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AGRICOLTURA, LA TERRA “E’ FERMA”. INEA: L’ITALIA E’ IN RITARDO SULL’UNIONE EUROPEA

E’ il fattore terra a rappresentare la colonna portante del sistema agricolo. E dalla terra è necessario partire per capire anche le dinamiche del comparto. L’Istituto Nazionale di Economia Agraria - Inea, ha organizzato un “incontro-studio” frutto di due anni di lavoro per tracciare gli elementi fondamentali della mobilità fondiaria in agricoltura. E per parlare del “mercato della terra e delle politiche agricole”.

Da quanto emerso dai dati - illustrati nel Ministero del Politiche Agricole dal coordinatore del progetto, Andrea Povellato - sembra che la situazione italiana stia soffrendo un deficit notevole rispetto alla media europea: la superficie agricola media aziendale è pari a 7,6 ettari contro i 22 della media europea. “Handicap” questo, che porta gli agricoltori italiani a scegliere - pur di restare competitivi sul mercato della domanda e dell’offerta - la strada dell’aumento dell’intensità produttiva. Un percorso che non sempre però dà i risultati sperati: basti pensare al caso della diabrotica per quanto riguarda le monocolture maidicole nella pianura padana.

Il valore della terra in Italia è molto alto: 17.000 euro per ettaro. Soprattutto se questo viene rapportato alla reale redditività della aziende. E soprattutto se si considera la sempre crescente pressione da parte della “fabbrica del mattone” che trasforma le aree agricole in aree residenziali. Ma il valore in euro può passare da poche migliaia di euro a centinaia di migliaia di euro per ettaro, come nel caso della zona dei vigneti della Val d’Adige. Tra i fattori principali su cui viene valutato il valore reale della terra agricola figurano il grado di fertilità, le infrastrutture e la pressione demografica.

A giocare un ruolo importante è anche il tipo di coltura cui è destinato un territorio e se lo stesso è soggetto ai contributi europei: un valore aggiunto che oscilla dai 100 euro ai 300 euro ad ettaro. Ma la terra è considerata in Italia anche un vero e proprio “bene rifugio” da chi vuole investire il proprio denaro senza necessariamente dover coltivare i campi. Motivo per cui spesso gli agricoltori professionisti trovano a fare i conti con terreni troppo costosi e scelgono la strada dell’affitto.

Se la legislazione riguardante gli affitti agricoli è stata in passato vincolante - facendo scendere gli ettari in affitto da 7,3 milioni del 1949 ai 2,7 milioni del 1990, dal 2000 le cose sono migliorate. Fino a toccare tre anni fa i 3,6 milioni di ettari in affitto, di cui 384.000 sono ad uso gratuito.

Ma negli anni gli alti costi degli affitti e i patti agrari vincolistici hanno portato alla crescita del fenomeno del conto-terzismo, assottigliando il confine tra la figura dell’affittuario e del contoterzista. L’Italia, anche in questo caso, sembra essere il fanalino di coda in ambito europeo: se, nell’Unione Europea, la media del terreno in affitto tocca il 44% del totale, in Italia si arriva a malapena al 28%, con forti sbalzi da Nord a Sud. Al Nord la terra in affitto oscilla tra il 30% e il 50%, al Sud si ferma al 16%.

Ma a livello politico c’à molto da fare per migliorare la situazione di stallo in cui si trova l’Italia per la mobilità fondiaria. Anche puntando sulle agevolazioni tributarie e creditizie, strumenti che sono in rapida trasformazione. Per i contratti agrari la pratica dei patti in deroga è senza dubbio la principale novità del mercato degli affitti negli ultimi 20 anni. Come svolgono un ruolo importante le aggregazioni tra imprese attraverso strumenti societari in grado di promuovere forme più moderne di gestione dell’impresa. Si è costituita con gli anni - l’Inea lavora sul valore della terra in agricoltura da 50 anni - una vera e propria banca dati aggiornata, di anno in anno, con i valori degli undici tipi di coltura nelle regioni agrarie, attraverso una serie storica, a partire dal 1961, dei valori fondiari medi per regioni; una serie storica a partire dal 1968 dello stock di capitale fondiario per circoscrizione geografica e zona altimetrica; e una serie storica a partire dal 1992 dei valori fondiari medi per tipo di coltura e per zona altimetrica provinciale, contenente circa quattromila dati per ogni anno di rilevazione.

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