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Brunello: Biondi Santi, resti Sangiovese 100%, cambi Montalcino ... Il Rosso di Montalcino deve cambiare identità, con una modifica del disciplinare che consenta di mescolare al Sangiovese altri, pochi vitigni ormai radicati nel territorio. Il Brunello, invece, deve rimanere Sangiovese al 100%: è l'idea di Franco Biondi Santi, che guida da 40 anni la storica cantina che nell'Ottocento ha inventato il Brunello di Montalcino, uno dei vini più importanti del mondo. Un'idea quella di Franco Biondi Santi, il cui Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi 1955 è l'unico italiano inserito nei 12 vini del secolo selezionati dalla rivista cult Usa “Wine Spectator”, che si inserisce nel dibattito sulla modifica o meno al disciplinare del Brunello. “Per il Sangiovese non tutte le aree di Montalcino sono vocate - ha detto a WineNews, Franco Biondi Santi - e il Brunello deve essere rispettato. Purtroppo negli anni, però, sulla scia del suo successo, ci sono state sia speculazioni che errori anche in buona fede. Negli anni '60 c'erano una sessantina di ettari di Brunello, oggi sono 2000. Ora, piuttosto che parlare di modifica al disciplinare del Brunello Docg, che deve rimanere quello che è, cioè sangiovese in purezza - ribadisce Biondi Santi -, sarebbe da ripensare quello del Rosso di Montalcino Doc: non più un Sangiovese in purezza, ma un mix con altri vitigni coltivati a Montalcino, possibilmente pochi, in percentuali da studiare e da stabilire con chiarezza, che esprimerebbe comunque la tipicità del territorio, valorizzando anche quelle aziende i cui terreni non sono particolarmente vocati per il Sangiovese, ma che comunque possono incontrare il gusto di una parte del mercato globale. Questa deve essere una possibilità da sfruttare, non una situazione da subire. Il Rosso di Montalcino va visto non più come un “fratello minore” ma come un “gemello diverso” del Brunello”. “Come ha detto giustamente Angelo Gaja, che è dentro alla materia, da una parte c'è chi ha il terreno vocato al Sangiovese e i vigneti iscritti all'albo del Brunello, dall'altra chi ha solo questi ultimi e terreni però non adatti, perchè troppo in basso o per un'esposizione non ottimale. Il che non vuol dire - continua Franco Biondi Santi - che anche quei terreni non abbiano una tipicità da esprimere, ma dovrebbero farlo in maniera diversa. E sono terreni che hanno fatto comunque la storia del Brunello, non perchè abbiano fatto vini migliori, ma vini più “pronti””. “Il mio suggerimento - conclude Franco Biondi Santi - non è dunque di modificare il disciplinare del Brunello o addirittura di fare due Brunelli, uno tradizionale con il solo Sangiovese, e uno più moderno anche con altri vitigni, perchè così se ne perderebbe l'identità, che nasce dall'incontro tra un particolare clone di Sangiovese, il Brunello appunto, e il territorio di Montalcino. Bisogna invece trovare un nuovo ruolo al Rosso di Montalcino, aprendone il disciplinare, valorizzando così sia il Brunello con la sua origine storica, sia il Rosso, che potrebbe esprimere altre tipicità e altre potenzialità di Montalcino.

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