso di alcol. Ma nell’abuso di alcol la tragedia sta nella parola abuso, non nella parola alcol. E l’abuso ovunque va evitato. Certamente l’abuso di alcol è una piaga dei nostri giorni. E, secondo me, l’abuso di alcol si combatte anche celebrando un buon bicchiere di vino ed un uso saggio e poetico del vino”.
Ma che legame ha Nicola Piovani con il mondo del cibo e del vino? “Io sono un appassionato dilettante di cucina, non sono esperto di vino, ma bevo e mi piace. Pensi che mio padre era astemio, lui veniva da una società contadina, una piccola comunità contadina del Viterbese. Ma, in quella cultura, in cui era nato la potenza e la bellezza del vino era talmente forte che lui pretendeva che si mettesse la bottiglia di vino a tavola. Anche quando noi eravamo piccoli e non bevevamo. Perché dovevamo essere abituati alla bellezza e alla felicità di una bottiglia di vino a tavola”. E non poteva mancare un ricordo legato alla tavola e al grande regista Federico Fellini: “ricordo non tanto le tavolate, ma le piccole comunità di 3-4 persone nei pranzi con Federico Fellini, che avevano qualcosa di epico perché lui era il poeta della quotidianità, della poetica minima. Sia che parlasse di Kafka, sia che parlasse delle linguine al tonno, se ci andava la cipolla o l’aglio (questa fu una discussione), lui riusciva sempre a far volare tutto quanto, a far volare la bellezza della tavola”.
Sul rapporto tra musica e natura Piovani non ha dubbi: “a me succede spesso che di fronte alla bellezza della natura, la bellezza dei paesaggi, dei tramonti, mi blocco, non scrivo più musica. Perché è tutto già talmente bello, tutto già talmente armonico per cui è difficilissimo tradurre. Venivo qua, vedevo tante gradazioni di verde. Penso se io fossi un pittore sarei paralizzato da tutto questo, perchè vedi già cosa ha fatto la natura. L’arte parte da qui per portarci dentro anche le complicanze. Perché la musica è da un lato armonia, e da un lato dissonanza. E può simboleggiare la lotta fra l’armonia e la dissonanza. L’arte racconta la vita” chiosa Nicola Piovani.
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