Ancora non ci sono i dati dell’Italia, ma le performance commerciali dei nostri competitor, nei dati analizzati dall’Uiv - Unione Italiana Vini (www.uiv.it), chiudono un mese di settembre in maniera piuttosto anonima. La Francia fatica ancora a riprendersi dalla crisi di Bordeaux in Cina, e di riflesso in Uk, anche se si comincia a cogliere qualche segnale di miglioramento, specie in relazione ad un inizio d’anno disastroso. In ripresa le spedizioni di Champagne e dei varietali, dopo un 2013 che sembrava aver segnato la fine di un’epoca per una tipologia su cui invece si era puntato tantissimo, specie in Uk.
La Spagna, che tiene i prezzi dello sfuso a livelli bassissimi, sta facendo piazza pulita dei competitor in ogni parte d’Europa, mentre a livello di imbottigliato è sempre il prezzo la leva usata dalla stragrande maggioranza delle bodegas per aprirsi i mercati, in primis quello cinese, dove le performance, a livello di volumi, sono in evidente crescita. Non brillano i primi nove mesi per gli americani, anzi settembre si è rivelato piuttosto avaro, virando al negativo. Tiene il mercato canadese, ma peggiorano Londra e tutto il continente asiatico, dove i californiani stavano cominciando a farsi largo. L’Australia si avvia ad archiviare l’ennesimo anno in passivo sul fronte dell’imbottigliato, aggravato da un peggioramento del quadro in Asia, dove si era sperato di dirottare il prodotto respinto dagli occidentali. Mentre i cugini neozelandesi sembrano aver risolto i problemi causati dall’eccedenza produttiva, ritornando a quotazioni medie degne del prestigio che si erano creati negli anni.
In Sudafrica sul fronte export non ci sono particolari problemi, il rand debole aiuta a smaltire l’abbondanza produttiva, ma la situazione economica del Paese, con un’inflazione galoppante, è un’incognita per le aziende del vini, alle prese con altissimi costi di produzione e redditività in costante e preoccupante calo. In Sudamerica, c’è chi brinda e chi no: i cileni stanno facendo fruttare a pieno gli accordi bilaterali con Cina e Giappone, e sono sulla rampa di lancio per sbancare di nuovo in America, dove i dazi verranno cancellati a gennaio. Notizia quanto mai provvida, visto che i nove mesi sul mercato a stelle e strisce non sono stati esaltanti: un segnale di stanchezza specie per prodotticome Cabernet Sauvignon e Carmenère che necessitano più che mai di nuovi stimoli. Nuovi stimoli, invece, non hanno ancora trovato gli argentini, che intanto si sono visti soffiare il mercato Usa dello sfuso proprio dai più economici cileni, mentre sull’imbottigliato le uniche gioie arrivano da Londra, la cui crescita per regolarità e volume pare essere parziale consolazione a nove mesi disastrosi in Nordamerica. Anche per i Malbec, insomma, la revisione delle strategie si impone, in attesa di capire come (e se) evolverà il messaggio in Oriente.
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