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AAA CERCASI DONNE & UOMINI CHE, PER PASSIONE, ESERCITANO “LA SCIENZA IN CUCINA E L’ARTE DI MANGIAR BENE” RACCOMANDATA DA PELLEGRINO ARTUSI: APERTE LE ISCRIZIONI AL “PREMIO MARIETTA” DEDICATO ALLA FEDELE GOVERNANTE DEL “PADRE” DELLA CUCINA ITALIANA

Non Solo Vino
Una Marietta a Casa Artusi

AAA cercasi donne e uomini che per passione esercitano con amore e abilità “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, come raccomandato nel celebre manuale di cucina artusiano. Spaghetti o tagliatelle, pici o cavatelli, maccheroncini o risotto, qualsiasi piatto a base di pasta va bene, l’importante è che la ricetta sia ispirata alla cucina domestica regionale, alla filosofia e all’opera di Pellegrino Artusi, il celebre gastronomo che unificò l’Italia a tavola, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte. Fino al 6 giugno, tutti gli appassionati di cucina che vogliono cimentarsi ai fornelli in una ricetta ispirata al “padre” della cucina italiana e ai suoi precetti possono partecipare alla nuova edizione del “Premio Marietta”, il concorso nazionale per cuochi dilettanti dedicato alla fedele governante dell’Artusi, Marietta Sabatini, promosso dalla città di Forlimpopoli, patria di Pellegrino Artusi e sede di Casa Artusi, moderno centro di cultura enogastronomica dedicato alla cucina domestica, in occasione della Festa Artusiana n. 15 (18-26 giugno), per rendere omaggio alle “Mariette” di oggi (info: www.casartusi.it; www.festartusiana.it).
In fondo Marietta Sabatini era proprio questo: una devota governante appassionata di cucina che, insieme al cuoco Francesco Ruffilli di Forlimpopoli, diede un contributo determinante a quella vera e propria impresa culinaria e editoriale che fu, tra fine Ottocento ed inizio Novecento l’ideazione, la realizzazione e la diffusione della “Scienza in cucina”. Insieme provarono centinaia e centinaia di ricette, una ad una: Marietta e Francesco stavano ai fornelli, Artusi correggeva, rivedeva le dosi, riscriveva i procedimenti, integrava i suggerimenti, spiegava e commentava con riflessioni personali. E per dimostrare la sua profonda gratitudine per tutto quanto avevano fatto durante la sua vita i suoi fedeli collaboratori, lasciò loro per testamento i diritti d’autore del suo libro.
Per partecipare al “Premio Marietta”, gli aspiranti cuochi devono inviare una o due ricette originali di un primo piatto a base di pasta, secca o fresca, o riso, eseguibile in un tempo massimo di due ore. Requisito indispensabile, la presenza di riferimenti all’opera dell’Artusi (stagionalità delle materie prime, curiosità storiche, tipicità territoriale), tanto negli ingredienti quanto nella tecnica di preparazione e presentazione. Una giuria di esperti - presieduta da Verdiana Gordini, presidente dell’Associazione delle Mariette che, in nome della cuoca di Artusi, promuove in Casa Artusi la cultura gastronomica di tradizione - selezionerà, fra tutte le ricette pervenute, le cinque finaliste ed i novelli cuochi saranno invitati a cucinare i loro piatti, come di tradizione, nella Festa Artusiana.

La curiosità - Marietta Sabatini: una vita alla corte di “re” Artusi
Cameriera e cuoca (è lei la titolare della ricetta del Panettone Marietta 604, alla quale Artusi non volle mai sostituire la ricetta del dolce milanese), Marietta Sabatini era originaria di Massa e Cozzile, un piccolo paese collinare della provincia di Pistoia, dove nacque nel 1860. Fu presa a servizio da Artusi intorno al 1887-1888, e gli rimase vicino, discreta efficiente fedele, fino alla fine. Governante, ma anche accompagnatrice dei soggiorni estivi sulla montagna pistoiese, ai Bagni di Montecatini o a Viareggio, è lei a rivelarci le abitudini quotidiane del riverito padrone, le sue frequentazioni, le sue passioni, e in particolare l’amore per i libri.
In una intervista del 1932, pubblicata sulla “Cucina Italiana”, Marietta parla così di Artusi: “l’unico suo divertimento era lo scrivere. Il libro lo cominciò quasi per ischerzo. Poi vide che gli veniva bene e vi si appassionò. A poco a poco venne ad avere una corrispondenza con persone d’ogni ceto e d’ogni parte d’Italia. Scriveva sempre. Si alzava la mattina alle otto e si metteva a tavolino fino all’ora del pranzo. Poi riprendeva a scrivere per qualche ora. Ed era un continuo alternarsi fra lo studio e la cucina, la penna e le pentole. Si provavano le ricette, tutte, una ad una. Accanto a lui instancabile era sempre il suo cuoco che gli voleva tanto bene. Io pure non lo lasciavo mai. Altri compagni fedeli gli erano i due gatti ai quali dedicò la prima edizione del suo libro. (…) La cucina era per lui un campo d’azione. Un luogo di studio. Io ho ancora e tengo come fossero gioielli le sue bilance, i suoi arnesi, tutto quanto gli era necessario ed egli adoperava sempre”. E ancora: “Era un terribile giudice delle pietanze, sapeva al solo assaggio riconoscere gli ingredienti e trovare qualsiasi difetto, immediatamente. A parte la cucina gli piaceva leggere (…). Era un uomo coltissimo, ed amava istruire anche me. Ed io gli ero tanto riconoscente per questo”.

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