02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

ALLA GEORGIA, “CULLA” DELLA VITICOLTURA ANTICA E SCONOSCIUTA, E AL METROPOLITA SERGI DI NEKRESI, IL PREMIO MASI 2010, EVENTO TRA PIÙ INTERESSANTI DEL MONDO DEL VINO. UNA STORIA CHE PARLA DI APERTURA AL MONDO ED A NUOVI PUNTI DI VISTA

Italia
Isabella Bossi Fedrigotti e Sandro Boscaini

Guarda alla Georgia, a quella “culla” della viticoltura così antica e così sconosciuta, il Premio Masi 2010, uno degli appuntamenti più interessanti del panorama culturale del mondo del vino, di scena il 25 settembre, nella tenuta Serego Alighieri Gargagnago di Valpolicella, nella mattina (incontro con i premiati al Teatro Filarmonico di Verona nel pomeriggio, www.fondazionemasi.com). Il premio “Civiltà del Vino”, attribuito negli anni passati a personaggi del gotha dell’enologia, da Philippine de Rothschild alla famiglia Krug, a Niccolò Incisa della Rocchetta, padre del Sassicaia, e quest’anno assegnato al Metropolita Sergi di Nekresi, in Georgia.
“Abbiamo pensato che molto spesso, purtroppo ci parliamo addosso - spiega a WineNews Sandro Boscaini, alla guida di Masi Agricola e vice presidente della Fondazione Masi, presieduta dalla scrittrice-produttrice Isabella Bossi Fedrigotti e da Demetrio Volcic - sia noi Europei, che nel Nuovo Mondo. Mentre la realtà vitivinicola è qualcosa di molto più ampio dal punto di vista storico e culturale. Noi dimentichiamo che c’è stata una “Cortina di ferro”, al di là della quale c’è un mondo tutto da esplorare, e che prima o dopo si presenterà nella scena dei mercati mondiali perché ne ha tutti i requisiti sia da un punto di vista storico, che culturale che qualitativo. Per cui la nostra attenzione è andata al “crogiuolo” del mondo del vino, cioè il mondo caucasico, e la Georgia in particolare. Tutti sappiamo che da li è nata la cultura del vino. Il personaggio che abbiamo preso non ha niente in comune con le cantine in senso stretto. È un arcivescovo, una figura di primo piano della Chiesa Ortodossa, il Metropolita Sergi di Nekresi, che abbiamo individuato anche su suggerimento del senatore Demetrio Volcic, che conosce questa realtà come pochi in Italia, essendo stato per tantissimi anni nel territorio sovietico la voce italiana della Rai, e conseguentemente avendo fatto parte della Commissione di Controllo della comunità europea per questi paesi. Lo abbiamo individuato perché la Georgia, con una storia così antica e nobile, si trova in difficoltà, dal momento in cui è iniziata quella “piccola e breve” guerra, senza possibilità di uscita, che da Golia contro il Gigante ha messo in moto conto la Russia. Il Cremlino deciso l’embargo per i vini georgiani, circa 100 milioni di bottiglie all’anno, che non è una piccola produzione, è più di tutta la Sicilia. E adesso i produttori georgiani sono in cerca di investimenti, ammodernamento e tecnologie da un lato, e di nuovi mercati di sbocco dall’altro. E in questo senso, questo arcivescovo è la persona di punta che sta rigenerando e dando spazio e apertura verso il mondo alla viticoltura e all’enologia georgiana, ricca di più di 500 varietà autoctone, molte delle quali sono i nonni o i bisnonni delle nostre varietà anche italiane”.
La forza del Premio Masi sta nel non essere un evento autocelebrativo, ma nell’individuare storie e personaggi che possono insegnare qualcosa, o quantomeno far riflettere su qualcosa. Come, per esempio, nelle passate edizioni, l’indiano Sanjit Bunker Roy, che ha creato e applicato con successo un modello economico per riscattare i poveri dei villaggi del Rajastan, che è potenzialmente esportabile in altre situazioni di indigenza che accomunano tanti Paesi del mondo. La storia che arriva dalla Georgia, invece, cosa può insegnare al mondo del vino, e ai produttori italiani in particolare?
“È una storia che può insegnare che la tecnologia e il marketing non sono le uniche due armi, ma che a queste bisogna abbinare, anche in maniera anticonformista, una sorta di ritorno all’antichità dei valori, alla loro rappresentatività. E in questo caso è anche un valore sacro che ci portiamo dietro, trattandosi di un prelato. E poi rimette in luce le antiche aree vinicole che sono rimaste “assopite”, nascoste, semplicemente per il fatto che non facevano parte dal nostro mondo nel momento in cui esisteva la cortina di ferro. Da una parte è un campanello di allarme, e dall’altro la riscoperta, da un punto di vista culturale e da un punto di vista più ampiamente vitivinicolo, di quelle che sono le radici storiche e culturali della nostra viticoltura. Tutto questo attraverso un personaggio che è un po’ esotico e sicuramente anticonformista nel mondo del vino, perché non è una persona che pianta vigne o che va con la borsa a proporre con tecniche di marketing il vino nel mondo, ma attraverso la forza morale e spirituale che la chiesa ortodossa ha in questi Paesi, ha capito che deve portare avanti la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo, perché con questo la Georgia troverà il suo sbocco futuro, nono solo negli ex Paesi Sovietici, ma nel mondo. E lo spirito che anima il premio Masi e la fondazione nella scelta dei premiati è quello di dare un messaggio. Nel 2009 il messaggio era il bere in moderazione, e abbiamo premiato il progetto “Wine in Moderation”, attraverso il suo portavoce europeo, George Sandeman, il più famoso produttore di Porto, per suonare un altro campanello d’allarme: il nostro mondo del vino è insidiato da un abuso che in certi casi c’è, ma anche da un proibizionismo che non fa bene ai nostri viticoltori, alla nostra civiltà e alla nostra cultura. Dobbiamo fare un passo indietro tutti: chi controlla facendo di controlli senza fariseismi, chi beve, sapendo che si deve bere con moderazione”.
Info: www.masi.it

Focus - Ecco i vincitori del Premio Masi n. 29
Ma non c’è solo la storia di Sergi, tra i premiati dalla Fondazione Masi. Il “Premio Internazionale Masi Grosso d’Oro Veneziano”, tradizionalmente riservato a personaggi che hanno contribuito a diffondere nel mondo un messaggio di solidarietà, progresso civile e pace, va allo scrittore ungherese Peter Esterhazy: autore di numerosi romanzi che proseguono la grande tradizione della letteratura mitteleuropea, è stato più volte premiato per l’opera “Armonia Caelestis”, che narra le vicende della sua nobile famiglia, sopravvissuta, dopo i fasti dell’Impero austro-ungarico, ai duri anni di regime comunista.
Il “Premio per la Civiltà Veneta”, invece, va a tre personaggi che, pur rimanendo profondamente ancorati alla loro terra d’origine, hanno assunto con la loro attività una rilevanza internazionale:
Francesco Tullio Altan, trevigiano residente ad Aquileia, è uno dei maggiori vignettisti e cartoonist italiani, al tempo stesso disincantato autore di satira politica - le storie dell’operaio veterocomunista Cipputi e degli altri personaggi che commentano con battute icastiche i fatti di attualità politica sono diffuse regolarmente da l’Espresso e Repubblica - e sensibile interprete del linguaggio allegro delle forme e dei colori dell’infanzia: la sua cagnolina a pois Pimpa è entrata nel cuore dei bambini di tutto il mondo;
Diana Bracco De Silva, la cui famiglia è originaria dell’Istria che ha dovuto abbandonare, è presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco, un colosso con circa 2.800 dipendenti e 1 miliardo di euro di fatturato, che esporta i suoi prodotti nei principali Paesi del mondo, pur mantenendo il governo aziendale a livello esclusivamente familiare. Vicepresidente di Confindustria con delega per Ricerca e Innovazione e per l’Expo 2015, è impegnata inoltre in iniziative all’insegna delle opere sociali e delle cultura soprattutto attraverso la Fondazione Bracco.
Mario Brunello, uno dei maggiori violoncellisti viventi, sensibile ai fermenti della cultura contemporanea e aperto verso esperienze musicali che travalichino gli stretti confini dei generi codificati, ha suonato in tutto il mondo con i più grandi direttori d’orchestra, e continua a vivere a Castelfranco Veneto dove è nato, e ad esibirsi sulle sue amate montagne, le Dolomiti.
Le premiazioni saranno di scena il 25 settembre (ore 17) al Teatro Filarmonico di Verona, in un incontro-dibattito presentato dalla giornalista Monica Rubele. Oltre ai premiati, sul palco ci saranno ache il presidente della Fondazione Isabella Bossi Fedrigotti, il presidente onorario Demetrio Volcic e l’attore teatrale e regista Marco Paolini, oltre a Sandro Boscaini, nel duplice ruolo di vicepresidente ed anima della Fondazione Masi, e di presidente di Masi Agricola.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli