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LA CURIOSITÀ

Se Bordeaux si prende “cura” dei vigneti di Parigi e del Clos Montmartre, la vigna urbana più famosa

Château Mauvinon si è aggiudicato la custodia dei “gioielli” della capitale francese e dell’appalto pubblico biennale, dalla vendemmia 2025
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Clos Montmartre, la vigna urbana più famosa al mondo, a Parigi

Tenuta di proprietà della famiglia Tribadeau, con 6,5 ettari coltivati con metodo biologico e biodinamico nel Grand Cru di Saint-Émilion, a Saint-Sulpice-de-Faleyrens, a Bordeaux, Château Mauvinon si è aggiudicato l’appalto pubblico biennale (e rinnovabile una sola volta) per la consulenza e l’expertise nella gestione dei vigneti urbani di Parigi e nella produzione dei vini della Ville Lumière. Ovvero, come ricorda il magazine specializzato francese “Vitisphere”, dei 40 ettari in totale, comprendenti anche i 16 ettari del Clos Montmartre - la vigna urbana più famosa al mondo, le cui prime viti sulla celebre collina della capitale francese furono piantate già nel XII secolo, e che, dal 1933, è stata riconosciuta dal Comune parigino come terreno non edificabile nel rispetto della salvaguardia del terreno - oltre alle aree vitate negli Arrondissement di Belleville e Bercy, nel Parco Georges Brassens e nel Giardino Butte Bergeyre.
Lo Château bordolese è già operativo a partire dalla vendemmia 2025: ha seguito i vigneti parigini per tutta la stagione, dalla potatura alla vinificazione, in attesa dell’imbottigliamento. Con un obiettivo condiviso, tra produttori e amministrazione: l’impatto zero, ovvero una viticoltura agroecologica che rinunci ai prodotti fitosanitari chimici e che migliori la biodiversità. Parigi punta, infatti, ad ottenere il marchio EcoJardins per tutte le sue aree verdi, ovvero un approccio alla gestione del green urbano che vieta qualsiasi trattamento, compresi rame o zolfo, in linea con quanto la famiglia Tribadeau già opera nella propria tenuta bordolese, e proseguendo la strada di rinnovamento dei vitigni parigini già imboccata dai precedenti consulenti (tra i quali, uno sempre di Bordeaux), con co-impianti di varietà resistenti. Ciò ha consentito per esempio, nel caso del Clos Montmartre già composto al 100% da una ventina di varietà resistenti, di aver ricevuto solo tre passaggi della “poltiglia bordolese” (il diffuso fungicida rameico), di cui uno durante la fioritura. “Stiamo duplicando a Parigi ciò che facciamo a Bordeaux per l’ambiente - ha sottolineato Brigitte Tribaudeau, proprietaria di Château Mauvinon assieme ai figli Jean-Édouard Tribaudeau e Caroline Lagière - sebbene questo vigneto urbano sembra piccolo nelle dimensioni, è grande in termini di patrimonio. Quando lavoriamo le vigne, le persone si fermano, guardano e vogliono sapere cosa stiamo facendo. C’è un reale interesse da parte dei parigini. La vite è un veicolo di condivisione e trasmissione”.
Che, del resto, è la mission della Urban Vineyards Association, presieduta dall’italiano Nicola Purrello, e della quale fa parte Clos Montmartre: tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane e valorizzarlo sotto il profilo culturale e turistico, a beneficio della collettività e dell’ambiente. Oggi in tutto il mondo sono 157 le vigne urbane nate con questo intento, situate nei confini municipali di grandi città in 35 Paesi, per una dimensione di oltre 600 ettari, secondo il “World Urban Vineyards Atlas”. In Europa ce ne sono 108, ed è proprio l’Italia ad averne il maggior numero: 32, identificate in 15 diverse città, con Venezia (7) in testa, seguita da Roma e Bolzano, ma si va da Torino a Firenze, da Milano a Napoli, da Brescia a Catania, da Bergamo a Palermo. 

 

 

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