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Vino: WineNews, tra i mercati mondiali per Italia gli Usa sono il top +13% in quantità sul 2010 e +16% in valore (1,25 miliardi di dollari) ... Se è vero che Vinitaly ha sancito una volta di più la vocazione internazionale della più importante kermesse del vino italiano (dall’accordo con la fiera di Hong Kong alla partnership con “Wine Spectator”, dai tanti operatori stranieri alle pagine su giornali come “Herald Tribune” e “New York Times”), è vero anche che tra i mercati mondiali per l’Italia gli Usa sono il top. A dirlo i numeri: +13% in quantità sul 2010 (2,5 milioni di ettolitri) e un +16% in valore (1,25 miliardi di dollari). Mercato approfondito proprio a Verona, con alcuni protagonisti: da David Francke (Folio Fine Wine) a Giuseppe Lo Cascio (WineBow), da Rodolphe Boulanger (lot18.com) a Lars Leicht (Banfi Usa), da Sergio Esposito (Italian Wine Merchants) ad Alison Napjus (Wine Spectator). Per i quali il vino tricolore gode di ottima salute, ed è quello a possedere il potenziale maggiore. I vini fermi, riferisce WineNews, crescono del 40%, le bollicine del 35%, e quelli pregiati del 15%, con Amarone e Brunello a fare la parte del leone. Target price privilegiato: tra i 17 e i 23 dollari. Con un consumatore incuriosito dai vini “autoctoni” del Belpaese, soprattutto per chi guarda a l’e-commerce, che detta anche nuove tendenze più generali. Riviste e libri, infatti, sentono il “fiato sul collo” della rete, dove, specialmente i giovani a caccia di novità, trovano più risorse e punti di vista. E, pare, è diventato più stimolante un vino con una storia o con un prezzo sorprendente, che uno da “90 punti”. Lo ha sottolineato proprio Alison Napjus di “Wine Spectator”: “più che sui punteggi, il consumatore sembra orientato all’equilibrio fra prezzo e qualità - spiega Napjus - ma le cose stanno mutando anche dal punto di vista del gusto. Il palato sta diventando più sofisticato, e la costruzione di un vino sul cosiddetto “gusto americano” può ancora avere successo a breve, ma è molto più importante per un produttore imbottigliare le cose migliori ottenute in azienda”. Un segnale che, in qualche modo, riflette un “nuovo corso” a stelle e strisce, dove l’idea di un vino che non s’impone sul cibo, e la pressione del “movimento verde” americano, sta lanciando anche un consenso crescente verso vini più genuini.

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