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Vino: le aste enoiche ritrovano stabilità nell’ultimo trimestre del 2012 a New York crescono i prezzi medi, Hong Kong si scopre più parsimoniosa ... Tra i tanti aspetti da monitorare per capire il polso del mercato enoico mondiale, secondo www.winenews.it, non vanno mai perse di vista le grandi aste internazionali di “fine wines” che, nel quarto trimestre 2012, fanno segnare la prima, timidissima, ripresa, secondo il Wine Spectator Auction Index, dalla metà del 2011 ad oggi. +0,02% a quota 306,57 punti, il segno di una stabilità rafforzata da un altro dato importante, la percentuale dei lotti venduti, attualmente al 95%. Certo, spiega il sito WineNews, vanno rimarcate le dovute differenze, perché in Usa le 15 aste andate in scena negli ultimi tre mesi dell’anno hanno messo all’asta 12.794 lotti, per un valore complessivo di 40 milioni di dollari (-15% sullo stesso periodo del 2011, quando c’erano più vini sul mercato), ma il prezzo medio per singolo lotto, in realtà, è salito, passando da 2.964 a 3.127 dollari. Diverso l’andamento di Hong Kong, che si conferma capitale mondiale delle vendite all’incanto enoiche, pur con un andamento più irregolare: le vendite sono calate leggermente, a quota 58,5 milioni di dollari (58,7 nell’ultimo trimestre del 2011), ma il prezzo medio ha subito un vero e proprio crollo, passando da 7.964 a 5.713 dollari, segno che gli investitori asiatici, spesso pronti a spendere più del dovuto pur di raggiungere determinati status symbol, stanno adottando una tattica diversa, più parsimoniosa nei rilanci. Per quanto riguarda le differenti tipologie di vino, è importante sottolineare la tenuta dei Bordeaux, il cui prezzo medio scende solo dello 0,3%, con due annate in decisa controtendenza, la 1990 (+5% sul trimestre precedente, con le quotazioni di Chàteau Gruaud-Larose che arrivano addirittura al +27%, a quota 173 dollari a bottiglia) e la 1989 (+2% il prezzo medio, con Chàteau Palmer che arriva a 359 dollari a bottiglia, in crescita del 25%). A uscire ridimensionate, invece, sono le annate 2000 (-3%, con il record negativo di Chàteau La Mission Haut-Brion, a 550 dollari a bottiglia, in calo del 17%) e 1995 (-4%, con Chateau Le Pin giù del 14% a quota 1.412 dollari a bottiglia). Fanno peggio i vini di Borgogna, che subiscono un calo del 5% del prezzo medio, a causa, soprattutto, delle performance di etichette simbolo come Domaine Leroy Romanée St.-Vivant 1999 e G. Roumier Bonnes Mares 1999 (-30%). Chi non conosce difficoltà è Domaine de la Romanee-Conti: basti pensare che 48 dei 50 lotti top di Borgogna del quarto trimestre 2012 sono proprio del Domaine più prestigioso del mondo. Al primo posto, infatti, troviamo una jeroboam di Romanée-Conti 2002 battuta da Acker Merrall and Condit a 43.050 dollari, seguita da una matusalem di La Tache 1996 che all’asta newyorkese di Christiès ha toccato i 22.990 dollari, e da una matusalem di Montrachet 1993 che Zachys ha piazzato a 17.080 dollari. Meglio ancora, tra gli Champagne, riesce a fare Krug, specie a livello di crescita percentuale, grazie alla collezione proveniente direttamente dalle cantine del brand francese battuta da Sotheby’s, che ha visto il Krug Brut Blanc de Noirs Champagne Clos d’Ambonnay 1995 raggiungere il prezzo medio di 7.350 dollari per bottiglia (+284%), la magnum di Krug Brut Champagne Collection 1973 i 12.250 dollari (+259%) ed il Krug Brut Blanc de Blancs Champagne Clos du Mesnil 1990 i 2.610 dollari a bottiglia (+125%). Gli italiani, dopo un lungo periodo di crescita, segnano un -13% sui prezzi medi dovuto al calo evidente di etichette simbolo del Belpaese enoico, come il Solaia 1988 di Antinori, battuto mediamente a 123 dollari a bottiglia (-44%), il Langhe Sorì San Lorenzo 1997 di Gaja, a 405 dollari a bottiglia (-31%), e non va meglio al Sassicaia 1999, a quota 152 euro (-29%). Va meglio al Barolo Cannubi Boschis 1996 di Luciano Sandrone, a 259 euro a bottiglia (+13%).

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