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VINO E TERRITORIO

“Amarone Opera Prima” 2023: l’Amarone 2018 alla prova del calice, guardando all’Unesco

La candidatura a Patrimonio Immateriale dell’appassimento porta consapevolezza fra i produttori ella Valpolicella, verso uno stile sempre più “agile”

Mentre la candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Unesco della tecnica di appassimento delle uve prosegue il suo iter - compattando i produttori di Amarone e creando consapevolezza culturale fra gli abitanti di tutta la valle - la stessa Valpolicella evolve verso un’identità sempre più giovane e sempre più sostenibile, forte di una stabilità economica ormai solida (oltre 600 milioni di euro il giro d’affari legati al vino) e di un prestigio riconosciuto a livello mondiale . E’ il breve identikit del territorio del vino rosso veronese per antonomasia, che ha celebrato con “Amarone Opera Prima 2023” n. 19, evento di punta della Denominazione svolto nel monumentale palazzo seicentesco della Gran Guardia, che si affaccia sull’Arena di Verona. L’annata presentata quest’anno dell’Amarone è la 2018, che, dal punto di vista dell’andamento stagionale, il Consorzio di tutela reputa “nel complesso instabile”, con buon apporto idrico e temperature leggermente sopra la media storica. 64 le aziende presenti alla degustazione tecnica, 67 i vini in assaggio, per un risultato nel bicchiere abbastanza altalenante dal punto di vista stilistico, ma dall’andamento chiaramente sempre più inclinato verso una maggior sorbevolezza (ovvero bevibilità), come Winenews avrà modo di raccontare nella monografia de “I Quaderni di WineNews” dedicata proprio all’Amarone della Valpolicella, in uscita a fine Febbraio 2023.
Il completamento recente del dossier che darà inizio alla fase finale del riconoscimento a Patrimonio Immateriale dell’Unesco, ha chiaramente reso protagonista della kermesse il tema dell’appassimento delle uve per la produzione di Amarone (ma anche del Recioto e del Valpolicella Superiore). Sia il convegno che la masterclass si sono concentrate sulla questione, dandone due visioni interessanti e complementari, la prima antropologica, la seconda enologica: secondo i professori Pier Luigi Petrillo (docente di diritto pubblico all’Università della Sapienza di Roma) e la professoressa Elisabetta Moro (ordinario di Antropologia Culturale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, la candidatura è un percorso lungo e dagli esiti incerti, che, però, agisce sulla comunità che la persegue, creando consapevolezza, rinfrescando la memoria storica di una comunità e dando gli strumenti (anche moderni) per trasmettere questa rinnovata identità alle nuove generazioni, confidando nella loro capacità di rinnovamento nel custodire una pratica che ha forgiato ed elevato generazioni di contadini. L’educatore Wset e ambasciatore del vino italiano JC Viens, d’altra parte, ha tentato di spiegare - attraverso una verticale di 10 Amarone Riserva, che coprivano il decennio dal 2006 al 2016 - come le caratteristiche delle uve vendemmiate e la modalità di appassimento scelte (e quindi i tempi dettati dall’esperienza dei singoli produttori, la loro conoscenza dei propri vigneti e l’assecondare certe richiesta del mercato), influenzino in modo significativo il risultato nel bicchiere. Nello specifico, temperatura, umidità, ventilazione e durata sono le quattro variabili dell’annata che le aziende hanno in mano per dirigere in modo ottimale l’aumento dell’acidità, dei polifenoli e degli antociani (e l’eventuale presenza di botrite nobile) che il metabolismo dell’acino affronta durante l’appassimento, partendo ovviamente dai dati analitici vendemmiali in termini di ph, acidità, zuccheri ed estratto. Un intreccio, insomma, di conoscenza enologica e competenza geografica e meteorologica (nel caso dell’uso di fruttai tradizionali, dislocati nelle diverse valli della Denominazione), in capo ai produttori, che rendono la Valpolicella - intesa come aggregato di vigneti, cantine, persone e tradizioni colturali e culturali - unica nel sul genere.
Una forza d’identità va - evidentemente - di pari passo con quella economica: secondo l’indagine Nomisma Wine Monitor, il re della Valpolicella fissa la propria ultima performance con una contrazione in volume del 7,2%, a fronte di un valore in crescita del 4%, a 360 milioni di euro franco cantina. Meglio il mercato interno - che incide il 40% sulle vendite totali - rispetto all’export: in positivo sia i volumi (+1,5%) che i valori (7,4%) per la piazza italiana; -13%, invece, il quantitativo esportato e una crescita valoriale dell’1,8%. Un prestigio che nel 2022 ha consolidato la crescita eccezionale del 2021 sul piano delle vendite, complice un “ritorno alla normalità” in termini di afflusso di turismo estero e di consumi fuori casa, specialmente nella ristorazione. Soddisfacenti anche i numeri dell’export con gli Stati Uniti che guidano la classifica in valore dell’export (+24% e un’incidenza sulle vendite oltre frontiera del 14%), seguiti a ruota dal Canada - che sale in valore del 16% - e Svizzera (+2%). Tra i mercati di sbocco, Uk in leggera decrescita (-2%); male la Germania che perde quota (-15%), mentre incrementa ancora la Svezia (+6%). Riparte l’emergente Cina con +22% mentre frena la Danimarca, a -7%.
L’Amarone della Valpolicella si sta rivelando sempre più, in sostanza, il diamante di un territorio potente, in cui il vino muove un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro, di cui più della metà grazie alle performance del rosso di punta, le cui quotazioni vanno da 1.000 a 1.200 euro ad ettolitro, quando si parla di valori degli sfusi. Un “tesoro” che nasce da 8.600 ettari di vigna in 19 Comuni, tra la zona Classica, la Valpantena e la zona Doc Valpolicella, ed il cui valore nella Valpolicella Classica si aggira anche sui 500.000 euro ad ettaro, e che sono per il momento “bloccati”. E dove oltre 2.400 aziende - sempre più guidate da giovani (secondo il Consorzio, in 10 anni, la crescita è stata quasi del 100%, e oggi sono ben 350) e sempre più eco-sostenibili (il 33%, con gli odierni 2.873 ettari vitati green, su un totale di 8.586, contro i 212 del 20129 - hanno prodotto più di 67 milioni di bottiglie nel 2022, di cui 17,2 milioni solo di Amarone, quasi il 7% in più sulla media degli ultimi cinque anni.
La sensibilità enologica e la freschezza di idee delle nuove leve saranno sicuramente utili per affrontare il cambiamento climatico, che anche la Valpolicella sta sperimentando. E così arriviamo ad occuparci, infine, dell’annata vendemmiale 2018, presentato quest’anno dal Consorzio di tutela, che si è caratterizzato per un andamento relativamente instabile, secondo l’analisi realizzata per il Consorzio da Giambattista Tornielli, professore associato di Arbicoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università di Verona. Le copiose piogge primaverili hanno reidratato i terreni siccitosi ereditati dal 2017, e le temperature sopra alla media stagionale hanno permesso una maturazione nel complesso uniforme degli acini, con una buona dotazione di zuccheri e antociani, ma con livelli di acidità in alcuni casi inferiori alla media. Un autunno caldo e soleggiato (come si ripete ormai con buona frequenza) ha permesso un appassimento piuttosto rapido delle uve (iniziato con qualche giorno di anticipo), senza significative problematiche fitosanitarie. Sul fronte dei volumi, la produzione di uva è stata piuttosto abbondante con oltre 971.000 quintali raccolti, dei quali circa 335.000 messi ad appassire per la produzione di Amarone e di Recioto. Stilisticamente parlando, complice la tendenza a produrre vini sempre più scorrevoli e la possibilità di incidere su più fronti durante le lunghe fasi di vinificazione dell’Amarone, i vini nel complesso si sono rivelati anche quest’anno più fini e agevoli nella beva, con una certa altalenanza nei risultati, che ha evidenziato alcune punte eccellenti, una larga media di buona piacevolezza e una ancor presente interpretazione ossidativa per una minoranza di produttori. Ecco quindi, come di consueto, i 10 migliori assaggi dello staff WineNews di Amarone della Valpolicella 2018, degustati ad “Amarone Opera Prima 2023”, in attesa, come detto, della monografia di Febbraio 2023, prossimamente in uscita con “I Quaderni di WineNews”:

Bertani, Amarone della Valpolicella Valpantena 2018 Calore stemperato dalla freschezza della mentuccia e del lampone, sorso aggraziato e sapido

Massimago, Amarone della Valpolicella Conte Gastone 2018
Trama larga eppure viva e fresca, complesso negli aromi e nei profumi. Completezza piacevole

Roccolo Grassi, Amarone della Valpolicella 2018
Sorso compatto e intenso, ma ben bilanciato fra frutta rossa, balsami e spezie

Fattori, Amarone della Valpolicella Col de la Bastia 2018
Ha la freschezza del sottobosco al naso, la polposità fruttata in bocca con elegante chiusura floreale

Secondo Marco, Amarone della Valpolicella Classico 2018
Chiaroscuro di frutta in confettura e balsami iodati, chiude dolce di caramella

Monteci, Amarone della Valpolicella Classico 2018
Un concentrato di ciliegia croccante, dal sorso spiccatamente sapido e balsamico

Lavagnoli, Amarone della Valpolicella 2018
Fresco di piccoli frutti rossi ed elicriso, si dispiega morbido e grazioso

Albino Armani, Amarone della Valpolicella Classico 1607 2018
Passa da aromi chiari di frutta fresca ai toni scuri del sottobosco con sapidità e pepe

Pasqua, Amarone della Valpolicella Famiglia Pasqua 2018
Ciliegia e vaniglia nei profumi, ha sorso aderente e vivo e dal sapore piacevole di frutti di bosco

Zýmē, Amarone della Valpolicella Classico 2018
Intenso di frutta rossa sotto spirito e cioccolato, ha sorso dolce, caldo e vellutato

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