I buoni sapori italiani? Rischiano di diventare un ricordo. Pomodori San Marzano, farro, zucca mantovana, mele cotogne, ciliegie visciolone, uva spina, manna delle Madonie sono soltanto alcune delle varietà vegetali che stanno gradualmente scomparendo, portando con loro sapori e odori legati a territorio, conoscenze locali e tradizionali. A lanciare l' allarme sono stati oggi la Cia-Confederazione italiana agricoltori, i Vas (Verdi Ambiente e Società), l' Aiab (Associazione per l' agricoltura biologica) e la Federconsumatori. Le quattro organizzazioni hanno infatti deciso di promuovere per domenica prossima 21 maggio, in occasione della giornata mondiale della biodiversità, la campagna nazionale "Mangiasano" per difendere varietà di vegetali storiche i cui semi rischiano di estinguersi e per ribadire il proprio sostegno ad un modello di produzione agricola e di consumo alimentare ecosostenibile e socialmente condiviso. Un modello che non può prescindere dalla difesa dell' agrobiodiversità, una risorsa sempre più minacciata, nonostante da essa dipenda il futuro alimentare del Pianeta. "Nell' ultimo secolo nel mondo sono scomparsi i tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole - ha affermaro il presidnete dei Vas, Guido Pollice - e attualmente più di 1.400 sono in pericolo di estinzione". In Italia, ad esempio, alla fine del 1800 vi erano 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000. Caso emblematico è la mela: all'inizio del '900, in Europa se ne conoscevano 5.000 varietà, mentre adesso non superano le 1.800. In Italia, inoltre, circa l' 80% delle mele prodotte appartiene a solo quattro gruppi di cultivar: due americani (le rosse Red delicious e le gialle Golden delicious), uno australiano (le verdi Granny Smith) e uno neo-zelandese (le bicolori Gala). Già adesso, è stato sottolineato, undici grandi multinazionali controllano un terzo del valore del mercato sementiero mondiale e le stesse hanno interessi anche nel settore chimico e biotecnologico con un giro d'affari di miliardi di euro. Chi controlla la biodiversità ha, quindi, il monopolio anche della vendita di pesticidi e Ogm e può influenzare, grazie al suo peso economico e le potenti lobby di cui si serve, le politiche agricole e alimentari, la direzione della ricerca scientifica e lo sviluppo dei paesi del Sud del mondo. Proprio per questo Cia, Vas, Aiab e Federconsumatori chiedono alle istituzioni europee di liberarsi dalle maglie degli interessi lobbistici industriali e di adempiere agli impegni assunti nei confronti dei cittadini quando è stata sottoscritta la Convenzione della Biodiversità. Oggi più del 90% delle sementi delle varietà commerciali di ortaggi di molte specie, come pomodori, cetrioli, peperoni, meloni, cocomeri è infatti costituita da ibridi brevettati e meno del 3% delle varietà ha più di 35 anni.
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