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TRA I FILARI

Alta Langa, Asti, Trentodoc, Alto Adige, Doc delle Venezie: il Nord è sempre più in vendemmia

Uve per gli spumanti e varietà bianche iniziano a dare corpo ad una raccolta 2025 che, ovunque, è nel segno dell’ottimismo per qualità e quantità
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Alta Langa, Asti, Trentodoc, Alto Adige, Doc delle Venezie: il Nord è in vendemmia

Iniziata già a metà luglio con i primi grappoli tagliati in Sicilia, da Cantine Ermes, con la stessa Sicilia che, insieme alla Franciacorta, già ad inizio agosto, sono stati i primi territori ad entrare in maniera organica nella fase di vendemmia, la raccolta 2025, che un po’ ovunque si annuncia ad oggi di buona quantità (le primissime stime, by Coldiretti, parlano di 45 milioni di ettolitri) e con aspettative elevatissime per la qualità vista la pressochè totale assenza di malattie da Nord a Sud, salvo casi sporadici, come raccontato anche da tante cantine, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, tra Ferragosto e questi giorni, sono tanti i territori dove la raccolta sta prendendo forma in maniera sempre più importante.
Qualche giorno dopo Ferragosto, per esempio, ha preso il via la vendemmia dell’Alta Langa, le celebri bollicine Metodo Classico del Piemonte, con una raccolta partita con qualche giorno di anticipo sulla media, con il Pinot Nero, per poi passare allo Chardonnay, con uve che, spiega il Consorzio, presieduto da Giovanni Minetti in una nota, “si presentano in ottimo stato sanitario, con un buon equilibrio tra acidità e componente aromatica”, per una vendemmia con ottime prospettive. Rimanendo in Piemonte e in tema bollicine, è partita in queste ore anche la raccolta del Moscato Bianco per l’Asti Docg, il cui Consorzio, guidato da Stefano Ricagno, parla di “un’annata complessivamente ottima nella qualità, caratterizzata da una maturazione regolare del Moscato Bianco”. Buone premesse, dunque, per una denominazione di 10.000 ettari, dove la raccolta è partita nelle zone precoci di bassa collina, e si concluderà entro la prima settimana di settembre in alta collina. “Attualmente le uve si presentano in condizioni fitosanitarie positive con una buona tenuta dell’acidità così come del quadro zuccherino e dell’aromaticità. Sul fronte quantitativo la raccolta dovrà poi tenere conto della riduzione delle rese per la campagna vendemmiale 2025 passando da 100 a 90 quintali per ettaro, di cui 5 destinati allo stoccaggio. Si tratta di misure di contenimento della produzione approvate dall’ente consortile con l’obiettivo di salvaguardare la denominazione in un contesto congiunturale sempre più complesso, aggravato anche dalla conferma dei dazi americani al 15% sul vino”, spiega ancora il Consorzio. Secondo Ricagno, “se le premesse per un’ottima vendemmia ci sono tutte, i dazi statunitensi rischiano, invece, di pesare come un macigno sull’Asti Docg. Non solo per lo spumante, che già sconta il crollo degli ordini dalla Russia - suo primo mercato - con il conflitto che sta presentando il conto; ma soprattutto graverà sul Moscato d’Asti, dove la tipologia è di casa e rappresenta negli Usa il 60% delle proprie vendite all’estero. A ciò si aggiunge il rischio sostituzione con il Moscato locale che, seppur di minore qualità, diventerà ancora più accessibile in termini di prezzo. Una tempesta perfetta per noi, che stiamo cercando di arginare anche attraverso misure di contenimento per preservare l’equilibrio tra la domande e l’offerta, ma ci vuole il sostegno delle istituzioni”.
In ogni caso, tornando alla vigna, si raccoglie già, da qualche giorno, anche nella Doc delle Venezie, la più estesa Doc italiana, 27.000 ettari di vigneto tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trento, capace di produrre 230 milioni di bottiglie ogni anno, e dove è iniziata la vendemmia del Pinot Grigio: “un’annata promettente dal punto di vista qualitativo con una quantità in lieve aumento, segnata da sperimentazioni strategiche per rispondere alla crescente domanda di vini a bassa gradazione alcolica”, spiega il Consorzio guidato da Luca Rigotti. “Siamo entusiasti di dar corso a una vendemmia che vede il nostro Consorzio impegnato su più fronti: qualità, innovazione e sostenibilità - ha dichiarato Rigotti - la stagione produttiva 2025 segna un momento importante soprattutto per le attività di sperimentazione avviate per la produzione di Pinot Grigio a bassa gradazione alcolica. Crediamo fortemente in questo progetto, che punta a garantire un futuro sostenibile al settore, rispondendo ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori sempre più consapevoli e attenti a uno stile di vita salutistico, a partire da vini più leggeri e a ridotto impatto calorico. Si tratta di un percorso innovativo e strategico, perfettamente in linea tra l’altro con il nostro impegno nella partnership con “Wine in Moderation” avviata lo scorso anno - ha proseguito il presidente Rigotti - siamo convinti che l’innovazione rappresenti la chiave per valorizzare la nostra denominazione e affrontare con successo le sfide emergenti del mercato”. Le stime quantitative mostrano una leggera crescita rispetto alle due ultime annate più contenute, mentre il clima stabile previsto nei prossimi giorni dovrebbe favorire un positivo completamento della vendemmia, già avviata in alcune zone con un leggero anticipo sul 2024. Per le misure di gestione dell’offerta, per la campagna vendemmiale 2025 sono state approvate le azioni richieste dal Consorzio Doc Delle Venezie, con particolare riferimento alla riduzione della resa massima (da 180 a 170 quintali di uva/ettaro) e allo stoccaggio di 20 quintali/ettaro, con l’obiettivo di garantire l’equilibrio del mercato e una più efficace regolazione del potenziale produttivo e del valore.
Anche nel Trentino Alto Adige, dunque si vendemmia. E se le uve per la produzione del Trentodoc, le celebri “bollicine di montagna”, hanno iniziato ad arrivare in cantina dal 19 agosto, come comunicato sui social dall’Istituto Trentodoc, guidato da Stefano Fambri (che è anche direttore Nosio - Rotari del Gruppo Mezzacorona, una delle realtà cooperative più virtuose d'Italia), Ferrari Trento, la famosa griffe del territorio, dice di guardare con “ottimismo alla vendemmia, che si preannuncia positiva dal punto di vista qualitativo e nella norma da quello quantitativo”. La raccolta sta partendo anche in Alto Adige, con un po’ di anticipo sulla norma: “ad altitudini più elevate, la vegetazione precorre ancora di più i tempi rispetto alla media storica, quindi la vendemmia inizierà in anticipo non solo di una settimana, ma anche di più”, afferma Andreas Kofler, presidente Consorzio Vini Alto Adige, che guarda con ottimismo, anche in questo caso, alla raccolta per l’annata 2025. “Al momento, i grappoli hanno un aspetto magnifico, anche perché le forti grandinate hanno risparmiato tutta la regione e non ci sono stati neanche problemi relativi a malattie della vite. È chiaro che l’uva non è ancora in cantina, ma speriamo di continuare tutto nel migliore dei modi”, spiega Kofler. E anche la resa, quest’anno, “dovrebbe essere nella media”.
E, intanto, si raccolgono le varietà bianche precoci, in attesa del Sangiovese e non solo, nel territorio del Chianti, la più grande denominazione di Toscana (3.600 ettari e 75 milioni di bottiglie vendute ogni anno, ndr), dove le stime del Consorzio, guidato da Giovanni Busi, parlano di una riduzione produttiva compresa tra il 10 e il 15% sullo scorso anno, che, tuttavia, si accompagna ad un dato positivo: la produzione complessiva si mantiene superiore alla media degli ultimi cinque anni (+2,93%). La qualità delle uve è giudicata buona, con livelli zuccherini più alti rispetto al 2024. “Entro il 10 settembre sarà completato circa il 15-20% della vendemmia, che entrerà nel vivo nei primi giorni di settembre per le varietà bianche e da metà mese per le rosse. Per la Toscana - spiega il Consorzio del Chianti - la produzione stimata è di 2,4 milioni di ettolitri di vino, in calo sui 2,7 milioni del 2024, ma, comunque, in linea con le prospettive di medio periodo. A crescere è invece la quota di vino biologico, che rappresenta ormai il 13-15% del totale regionale, con un incremento del 10% rispetto allo scorso anno”. E se le attese sulla qualità confortano, con un quadro fitosanitario che si presenta complessivamente positivo, preoccupano le le giacenze, “oggi superiori rispetto allo scorso anno, frutto di una riduzione delle vendite: un elemento che rende ancora più centrale il lavoro di valorizzazione e posizionamento del vino Chianti sui mercati”. “La vendemmia di quest’anno - dichiara Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - si inserisce in un contesto complesso, segnato dai cambiamenti climatici e dalle incertezze del mercato. I volumi saranno più contenuti, ma la qualità ci consente di guardare con fiducia al futuro. La riduzione produttiva che stimiamo per quest’anno (compreso il taglio del 20% della resa di uva, rispetto al massimale di 110 quintali per ettaro per il Chianti Docg, ndr) è il risultato di un percorso strategico che il Consorzio del Chianti ha definito in occasione dell’assemblea di giugno. Non è un fatto contingente, ma una scelta precisa, condivisa con i nostri produttori, per garantire maggiore qualità e dare più forza al Chianti sui mercati. Il Chianti non è solo una denominazione, è un pilastro dell’economia agricola toscana e il simbolo di un territorio che nel mondo è sinonimo di eccellenza. Il nostro compito come Consorzio è tutelare il lavoro dei viticoltori, sostenere la competitività delle aziende e consolidare la reputazione internazionale del Chianti. Solo così possiamo garantire un futuro solido e riconoscibile alla nostra denominazione”. Queste, dunque, le analisi territoriali, con i primi grappoli che, però, come raccontano alcune singole cantine, hanno iniziato ad arrivare in cantina anche in tanti altri territori, dall’Oltrepò Pavese al Collio, in Friuli, ma anche in Toscana, dunque, così come in Puglia e non solo. Con i produttori che, ora più che mai, hanno i piedi in vigna e la testa ad un mercato sempre più competitivo e complesso ...

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