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ANSA

Vino: mercato italiano riflette, ma vendite ripartono. Da produttori aspettative positive per immediato futuro... Nonostante qualche rallentamento sul mercato americano, il vino italiano torna a vendere. E anche bene, almeno a sentire alcuni dei più importanti produttori italiani. A confermarlo è poi un'indagine di Winenews secondo la quale tra i produttori c'é un certo ottimismo, ma anche cautela. E cauto, infatti, è il giudizio di Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, secondo cui "si sta rimettendo in moto il meccanismo e senza dubbio i dati macroeconomici e il clima internazionale sono positivi, ma si può parlare ancora solo di un' aspettativa positiva generale". Quello che ancora non convince è il mercato italiano che sembra non dare ai produttori i risultati sperati. Dalla Sicilia, però, arrivano segnali positivi per i primi mesi del 2006: "Dopo un anno di stagnazione, qualcosa si muove - afferma Giacomo Rallo, proprietario di Donnafugata - ma credo che ci vorranno due o tre anni per poter parlare di crisi superata". Ciò che fa ben sperare, secondo Rallo, è una politica del prezzo più ragionata, segnali di organizzazione da parte della ristorazione e buone speranze per il canale dell'Horeca. E le vendite? "Vanno bene negli Stati Uniti e in Giappone - risponde il proprietario di Donnafugata - abbiamo cominciato ad esportare anche in Cina; meno bene, invece, vanno le cose in Italia". Dall'estero arrivano pure richieste di vini di qualità, specie da mercati emergenti ma molto promettenti come la Russia o la Cina. Ai russi e ai cinesi pare infatti che piaccia bere, per esempio, il Barolo, "vino bandiera dell'Italia - spiega Michele Chiarlo, produttore piemontese - che negli ultimi anni ha registrato difficoltà di collocazione" ma che adesso è nuovamente richiesto. Per Chiarlo il trend favorevole è già cominciato nel 2005, soprattutto con la ripresa delle esportazioni verso gli Stati Uniti e il Canada. Un'altra azienda siciliana, Tasca d'Almerita, conferma il dato stazionario delle vendite in Italia ma segnala già una decisa impennata nelle esportazioni nei primi mesi 2006. "Nei primi tre mesi - riferisce Giuseppe Tasca d'Almerita - le nostre vendite sono cresciute del 20%, soprattutto verso la Russia". Prudenza verso i nuovi mercati emergenti, invece, viene consigliata dalla presidente del Turismo del Vino e produttrice umbra Chiara Lungarotti, che rileva come il vino italiano non sia più di moda in Giappone, come invece lo era negli anni Ottanta: "ora le giovani donne giapponesi, che prima amavano bere vino italiano, ordinano altro". In generale, comunque, anche per Lungarotti la ripresa c'é: nel mercato italiano più marcata in alcune città di provincia e in alcune grandi città, all'estero buoni segnali dalla Germania. Di incremento parla anche Michele Bernetti, titolare della Umani Ronchi, che esporta l'80% della sua produzione e nel 2005 ha avuto un incremento delle esportazioni del 3%. Sebbene l'Italia sia in buona posizione nel mercato del vino mondiale, sostiene Bernetti, non é uscita dalla zona di pericolo perché "altri Paesi stanno crescendo più dell'Italia e si stanno facendo sempre più strada realtà di grande interesse quali l'Australia, il Sud Africa e l'Argentina". La domanda sta poi cambiando: "i vini di fascia altissima hanno un futuro di consumo contenuto - continua Bernetti - bisogna investire anche in altro". C'é insomma tra i produttori un "sano realismo", come lo definisce Sandro Boscaini della veneta Masi che nota anche una nuova attenzione "al valore vero del vino, al rapporto tra qualità e prezzo e ai vini realmente rappresentativi del territorio, non di fantasia creati solo per il mercato".

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