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AGROALIMENTARE: È ALLARME CONCORRENZA SLEALE. IL FALSO MADE IN ITALY ALL’ESTEROVALE 60 MILIARDI DI EURO, IL DOPPIO DELLE ESPORTAZIONI DI PRODOTTI ITALIANI. LO SPINOSO PROBLEMA AL CENTRO DI “ECONOMIA SOTTO L’OMBRELLONE” A LIGNANO PINETA (UDINE)

La filiera agricola e agroalimentare italiana ha ancora enormi potenzialità da esprimere. Grazie alla grande qualità dei suoi prodotti non ha nessuna paura della globalizzazione, ma ha bisogno di una politica moderna che sappia difenderla e promuoverla nei modi più adeguati. È la richiesta che arriva da “Economia sotto l’ombrellone”, di scena Lignano Pineta (Udine) nel fine settimana ferragostano.
Il prodotto agricolo e agroalimentare italiano, infatti è molto richiesto all’estero, ma soffre della concorrenza sleale di prodotti che imitano quelli italiani. Basti dire che il valore dei prodotti italian sounding o del dumping agroalimentare, venduti sui mercati esteri, ma non di origine italiana, è pari a 60 miliardi di euro annui, a fronte di un’esportazione complessiva di prodotti agroalimentari realmente italiani che ammonta a 30 miliardi annui. Si tratta di un enorme danno, non solo economico, ma anche di immagine, perché le produzioni agroalimentari italiane rispettano norme e discipline molto più stringenti di quelle seguite da chi all’estero le imita.
Oltre alla politica di difesa, che deve partire in primis dalle norme sull’etichettatura di provenienza, e a quella di promozione dei prodotti italiani, che deve avere metodi e competenze adeguati, utili a creare identità territoriali riconosciute nel mondo e non disperdersi in mille rivoli, serve anche un maggior controllo della filiera, che vada dal campo ai banchi dei supermercati. La quasi totale mancanza di catene di distribuzione in mani italiane e la crescente acquisizioni di aziende agroalimentari italiane da parte di grandi player stranieri sono, in questo senso, molto preoccupanti e fanno prevedere un futuro in cui l’Italia rischia di non avere più il controllo sul proprio settore agroalimentare.
Pur scontando questi problemi, l’agricoltura italiana vive una fase di lieve crescita (+0,1% nel primo trimestre 2013) e registra, accanto alla creazione di nuovi posti di lavoro, l’avvicinarsi di molti giovani al settore (+ 9% di occupati under 35).
Non poteva mancare nel dibattito l’argomento delle potenzialità dell’agriturismo. Lo sviluppo turistico rappresenti un’enorme opportunità per il mondo agricolo e per l’Italia in generale, vista anche la difesa dell’ambiente che tali attività comportano. Comune, però, anche il rilievo sulla necessità di una strategia più attenta e di una programmazione maggiore nel coltivare le varie forme di turismo legate alla riscoperta del territorio rurale. Il turismo enogastronomico, ad esempio, attira in tutta Italia circa 4,5 milioni di turisti per un indotto di 5 miliardi di euro; numeri importanti, ma che sono nettamente inferiori ai sei milioni di turisti attratti dalla sola Napa Valley (California). E per liberare queste potenzialità ancora inespresse sono più che mai necessari un coordinamento generale, in collegamento anche con le località turistiche tradizionali, e politiche adeguate.

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