Non c’è niente di più social del wine & food. Ma c’è chi sceglie vie diverse di “utilizzare” i social media. C’è chi, come “The Picture House”, ristorante “temporaneo” oggi a Londra, poi a Manchester e Leeds, permette di “pagare” caricando foto dei piatti su Twitter, Facebook o Instagram, con l’hashtag #BirdsEyeInspirations (per “Birds Eye”, colosso dei surgelati che ha lanciato la campagna pubblicitaria). Oppure chi punta sulla “disintossicazione da social”, come il Consorzio del Prosciutto di Parma, con “QualiTherapy”, app che analizza l’attività sui social e “diagnostica” la patologia.
Siamo affetti da un impulso incontrollabile che ci spinge a cliccare “Mi piace” a qualsiasi contenuto? Soffriamo allora di “Piaceria”, una delle social-dipendenze più diffuse negli ultimi anni. Pubblichiamo status in modo compulsivo ad ogni ora e in ogni luogo? La “Postatite” acuta causa blocchi momentanei nella propria bacheca e in quella dei propri amici. C’è poi chi soffre di “Cinguettite” e di varie forme di “Fotomania”. Ma non finisce qui: l'app suggerisce un metodo per smettere usarli in modo compulsivo: non postare nulla per almeno 24 ore, concedersi al massimo 10 “mi piace al giorno”, e “offrire” una ricetta a base di Prosciutto di Parma. In palio un weekend nelle terre dove nasce il prodotto, rigorosamente off-line ...
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