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Vino: arrivano dall’export i dati che confortano la produzione italiana a WineNews i numeri di Federvini elaborati su dati Istat ... I consumi interni, in costante calo, non offrono grandi speranze al settore vinicolo del Belpaese che, per necessità ed opportunità, è costretto a guardare fuori dai confini nazionali, ai mercati vicini e lontani, per assicurarsi un futuro roseo. Ed è proprio dall’export che continuano ad arrivare trend e numeri capaci di confortare l’Italia enoica, come quelli elaborati da Federvini e Federalimentare Servizi per WineNews, basandosi sui dati Istat relativi ai primi 11 mesi 2012. E che fotografano un panorama praticamente identico a quello dell’industria alimentare nel suo complesso: la quota raggiunta dai vini esportati nel periodo gennaio-novembre ha raggiunto, in valore, i 4,66 miliardi di euro, con un +7,5% sullo stesso periodo del 2011. Di pari passo, il “food and drink” nazionale ha toccato quota 22,76 miliardi, con un +7,6% sui primi 11 mesi del 2011. A brillare sono soprattutto gli spumanti, cresciuti del 12,7% a 543 milioni di euro in valore, mentre segnano il passo i vini bianchi Dop (+2% a quota 404 milioni) e si confermano su ottimi livelli i rossi Dop, a quota 1,23 miliardi, con un +7,8%. Calano i volumi esportati (-8,3%), ma visto l’andamento dei valori ne emerge un apprezzamento del valore unitario medio decisamente positivo. Specie perchè riguarda praticamente tutti i principali partner commerciali del Belpaese, eccezion fatta per la Russia, dove, però, i problemi sono di natura esclusivamente burocratica, e l’Italia non può farci granché. Ci sono poi due sfide importantissime da vincere. In primis la supremazia del mercato Usa, dove in termini quantitativi l’Italia è il primo esportatore, con la Francia che, però, ha ridotto sensibilmente la forbice tra la nostra quota e la loro (nel 2010 la distanza era del 6,9%, nel 2012 si è ristretta al 2,7%). Una dinamica simile, del resto, Francia e Italia la vivono in quasi ogni mercato maturo, dalla Germania al Regno Unito fino al Giappone. Quindi, il mercato cinese, dove i vini tricolore rappresentano ancora il 6,2% delle importazioni, con una crescita ferma al 18,3%: troppo poco per l’ “Eldorado” del futuro, così come marginali sono ancora le quote del vino tricolore in un altro mercato in grande espansione come il Brasile.

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