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VINO & NUMERI

Mezzacorona, bene il bilancio 2025. Ma il 2026 sarà un anno sfidante, su molti fronti

213 milioni di euro il fatturato. Il presidente Luca Rigotti: “serviranno massima concentrazione e realismo, ma anche idee e visioni innovative”
COOPERAZIONE, FRANCESCO GIOVANNINI, GRUPPO MEZZACORONA, LUCA RIGOTTI, TRENTINO, Italia
Francesco Giovannini e Luca Rigotti, dg e presidente Gruppo Mezzacorona

“Nuovi scenari e nuove sfide sono all’orizzonte e dobbiamo raddoppiare gli sforzi perché il 2026 sarà un anno molto complesso segnato dalla crisi economica globale, che richiederà massima concentrazione e realismo, ma anche idee e visioni innovative. Dobbiamo interpretare le nuove tendenze dei consumi, in particolare penso alla richiesta di vini con basso grado alcolico naturale, ma anche cogliere l’opportunità di mercati interessanti che vanno coltivati adeguatamente, anche per attutire gli effetti dei dazi americani”. A dirlo Luca Rigotti, alla guida di Mezzacorona, uno dei gioielli della cooperazione virtuosa del vino italiano e del Trentino e non solo (possiede anche la cantina Rotari, tra i simboli del Trentodoc, e Feudo Arancio in Sicilia, oltre alla subholding Nosio, che gestisce la fase di commercializzazione dei prodotti del Gruppo Mezzacorona in oltre 60 Paesi del mondo, direttamente o attraverso le sue controllate), e che, nei giorni scorsi, in assemblea, ha approvato il bilancio n. 121 (chiuso a giugno 2025, ndr), che riporta di un fatturato superiore ai 213 milioni di euro (+0,32% sul precedente esercizio), un valore di conferimento ai soci di oltre 62 milioni di euro, un utile netto di 1,74 milioni di euro, un patrimonio netto di gruppo a 100 milioni di euro ed oltre 500 collaboratori. Grazie ad una diffusione ormai capillare, in 75 Paesi del mondo, ed una quota export che vale l’80% delle vendite, con una forte presenza negli Stati Uniti, il mercato più importante e strategico per il Gruppo Mezzacorona, dove opera da più di trent’anni con la controllata Prestige Wine Imports Corp, e in Germania, tramite la controllata Bavaria Wein Import GmbH, ma con presenze importanti anche in Paesi o zone come Olanda, Scandinavia, Regno Unito, Canada, Belgio, Europa dell’Est, Austria, Svizzera, l’Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Cina) e in mercati nuovi come il Sud America, i Caraibi e il Sud Est Asiatico. Risultati raggiunti anche grazie ad un pionieristico impegno sul fronte della sostenibilità e delle certificazioni, con i soci del Gruppo Mezzacorona che “hanno ottenuto, per la decima volta, anche nel 2025, la Certificazione delle uve prodotte secondo il Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata (Sqnpi), tappa fondamentale e necessaria che ha già permesso ancora una volta la Certificazione dei vini e il loro lancio su tutti i mercati internazionali”.
“Nonostante un’annata molto impegnativa e problematica per l’introduzione dei dazi negli Stati Uniti da aprile 2025, la svalutazione del dollaro, il calo dei consumi generalizzato specie dei vini rossi, i cambiamenti climatici e il permanere di drammatici conflitti e guerre in molte aree del mondo posso dire, con soddisfazione, che il Gruppo Mezzacorona ha saputo performare in maniera efficace - ha detto Rigotti - dimostrando una notevole resilienza. Credo che il grande lavoro realizzato in questi anni sulla qualificazione e valorizzazione della produzione dei soci, sulla tutela del loro reddito, sulle iniziative legate alla sostenibilità e sul dinamismo commerciale abbiano dato i loro frutti, come hanno dimostrato i numerosi premi ricevuti in vari concorsi enologici internazionali. Ma nuovi scenari e nuove sfide sono all’orizzonte e dobbiamo raddoppiare gli sforzi perché il 2026 sarà un anno molto complesso segnato dalla crisi economica globale, che richiederà massima concentrazione e realismo, ma anche idee e visioni innovative. Dobbiamo interpretare le nuove tendenze dei consumi, in particolare penso alla richiesta di vini con basso grado alcolico naturale, ma anche cogliere l’opportunità di mercati interessanti che vanno coltivati adeguatamente, anche per attutire gli effetti dei dazi americani. Dal punto di vista più generale, considerato il mio ruolo negli enti di rappresentanza del vino italiano non solo cooperativo, ritengo che dobbiamo agire più compatti e determinati come “Sistema Vino” nel suo complesso perché il settore non sia penalizzato ulteriormente da legislazioni e interventi punitivi, per limitare l’impatto della burocrazia sulle aziende e per sfruttare positivamente tutte le sinergie che possiamo mettere in campo e attuare un vero gioco di squadra. Ci sono, comunque, segnali positivi e voglio sottolinearli. La recente approvazione in sede europea del “Pacchetto Vino” è già un elemento importante di chiarezza a tutela del comparto, così come il prestigioso riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio Unesco, un grande successo per tutto il nostro Paese, non può che rappresentare per il vino italiano un validissimo strumento di promozione dell’italian style specialmente in quei Paesi che si stanno affacciando da protagonisti sulla scena internazionale, verso i quali anche la nostra diplomazia sta lavorando alacremente per stabilire accordi commerciali e partenariati”.
“Credo che abbiamo portato all’approvazione dei nostri soci un bilancio positivo - ha aggiunto il dg del Gruppo Mezzacorona, Francesco Giovannini - considerato il quadro internazionale in cui abbiamo dovuto operare. I fattori problematici sono stati tanti e su vari fronti e abbiamo dovuto agire al meglio delle nostre possibilità per gestire le difficoltà che hanno coinvolto il vino italiano durante il 2025. È evidente che il mercato americano, che rappresenta non solo per noi il primo mercato in assoluto, ha subito gli effetti negativi dei dazi e della svalutazione del dollaro, così come la crisi economica della Germania determina un problema per l’export, ma certamente in questi due Paesi abbiamo raddoppiato gli sforzi per non perdere terreno ed i frutti si sono visti. Il mercato domestico, pur alle prese con il calo dei consumi e con le difficoltà economiche delle famiglie, per noi è stato una bella sorpresa crescendo in volume e fatturato. Per altri versi la sfida dei dazi ci ha imposto di accelerare su tutti gli altri mercati, guardando anche a Paesi nuovi - ha sottolineato Giovannini - che stanno conoscendo una forte crescita economica. Siamo presenti ormai in 75 Paesi del mondo ed il nostro export ha raggiunto l’80% del volume d’affari, ma vogliamo crescere ancora in questa direzione puntando su una forte promozione in Paesi ad alto potenziale come il Nord e l’Est Europa, il Canada, alcuni Stati asiatici e alcuni Stati sudamericani. Sicuramente il fatto che la nostra composizione varietale è composta per la stragrande maggioranza da vini bianchi e da bollicine top ci ha aiutato molto nella tenuta del bilancio. Abbiamo potuto contare sul grande successo del Trentodoc, che rappresenta per noi la punta di diamante e che sta valorizzando la produzione dei nostri soci e il prestigio del Trentino a livello internazionale. Crediamo molto anche nella partecipazione alle fiere internazionali e agli eventi che le istituzioni deputate ed il nostro settore organizzano per rafforzare la presenza dei nostri prodotti tra gli operatori globali, dobbiamo assolutamente insistere su questa strada perché abbiamo bisogno di nuovi consumatori che siano sensibili e attratti dal fascino dell’Italia e dal vino italiano”.

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