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Vini: bollicine o spumante? Gli esperti scelgono la tradizione … Gli esperti non hanno dubbi: altro che “bollicine”, il classico vino frizzante, cugino italiano del francese champagne, deve continuare a chiamarsi “spumante”. L’importante è che sia prodotto con regole rigorose. Sono i risultati del sondaggio promosso dal sito www.winenews.it e dal forum degli spumanti d’Italia (www.forumspumantiditalia.it). L’indagine ha avuto per protagonisti 120 tra giornalisti e opinion leader del wine&food italiano, con l’obiettivo di tracciare la loro percezione del caratteristico vino, che, grazie all’anidride carbonica prodotta per fermentazione (e non aggiunta dall’esterno) produce spuma all’apertura della bottiglia. Per il 53 % degli intervistati, l’impatto comunicativo del termine “spumante” è più efficace di quello di “bollicine”, che potrebbe essere più glamour, ma allo stesso tempo più generalizzante e banale. Parere quasi unanime sulla necessità di regole più rigorose per gli spumanti: il 94% ritiene che il comparto spumantistico dovrebbe avere più vincoli, qualitativi, territoriali, regionali e di metodo produttivo, di quelli attuali. Il giudizio del campione analizzato è ancora più duro quando si considerano gli effetti del marketing dello spumante d’Italia: poca o nulla distinzione dei prodotti a marchio da quelli di massa e scelta strategica tutta orientata sulla piacevolezza del vino con le bollicine, piuttosto che sulla sua intrinseca valorialità. Proprio per questo il 58% degli intervistati si augura che tutti gli spumanti diventino vini a denominazione d’origine. Il 76% degli intervistati ritiene, comunque, che, al di là delle metodologie di produzione, esistono spumanti che risultano migliori in assoluto, ad esempio quelli di cantine situate principalmente in Franciacorta, nel distretto di Conegliano e Valdobbiadene, in Trentino e nell’Asti. Non sono mancate poi segnalazioni sulla grande varietà che, anche in fatto di spumanti, distingue la produzione italiana: dal campano Asprinio d’Aversa, al piemontese Erbaluce di Caluso, fino al siciliano Nerello Mascalase. Gli opinion leader hanno indicato, in una sorta di classifica dei migliori, anche le cantine capaci di interpretare al meglio questa forza competitiva: al primo posto, c’è il “triumvirato” degli spumanti Ferrari-Bellavista-Ca’ del Bosco, quindi Bisol e, a seguire, gli spumanti Antinori, Berlucchi, Fontanafredda, Gancia, Martini, Rotari-Mezzacorona. Nonostante questo il 70% degli intervistati concorda con il fatto che gli spumanti italiani ancora non sono riusciti a diventare uno status symbol. La concorrenza del glamour dello champagne è ancora molto solida e, malgrado ci siano cantine eccellenti, nessuno spumante italiano è ancora riuscito a prendere il posto del “cugino” francese nel cuore dei consumatori di tutto il mondo.

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