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Vino: nelle enotche italiane è boom di bianchi italiani e bollicine indagine WineNews, soffrono i vini rossi di fascia alta ... Soffrono i vini rossi di fascia alta, è boom di vini bianchi italiani e bollicine, le vendite sono sempre più legate al territorio, e i venditori alle prese con consumatori esigenti e informati su prezzi e qualità dei vini grazie soprattutto ad internet. Ecco lo stato dell’arte dei consumi di vino nelle enoteche italiane, alle prese con la crisi e con il crescente peso della grande distribuzione nel mercato del Belpaese. A svelarlo gli imprenditori di alcune tra le realtà più importanti del Belpaese, sentite da WineNews. Tema, quello dei trend degli acquisti in enoteca, di cui si parlerà a Vinitaly, l’appuntamento italiano di riferimento internazionale del vino di scena a Verona dal 7 al 10 aprile. Così, il compratore, rispetto agli anni passati, è sempre aggiornatissimo su cosa vuole comprare e, grazie ad internet, è anche in grado di avere dei paragoni su quanto può e deve spendere per una determinata bottiglia. In questa presa di coscienza del consumatore si inserisce il lavoro dell’enotecario che cerca di indirizzare il compratore verso vini poco conosciuti e possibilmente legati al territorio, ma che rispettino sempre il miglior rapporto qualità/prezzo. Se quindi non sorprende che in Toscana si vendano i classici rossi della regione, sa più di novità che a Roma i vini che destano più curiosità siano quelli autoctoni del Lazio, ma a cui i consumatori iniziano a strizzare l’occhio. “Il vero cambiamento - commenta Andrea Terraneo dell’Enoteca La Barrique di Cantù - è sui consumi e la tipologia dei prodotti venduti. Se prima si vendevano molto i vini rossi strutturati, consumati seduti e a tavola, adesso, anche a causa della riduzione dei tempi dedicati al pasto, si vendono vini più “facili” da bere, che fanno meno legno”. Se calano le vendite dei “classici” come Barolo, Barbaresco e Brunello “crescono le vendite - continua Terraneo - dei vini di fasce di prezzo che vanno dagli 8 ai 10 euro come quelli pugliesi, mentre faticano quelli con il prezzo che oscilla sui 5-8 euro, perché ancora non hanno trovato una loro identità. Ma il vero boom c’è stato sulla vendita dei vini bianchi, sia perché, in un mercato saturo di bottiglie di vini rossi, c’è la riscoperta di sapori nuovi, sia perché il loro utilizzo è più legato ad un consumo occasionale, come aperitivo. E quindi si vendono moltissime bollicine, sia Metodo Classico che Metodo Charmat”. Anche all’Enoteca Cavalli di Parma “i vini rossi di alto prezzo stanno soffrendo - spiega Maurizio Cavalli - si vendono, infatti, molto meno i rossi che andavano di moda 10 anni fa. Il rapporto con il cliente è molto cambiato negli anni - aggiunge - e nella ricerca della migliore qualità/prezzo ci si affida molto ai consigli di chi sta in enoteca. L’unico reparto che è in crescita è quello legato alle bollicine, specialmente quelle estere, che non sembrano aver accusato la crisi”. Stesso trend anche per l’Enoteca Lavuri di Pistoia. “Gli Champagne sulle fasce di prezzo che vanno dai 30 ai 35 euro - spiega Carlo Lavuri - sono sempre i più ricercati e si sono consolidati anche quelli che superano i 100 euro. Ma anche le bollicine italiane stanno andando benissimo con Prosecco e Franciacorta che stanno raccogliendo molti consensi e acquirenti”. I vini del territorio rimangono comunque di forte interesse e “anche se le fasce di prezzo a cui si vendono di più sono quelle che si aggirano sui 10 euro, i nostri clienti sono molto affezionati ai vini toscani come il Chianti Classico, il Chianti, il Morellino, il Rosso di Montalcino e il Bolgheri, e sempre di più si lasciano consigliare sulle etichette da scegliere. Nella nostra enoteca anche i bianchi di Toscana stanno andando bene - continua Lavuri - soprattutto il Vermentino, ma si vende anche moltissimo Gewurztraminer, Pinot Grigio friulano, Oltrepò Pavese e Moscato”. Punta molto sui vini del territorio anche l’Enoteca Grandi Vini di Alba: “noi trattiamo solo bottiglie italiane - spiega Pier Lorenzo De Giorgis - e la clientela è molto fidelizzata ai vini piemontesi soprattutto Barolo e Barbaresco. Ultimamente ci sono più richieste per i vini bianchi ma la crisi si è fatta sentire pesantemente e nel complesso gli acquisti sono diminuiti di un quinto rispetto agli anni passati”. Uno stretto legame tra enoteca e vini autoctoni si trova anche da Trimani nella Capitale. “A Roma - confessa Paolo Trimani - negli ultimi anni si è consolidata la curiosità per i vini laziali che sono cresciuti in quantità e, soprattutto, in qualità. è finita l’era dei vini troppo elaborati, ora il cliente vuole riscoprire l’essenza vera del vino senza “troppo legno”. Anche se si continuano a vendere vini di fascia alta, le richieste che si hanno negli ultimi periodi riguardano vini autoctoni come il Cesanese del Piglio, che è l’unica Docg laziale, cosa che ha rilanciato molto l’economia di questo vino. Sta avendo un buon seguito - continua Trimani - anche il Nero Buono di Cori, un vino che nasce in provincia di Latina e che sta alimentando la curiosità dei nostri consumatori”. In controtendenza va, invece, l’Enoteca Dalmazio di Montalcino. “è più difficile vendere vino della zona - dice Bruno Dalmazio titolare dell’enoteca - perché lavoriamo moltissimo con i turisti e chi capita nelle nostre zone è più facile che acquisti il vino direttamente in azienda. E mentre gli acquirenti americani - continua - che venivano in enoteca si facevano consigliare volentieri, ora chi viene compra solamente ciò che già “conosce” o di cui ha già sentito parlare. Gli acquisti si legano così molto di più al marchio che al gusto”. La quantità degli acquisti, in termini meramente economici, è rimasta la stessa, “chi arriva in enoteca da noi, infatti, compra molto. Mentre prima si vendevano meno bottiglie di alto prezzo, ora se ne vendono tante di prezzo inferiore”. Le bollicine sembrano fare furore anche a Palermo all’Enoteca Picone. “Oltre ai vini siciliani che restano stabili, c’è la tendenza, da parte dei nostri clienti - confessa Nicola Picone - di acquistare sempre di più Spumante, Prosecco, Franciacorta ma anche vini che erano considerati di “serie B” come Lambrusco e Bonarda. Anche se il compratore è sempre più attento al rapporto qualità/prezzo e si fa più fatica a vendere una bottiglia da 40-50 euro, si riesce a vendere bene anche lo Champagne. In crescita - conclude Picone - anche i vini bianchi aromatici e fruttati come il Gewurztraminer”. Sulla stessa linea anche l’Enoteca La Loggia di Orvieto: “c’è sempre più voglia di vini bianchi - dice Chiara Gabrielli - soprattutto quelli con una gradazione più bassa come i friulani. C’è una forte tendenza a bere etichette con una gradazione alcolica più bassa che non risparmia neppure i rossi”. Di tendenze che cambiano parla anche Giovanni Consonni dell’enoteca Dall’Enologo di Giussano. “In pochi ormai comprano bottiglie ipercostose. Il compito dell’enotecario è cambiato, c’è molto più lavoro di “back office” per scovare dei vini buoni ma che rimangano in una fascia di prezzo più accessibile. Bisogna educare il consumatore - continua - a scegliere per il gusto e non per il “marchio” e offrire al cliente cose buone che siamo andati a scovare e assaggiare di persona. Solo così si riesce a creare un rapporto di fiducia venditore/compratore duraturo nel tempo”.

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