Ad Expo è sotto i riflettori il cibo del mondo di oggi, e si discute, tra le altre cose, di come sfamare il Pianeta domani. Ma ci sarà un momento anche per godersi un pranzo tipico di 2.000 anni fa, come succedeva a Pompei. È il leit motiv dell’evento archeo-enogastronomico “A tavola con gli Antichi Romani - mens sana in corpore sano”, in programma il 26 giugno al Padiglione Zero dell’Esposizione Universale.
La degustazione, che ha già ricevuto più di 5.000 adesioni, è curata da Gian Marco Carli, giovane “archeo-chef”, ed è parte del convegno dal tema “Le origini della dieta Mediterranea”, con la partecipazione di Rita Mulas, ricercatrice e promotrice di progetti alimentazione e salute.
L’“archeo-chef” Carli è riuscito, anche grazie allo studio di testi antichi, a risalire a cosa effettivamente mangiassero gli antichi romani riscoprendo la chiara discendenza della cucina mediterranea. Si è così accertato che i pompeiani facessero uso di alloro, aneto, mirto, menta, rosmarino, salvia e timo e che, già all’epoca, preparassero zucchine marinate in aceto e varie spezie. Sulla tavola degli antichi romani vi era frutta secca e fresca, ma anche formaggi ovini e caprini. Tra questi la “cassata di Oplontis” (ricotta di capra, miele e frutta secca), vera e propria antesignana della cassata siciliana. I piatti erano conditi con olio d’oliva e venivano degustati farro, pasta e pane. Cicerone ed Orazio, ad esempio, erano ghiotti di “Lagane” cui si fanno risalire le attuali lasagne. Il vino, invece, era speziato e condito e diluito con acqua.
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