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Vino: Winenews interroga i curatori delle guide più importanti dal “sondaggio” un panorama fatto di conferme e novità ... Le guide del vino più importanti e consultate d’Italia, dalla “Guida Vini d’Italia” del Gambero Rosso a “Duemilavini” di Ais-Bibenda, da “I vini di Veronelli” a “Slow Wine” di Slow Food, dall’“Annuario dei migliori vini italiani” di Luca Maroni a “I vini d’Italia” dell’Espresso, iniziano a tirare le fila di un lavoro durato mesi e fatto di migliaia di assaggi. Quello che ne viene fuori, da un “sondaggio” di Winenews tra i curatori, è un panorama fatto di conferme e novità, di territori che, dopo decenni vissuti ai margini dell’enologia italiana, specie al Sud, dall’Etna (ormai da considerare tra i “classici” per Marco Sabellico del Gambero Rosso) alla Puglia, passando per la Campania, l’Abruzzo e la Sardegna, si stanno rilanciando grazie ad un lavoro straordinario in vigna ed in cantina, capace di regalare vini di assoluta eccellenza, in grado persino di insidiare “mostri sacri” come Brunello di Montalcino (sull’annata 2007 ci sono visioni molto contrastanti, grande vendemmia per alcuni, come Ernesto Gentili dell’Espresso, poco coraggiosa o impersonale per altri), Barolo (la più bella annata degli ultimi 15 anni, dicono da Slow Wine), Barbaresco, Amarone, Chianti Classico e Bolgheri che, dal canto loro, confermano tutta la solidità e la qualità degli alfieri italiani all’estero. Ma in ascesa, oltre ai territori, ci sono due tipologie di vino sempre più richieste dal mercato, le bollicine ed i rosati, con tante aziende che ci puntano sempre di più. Ma anche sulle bollicine la critica si divide: se il Franciacorta rimane il riferimento, e il Trentodoc sta crescendo in qualità, per alcuni, come Maroni, ormai, ci sono risultati eccellenti da tutta Italia, per altri, come Gigi Brozzoni (Veronelli), la bolla della spumantizzazione, per dirla brutalmente, di ’’qualsiasi cosa e ovunque”, “sta dando risultati deludenti e si sgonfierà presto”. Opinioni diverse, come è normale aspettarsi da 6 guide molto differenti tra loro per criteri di valutazione e impostazione. Ma una certezza, almeno, c’è, come spiega Franco Ricci, di Ais-Bibenda: “ci stiamo rendendo conto, anno dopo anno, che ci sono almeno 1.700 aziende nel Belpaese capaci di produrre buoni vini, in un contesto in cui la qualità media è altissima ovunque”.

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