Se la Peronospora si è guadagnata la ben poco invidiabile palma di “protagonista negativa” in vigna dell’estate 2023, in Italia come in Francia, tra i filari corre, da tempo, un’altra minaccia, ben più pericolosa sul lungo periodo: la Flavescenza Dorata. Una fitopatia causata da un fitoplasma, appartenente al gruppo dei giallumi della vite, che si insedia nei tessuti floematici e comporta gravi danni alla quantità e alla qualità della produzione, finendo, talvolta, per obbligare i viticoltori ad estirpare le piante compromesse.
Arrestare la diffusione del fitoplasma, del resto, è obiettivo comune all’intera viticoltura europea, ma tutt’altro che semplice. A Bordeaux, i ricercatori dell’Inrae, utilizzando strumenti di modellazione statistica, hanno dato una forma alle migliaia di osservazioni sul campo raccolte dal Groupement de Défense contre les Organismes Nuisibles e nel periodo 2012-2016 su 75.000 ettari vitati, divisi in parcelle di 10 metri per 10, tra dati relativi al vigneto (con informazioni sui vitigni, le annate e le densità di impianto delle parcelle catastali coltivate a vite) e al territorio (bosco, area urbana o altro) con una precisione di 10 metri per 10.
Partiamo da un dato: la Flavescenza Dorata è stata rilevata nel 7,5% dei 34.581 appezzamenti inclusi nello studio, ma ciò che è davvero interessante sono le variabili che hanno guidato lo studio, ed i risultati che seguono. Per ogni appezzamento sono state inserito nove variabili caratterizzanti la aprcella (superficie, anno e stagione della prima ricognizione, pratica colturale, Aoc, età della pianta, vitigno, densità di impianto e altitudine) e sei variabili rappresentative del suo ambiente paesaggistico (percentuale di vitigno, percentuale di Merlot nel vigneto, percentuale di appezzamenti in agricoltura biologica, percentuale di superficie urbanizzata, bosco e complessità del paesaggio). L’effetto di queste variabili sulla probabilità che una parcella venga infettata dalla Flavescenza Dorata è stato quindi analizzato utilizzando un modello di regressione logistica spaziale.
Il risultato è che l’altitudine, l’età e il vitigno sono i principali fattori che influenzano l’infezione da Flavescenza Dorata. Ad esempio, il rischio di infezione è due volte più elevato negli appezzamenti coltivati a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc o Muscadelle rispetto a quelli coltivati a Merlot. Inoltre, i ricercatori notato che la probabilità di infezione diminuisce significativamente ogni 20 metri di altitudine. Anche la stagione in cui si fanno le ricognizioni tra i filari ha un forte effetto sulla probabilità di individuare la malattia, che è quattro volte inferiore in estate rispetto all’autunno. Lo studio, quindi, ha dimostrato che e in un raggio compreso tra 150 e 200 metri l’infezione viene influenzata anche dall’ambiente circostante. La probabilità di infezione aumenta tanto più ampie sono le superfici occupate da boschi e aree urbane, a causa della presenza di viti selvatiche ai margini dei boschi o nelle terre desolate periurbane, e di viti coltivate nei giardini. Allo stesso tempo, per quanto strano, e la probabilità di infezione da Flavescenza Dorata diminuisce con l’aumentare della percentuale di vigneto nel paesaggio, perché la copertura fitosanitaria è più omogenea.
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