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Vino: 75% dei big dell’industria enoica fiduciosi sul settore più che sui Bric si scommette ancora su Usa, Canada e Giappone ... Dove va il mondo del vino, e dove andrà nei prossimi anni? È una di quelle domande a cui è arduo dare una risposta, anche se in molti ci provano, analizzando dati aggregati e tendenze, oppure, come riferisce il sito Winenews, sondando le aspettative dei protagonisti del panorama enoico internazionale, da cui dipendono le sorti e le reali strategie future. Ecco allora che, viste con gli occhi dei big del vino mondiale, le prospettive sono decisamente positive, visto che il 75% dei leader e dei dirigenti dell’industria enoica, protagonisti del “Wine Vision”, una delle conferenze più importanti sul vino e le sue dinamiche (cui parteciperanno, tra gli altri, Piero Antinori, Miguel Torres, Debra Meiburg, Dan Jago), di scena a Londra dal 18 al 20 novembre (www.winevision.com), si dice fiducioso sull’economia mondiale ed il suo impatto sul settore. La ricerca di “Wine Vision”, però, racconta tanto altro su quelli che saranno i fattori chiave su cui puntare o scommettere nei prossimi anni, e sulle opportunità da essere bravi a cogliere. Partendo dal superamento di un mito, quello che vorrebbe lo spostamento dell’asse enoico mondiale verso i Paesi emergenti: in realtà, almeno secondo le prospettive tratteggiate dall’industria enoica mondiale, i mercati con il maggior potenziale in termini di crescita dei consumi sono Stati Uniti, Canada e Giappone, più attraenti di Cina, Brasile ed India. Un dato che, più o meno direttamente, si collega alla problematica che, indirettamente, danneggia di più il vino: le tasse e la burocrazia, particolarmente restrittiva proprio nei Bric (Brasile, Russia, India e Cina), indicate dal 41% degli intervistati. Un altro dato interessante riguarda il vino a basso contenuto alcolico, a cui la maggioranza degli opinion leader (il 51%) non dà grande fiducia, ritenendolo un trend incapace di diventare una vera categoria commerciale su cui puntare. Più complesso il rapporto con l’ambiente, perché da un lato la sostenibilità è tenuta in grandissima considerazione, indicata come priorità (anche da un punto di vista produttivo) dal 73% degli intervistati, mentre dall’altro l’idea di puntare su un packaging “green” è stata presa in considerazione solo dal 48% dei produttori, mentre per gli altri non è certo una priorità.

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