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AGI

“Il vino ha bisogno di 3 elementi fondamentali: il terroir, ed il nostro è quello di Bolgheri; il winemaker, ed il nostro è Lodovico Antinori, un uomo che ha fatto in 10 anni quello che i Rothschild hanno fatto in 250 (è stato il padre del Masseto e dell’Ornellaia, ndr); il prodotto. I nostri prodotti (come i celebri “Il Biserno” e “l’Insoglio del Cinghiale”) stanno incontrando grandissimi risultati: siamo in crescita, dovunque andiamo siamo accolti con attenzione, l’unica “pecca” è ancora una visibilità ridotta, perché nella comunicazione non siamo aggressivi, e su questo investiremo”. Lo ha detto in una dichiarazione d’intenti, raccolta da www.winenews.it, Gaddo della Gherardesca, da qualche tempo alla guida di Tenuta di Biserno, l’avventura enologica che ha riunito, anche nel segno dell’imprenditorialità, due personaggi di primo piano del vino italiano, custodi di 500 anni di storia di una delle famiglie più importanti dell’enologia del Belpaese, Piero e Lodovico Antinori. Un impegno più concreto nel settore, dunque, che Gaddo della Gherardesca vuole affrontare senza fronzoli, ma con una logica più che concreta, “poiché se operiamo con i concetti-base della qualità del prodotto, della logistica e della logica industriale, anche nel vino riusciamo ad ottenere risultati. Ma il vino va preso sul serio: chi lo ha visto, negli anni scorsi, come una facile fonte di guadagno, ci ha rimesso molti soldi, perché non è stato attento alle potenzialità che poteva esprimere e non le ha né capite, né curate. Noi abbiamo grandissime potenzialità, stiamo consolidando l’azienda, e adesso cominceremo a renderci più visibili al mercato, anche perché abbiamo una storia da raccontare: quella degli Antinori e quella dei Della Gherardesca, entrambe plurisecolari. E i vini di Biserno sono all’altezza di questa storia, vini innovativi, che “colpiscono” i palati, che hanno già un notevole successo”. Una strategia che guarda sicuramente all’export, ma che non trascura il mercato nazionale. “Nessuna azienda - spiega della Gherardesca - può essere forte se non è ben presente nel mercato interno. I mercati esteri pagano meglio e subito, cosa che in Italia non è usuale. A tal proposito, per me la riforma della giustizia dovrebbe andare in questo senso: per permettere a chi produce di incassare in tempi giusti, perché ad oggi chi fornisce un punto vendita e non viene pagato non ha mezzi giuridici per esigere il credito. Alla luce di tutto questo, noi siamo attenti al mercato internazionale, ma ancor più a quello nazionale. Il nostro metodo è andare selettivamente, con i piedi di piombo: chi crederà in noi avrà i nostri prodotti anche quando saremo ai primi posti del ranking, chi non crederà in noi non avrà facilmente i nostri prodotti”.

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