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“AB ORIGINE”: NON SOLO IL VINO, MA ANCHE LA BARBATELLA ITALIANA PRENDE LA VIA DELL’ESTERO. I MERCATI DI RIFERIMENTO? QUELLI EUROPEI INSIEME AD ARGENTINA, BRASILE E USA. LA CINA, PER ORA PUÒ, ATTENDERE. PAROLA DI VIVAI COOPERATIVI RAUSCEDO

Italia
Eugenio Sartori, dg Vivai Rauscedo: anche le barbatelle si salvono grazie all’export

Se il mercato italiano del vino non sprizza entusiasmo, con consumi in progressivo e inesorabile (pare) calo, anche quello delle barbatelle, da cui tutto nasce, si affida ai mercati stranieri. Tradotto: in Italia si pianta sempre meno vigna. Ma se per i vini la nuova frontiera sembra essere sempre di più l’Oriente, Cina in testa, le barbatelle battono ancora strade più tradizionali. Ecco i trend raccontati a WineNews da Eugenio Sartori, dg dei Vivai Cooperativi Rauscedo, leader europeo del settore, con 80 milioni di barbatelle prodotte all’anno. “La situazione è obiettivamente complicata, servono sbocchi esteri molto forti. Ormai il 46% delle nostre barbatelle va oltre confine, grazie ad una oculata politica che, negli anni, ha saputo moltiplicare molti dei vitigni più richiesti in Spagna, Portogallo e Francia, dove abbiamo quote di mercato importanti”. Mercati in cui non sono i vitigni autoctoni a tirare la volata, come invece accade per il nostro vino. “I vitigni internazionali restano i più richiesti, soprattuto in Usa, Argentina, Brasile, Nord Africa ed ex Jugoslavia”. Un po’ a sorpresa, manca la Cina dall’elenco dei Paesi che più richiedono barbatelle dall’estero. “La Cina ha cambiato le regole sui profili sanitari per l’importazione delle barbatelle. I nuovi criteri, molto selettivi, sembrano però più una sorta di embargo alle piante straniere, che una seria politica di prevenzione. Insomma, benché la Cina probabilmente abbia più bisogno di vitigni che di vino, per adesso costringe noi e i francesi all’attesa, e ancora non sono chiare le decisioni che prenderà l’Unione Europea”. E in Italia? “Nel 2011 abbiamo ottenuto un +12% sul 2010, ma la situazione resta delicata. Il risultato positivo è dovuto, in larga misura, a Prosecco e Moscato, perché i mercati storici di Toscana, Piemonte e Sicilia stanno decisamente rallentando, se non fermandosi del tutto. C’è da mettere nel conto una domanda nuova che punta su vini più leggeri e non solo dal punto di vista del grado alcolico, ma, evidentemente, anche del loro prezzo”.

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