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Vino: Winenews, mercato usa attento a novità italiane … Il mercato americano? Alla ricerca costante della novità e, in questo senso, l'enologia del Bel Paese non teme rivali. Questa la caratteristica fondamentale di un mercato, in ripresa lenta ma costante, dopo la crisi globale, e che promette grandi margini di crescita, visto che, attualmente, i litri di vino consumati procapite sono soltanto 9. Lo dicono a Winenews alcuni tra i maggiori importatori di vini italiani in Usa. Per Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow, che opera per grandi marchi (Allegrini, Argiolas, Di Majo Norante, Falesco, Galardi, Leone de Castris, Mastroberardino, Montevetrano, Tasca d'Almerita, Valdipiatta, Valle Reale, Zenato), il profilo del consumatore medio a stelle e strisce “è poco sofisticato, e anche la cultura del cibo e del vino, fuori dalle grandi città, sta iniziando a formarsi adesso. Continua a crescere il Pinot Grigio, di buona acidità, e dal buon rapporto qualità prezzo, perché non esiste un'alternativa altrettanto efficace allo Chardonnay: non tutti amano il bianco barricato e un pò dolce, che è quello che si fa in California. Vola il Prosecco che, può sorprendere, ma è diventato l'alternativa, nelle bollicine, ai prodotti della Francia e della California. Poi c'è tutta l'area degli autoctoni italiani, soprattutto quelli del Sud come Aglianico, Negroamaro, Nero d'Avola, Montepulciano e Primitivo. Non è raro andare in un wine bar e trovare questi prodotti al bicchiere, un fenomeno destinato a crescere molto nei prossimi anni. E poi grande successo per i vini veneti in generale anche perché il consumatore meno preparato si affeziona a prodotti di cui capisce immediatamente la natura”. Anche Michael Mondavi, a capo di FolioWine, famosa società d'importazione di vini in Usa (Caprai, Donnafugata, Frescobaldi, Masi, Tenuta dell'Ornellaia), conferma che “oggi i vini italiani sono molto stimolanti. E gli americani amano anche il loro stile: i vini italiani nascono come complemento al cibo. Il Prosecco sta andando in modo sensazionale. Il consumatore americano ha amato lo Champagne per anni, adesso si gode di più il Prosecco. Ci sono poi i vini umbri, toscani, siciliani, veneti, tutti con diversi stili diversi, ognuno con una varietà naturalmente legata alla propria regione. Il consumatore medio americano oggi è più giovane, ha voglia di scoprire ciò che un vino si porta dietro e i prodotti italiani da questo punto di vista sono imbattibili”.”Il mercato americano sta facendo cose fenomenali con il vino italiano - spiega Marc David Taub, ceo di Palm Bay, altra importante società d'importazione di vini negli Stati Uniti (tra gli altri, Cavit, Col d'Orcia, Ferrari, Feudi di San Gregorio, Fonterutoli, Mandrarossa, Mazzei, Planeta, Rocca delle Macìe) - e si sta riprendendo estremamente bene dalla crisi economica. Registriamo grandi crescite su tutta la linea, da Fontanafredda, a tutti i nostri vini del Piemonte con i quali stiamo facendo molto bene, dopo un periodo leggermente difficile per la recessione economica, ma l'amore per i Barolo e i vini da Nebbiolo in America è grande, e nel canale on-premis stanno andando davvero molto bene. Il Pinot Grigio continua a guidare il trend di tutti i vini italiani in termini di crescita complessiva e anche il Moscato sta vivendo un momento particolarmente propizio”. Guardando al resto d'Italia, conclude, “ci sono grandi possibilità di crescita per Campania e Sicilia con Falanghina, Greco di Tufo e Aglianico e c'è un grande interesse per i vini tradizionali di Sicilia: Planeta ha fatto un grande lavoro per far conoscere il territorio siciliano. Vediamo una straordinaria crescita complessiva per l'Italia de vino e si annuncia un altro grande anno per il vino italiano in America”.

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