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Vino: report WineNews, nel 2050 farà i conti con il “climate change” ci aspettano vini più corposi, alcolici e meno profumati ... Da un anno all’altro, le temperature, specie quelle estive, sono costantemente proiettate verso l’alto. La piovosità si fa più scarsa e l’irraggiamento solare più violento. Una tendenza che scientificamente si traduce in una diminuzione in valore assoluto delle precipitazioni, più concentrate in eventi rapidi e intensi, che “nutrono” di fatto il suolo in modo meno efficace, e in un aumento di alcuni decimi di grado delle temperature, assumendo un trend di crescita più accentuato alla fine del secolo scorso. E da qui al 2050, riferisce un’analisi di WineNews, anche il mondo del vino nel suo complesso dovrà fare i conti con il climate change, ed anzi, le problematiche inerenti ai mutamenti del clima rischiano di diventare il primo argomento di discussione attorno al vino. Dal World Economic Forum, all’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), dall’Onu alla Consultative Group on International Agricultural Research (Cgiar), solo per fare alcuni esempi, tutti sono unanimemente d’accordo che il progressivo aumento dell’effetto serra provocherà una crescita, entro il 2050, della temperatura della terra da 1,5 a 2 gradi centigradi. Senza voler entrare nelle dinamiche dei modelli previsionali, c’è comunque da fare i conti con una possibile minaccia per il mondo del vino nel suo complesso e potrebbero verificarsi eventualità tali da indurre a non compiere più le stesse pratiche, specialmente nel vigneto, che hanno accompagnato e fatto crescere il vino negli ultimi 20-30 anni. Non solo, anche la stessa geografia enologica mondiale potrebbe cambiare, ed in passato, peraltro, è già successo, con un progressivo innalzamento della latitudine ideale per la pratica della viticoltura, ma la stessa scelta delle esposizioni dei vigneti non potrà considerare quella più a favore di sole come la migliore. Le zone di produzione più importanti potrebbero essere soggette a profonde revisioni e nel 2050, lo Champagne, solo per fare un esempio, potrebbe avere condizioni climatiche simili a quelle che oggi si osservano nel Bordeaux. E a ben guardare, la Champagne, zona solitamente piuttosto fredda, già da oggi si sta facendo più mite, tanto che l’impianto di vigneti nel sud dell’Inghilterra, sta crescendo. Già adesso, con temperature più calde si ottengono vini più pieni, più corposi, ma anche più alcolici, con più zuccheri e con acidità più basse. Le temperature più alte, insomma, fanno vedere i loro effetti in termini di gradazione finale dei vini, ma a rischio potrebbero essere anche i profumi Le temperature più alte agiscono in due modi: si alza il grado zuccherino dell’acino, e quindi cresce il tenore di alcol, e diminuisce l’acidità, il che fa perdere alcuni profumi. Il fenomeno non è solo di casa nostra, ma è globale: in gioco ci sono i vini francesi, quelli australiani e californiani, per esempio. Anche in termini varietali, le cose stanno già cambiando e vitigni come il Merlot, che nel recente passato ha formato non poco del patrimonio viticolo del Belpaese, adesso è praticamente escluso dai nuovi impianti. L’anticipo dei periodi di vegetazione e la crescita accelerata dell’uva a lungo andare potrebbero incidere sulla vita e sul comportamento dei parassiti. La tendenza incrementale delle temperature attualmente in atto, insieme alla riduzione delle precipitazioni, porterebbe ad un’eccessiva disponibilità termica, con gravi ripercussioni sulla disponibilità idrica, che metterebbe a rischio la compatibilità dei vari territori con una soddisfacente attività vitivinicola. E proprio l’irrigazione, una delle soluzioni più “a portata di mano” al crescere delle temperature nei vigneti, potrebbe innescare una ulteriore criticità: i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, ma hanno cicli lunghi che l’uomo non riesce a valutare a pieno nella loro complessità. Il vero problema diventa allora quello della gestione dell’acqua, sempre più scarsa. Se i mutamenti climatici non permetteranno più di praticare la viticoltura in certe zone, allora dovremo spostarci in altre. Non sarebbe la prima volta. è accaduto già in altri periodi della nostra storia e potrebbe verificarsi di nuovo.

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