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Vino: i potatori d’uva Simonit e Sirch conquistano la Francia successo dall’Università di Bordeaux ai filari di Champagne ... Francia contro Italia, sempre ed in qualsiasi campo, dall’arte al calcio, passando per la cucina ed il vino, dove, in realtà, la “superiorità” dei cugini d’Oltralpe viene spesso ammessa anche dai nostri vigneron, soprattutto nell’altissima fascia, e che si palesa con la grande capacità delle imprese vinicole di punta di saper cercare l’eccellenza in ogni ambito, da qualsiasi parte provenga, “persino” dall’Italia. Nasce così la storia del successo dei potatori d’uva più innovativi del Belpaese, Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, tra i filari di Bordeaux e Champagne, con un prologo “due anni fa, quando, ad un convegno, il professor Denis Dubourdieu, ordinario di enologia all’Università di Bordeaux e proprietario di cinque chateaux (Chateau Doisy-Daene, Clos Floridene, Chateau Reynon, Chateau Cantegril e Chateau Haura) - racconta a WineNews, Marco Simonit - ci chiese di collaborare con lui, prima nei suoi vigneti, quindi organizzando una serie di incontri all’Università di Bordeaux e all’Istituto delle Scienze del Vino di Bordeaux, sia con gli studenti che con le aziende”. E proprio i viticoltori si sono subito dimostrati interessati, “chiedendoci di contattarli, e iniziando quindi a lavorare insieme, da Chateau Latour Martillac a Chateau Giscours, da Chateau Pichon Longueville Comtesse de Lalande a Domaine Huet, fino a quattro aziende del gruppo Roederer, prima fra tutte, Cristal (Champagne), ed a Ramos Pinto, in Portogallo (Douro). Poi - continua Simonit - abbiamo fatto una convenzione con l’Inra - Istituto Nazionale di Ricerche Agronomiche, dove stiamo facendo formazione ai dipendenti ed ai tecnici dell’istituto”. “La sorpresa, per noi, è stata la voglia, da parte sia del mondo accademico che dell’impresa, di volersi confrontare con noi, e mettere in pratica la nostra esperienza con l’obiettivo di prevenire le malattie del legno. Nel Bordolese, ad esempio, il Cabernet Sauvignon è particolarmente soggetto ad una mortalità che, adesso, non si può più prevenire con l’utilizzo degli arseniti, e quindi la prevenzione diventa fondamentale, perché una cura non esiste”, aggiunge Simonit. E, del resto, tra gli aspetti fondamentali c’è quello economico, visto che per certe aziende, “perdere delle piante per mortalità si traduce in un danno enorme, che pesa per anni, per questo hanno deciso di investire su un progetto come il nostro”. Come, del resto, fanno da anni le aziende top del Belpaese, tra cui, in ultimo, Allegrini e Zonin, ma anche San Leonardo, Zenato, gruppo Collemassari, Ceretto, Braida, Planeta, Tasca d’Almerita, Bertani (gruppo Angelini), Anselmi, Bellavista, Ferrari, Cavit, Tramin, Manincor, Bolla.

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