È sempre più alta l’attenzione al tema del caporalato e delle irregolarità nel lavoro agricolo. E la cronaca arriva da uno dei territori del vino più prestigiosi, come le Langhe (e dove la stragrande maggioranza delle aziende lavora in maniera corretta, ndr), dopo le notizie già arrivate nel marzo 2024. “La polizia di Cuneo ha eseguito stamani una misura cautelare nei confronti di tre persone di nazionalità marocchina, macedone e albanese, emessa, su richiesta della Procura di Asti, dal gip del Tribunale di Asti. I tre sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e di violazioni alla normativa relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale. Per i primi due la misura consiste negli arresti domiciliari e per l’ultimo nel divieto temporaneo di esercitare attività professionali. L’attività d’indagine della squadra mobile della questura di Cuneo ha avuto inizio lo scorso anno, a seguito di diverse segnalazioni da parte di associazioni preposte alla tutela dei diritti delle persone e dei lavoratori, nelle quali si evidenziava lo sfruttamento di braccianti agricoli, in gran parte di origine africana, impiegati nelle attività connesse alla coltivazione dei vigneti nel territorio delle Langhe”, spiega un comunicato ufficiale della Polizia di Stato.
Nel corso dell’attività investigativa, spiegano ancora le forze dell’ordine, sono stati accertati anche casi di violente aggressioni fisiche nei confronti dei lavoratori che protestavano per le condizioni di sfruttamento. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari sono stati posti sotto sequestro preventivo un immobile e cinque veicoli, tra automobili e furgoni, tutti utilizzati dagli indagati per accompagnare i braccianti sui luoghi di lavoro. “Le indagini hanno consentito di accertare che gli indagati, in modo disgiunto tra loro, attraverso imprese individuali a loro riconducibili operanti a Novello, Mango e Alba reclutavano manodopera per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento. In particolare approfittando dello stato di bisogno - si legge nell’edizione di Cuneo de “La Stampa” - reclutavano lavoratori di origine africana, (Gambia, Guinea, Nigeria, Marocco, Egitto, Senegal, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Albania) in gran parte irregolari, privi di valide soluzioni abitative, per impiegarli in vigna presso terzi, in totale violazione delle normative contrattuali sull’impiego. Addirittura, in due casi accertati a carico del primo dei tre indagati, nativo del Marocco, alcuni lavoratori, dopo essersi lamentati delle condizioni di sfruttamento in cui versavano, venivano puniti, in violenti pestaggi, uno dei quali con l’utilizzo di un tondino di ferro prelevato dal filare di sostegno a una vigna, che ha dato il nome all’operazione “Iron Rod””.
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