
Expo 2015 fu molto più di un’esposizione universale: fu un momento in cui l’Italia si ritrovò al centro dell’attenzione globale, capace di raccontare al mondo la propria visione del futuro attraverso il cibo, la scienza e la cultura. Con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, Milano divenne per sei mesi la capitale del dialogo internazionale su nutrizione, innovazione e sostenibilità, attirando oltre 21 milioni di visitatori e rappresentanze da 145 Paesi. Un evento che ha lasciato un segno profondo, non solo per l’impatto economico e turistico, ma per aver acceso una riflessione collettiva sul rapporto tra uomo, ambiente e risorse alimentari. A dieci anni di distanza, Federalimentare, la federazione che rappresenta, tutela e promuove l’industria alimentare italiana, ha celebrato quell’eredità con l’evento “Expo 2015: 10 anni dopo” in scena, nei giorni scorsi, a Palazzo Visconti, a Milano, dove rappresentanti del mondo accademico, scientifico, istituzionale e associativo si sono confrontati sull’attualità di quei temi.
Emerge con chiarezza che Expo 2015 non fu solo un evento espositivo, ma un progetto globale che ha dato impulso all’innovazione nel settore alimentare, ispirando nuove metodologie di studio e inserendo l’alimentazione e la nutrizione nelle agende politiche internazionali. Oggi, lo sviluppo sostenibile del cibo è una priorità condivisa a livello globale, come ribadito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) e dal recente G7 Agricoltura di Ortigia, a Siracusa, in Sicilia. Soddisfare la crescente domanda alimentare, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, richiede l’integrazione delle dimensioni ambientale, sociale ed economica. Il compito di rispondere a questa sfida spetta all’industria alimentare, alle istituzioni, alla ricerca, alla scienza e agli stakeholder, la cui interconnessione virtuosa sarà decisiva per garantire un futuro sostenibile al Pianeta e alle prossime generazioni, secondo Federalimentare.
“Expo 2015 è stato un progetto globale sulla sicurezza alimentare, sulla sostenibilità, sull’energia e sulla salute. Oggi quel progetto è diventato un punto cardine dell’agenda sia dell’Unione Europea che delle Nazioni Unite. Chiunque abbia vissuto a Milano in quegli anni dice ora: c’è una Milano prima dell’Expo e una Milano dopo l’Expo. Infatti - ha sottolineato Paolo Mascarino, presidente Federalimentare - l’evento non esaurì la propria propulsione in quei sei mesi del 2015, ma portò una svolta duratura in termini di indotto economico, infrastrutture e turismo. Allo stesso modo, quell’esperienza ha costituito una svolta importantissima anche per il settore agroalimentare. Per questo, l’incontro di oggi non vuole essere una celebrazione di quanto fatto allora, ma si propone di analizzarne le ricadute, evidenziando come quel seme gettato dieci anni fa qui a Milano abbia germogliato a beneficio di tutti, in Italia, ma anche fuori dai nostri confini”, ha affermato Mascarino.
Letizia Moratti, europarlamentare, e già sindaco di Milano, ha evidenziato come “Expo abbia saputo legare il tema della nutrizione alla cultura e all’innovazione, anticipando sfide che oggi sono più attuali che mai: cambiamenti climatici, disuguaglianze e spreco alimentare”. Moratti ha ribadito “l’importanza di promuovere politiche che tutelino sia le persone che il pianeta, sottolineando come l’eredità di Expo si manifesti sia in infrastrutture durature che in progetti educativi e ambientali”.
Dal punto di vista scientifico, Giuseppe Remuzzi, direttore Istituto Mario Negri, ha raccontato come “l’Expo abbia ispirato la nascita dell’Italian Institute for Planetary Health (Iiph), frutto della collaborazione tra il suo istituto e l’Università Cattolica. L’idea di considerare il cibo come un insieme di componenti chimici, analogamente ai farmaci, ha aperto nuove prospettive di ricerca sugli effetti dell’alimentazione sulla salute, valorizzando la cultura alimentare italiana e la Dieta Mediterranea”.
Angelo Riccaboni, docente all’Università di Siena, ha posto l’accento sull’“importanza di una visione olistica che integri sostenibilità, economia e società. Ha ricordato come Expo abbia elevato il settore agroalimentare italiano a livello globale, e come oggi la sostenibilità rappresenti non solo una necessità, ma anche un vantaggio competitivo per le imprese, in particolare per le piccole e medie realtà”.
Michele Carruba, direttore Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università Statale di Milano, ha riflettuto sull’evoluzione delle priorità: “se dieci anni fa la fame era il problema principale, oggi l’eccesso di cibo e l’obesità sono diventati emergenze globali”. Carruba ha lanciato un appello a non disperdere l’eredità culturale dell’Expo, in particolare la valorizzazione della Dieta Mediterranea, per evitare che le nuove generazioni vivano meno a causa di cattive abitudini alimentari. Infine,
Luigi Galimberti, presidente ToSeed Partners, ha condiviso la sua esperienza personale, “raccontando come Expo abbia acceso in lui la volontà di costruire un modello agricolo più efficiente e sostenibile. Quell’ispirazione ha dato vita a un percorso imprenditoriale che oggi produce risultati concreti, dimostrando come l’evento abbia avuto la forza di generare cambiamenti duraturi”.
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