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Da Pompei a tetti Brooklyn,tutte le insolite “culle” del vino... WineNews traccia mappa delle vigne più insolite ... Rivivono le vigne a Pompei dal 1994, su un’area degli scavi fra i più famosi al mondo, grazie all’Università di Napoli e all’azienda campana Mastroberardino. Così parte il viaggio di Winenews.it sui luoghi più strani dove sono allevati dei vigneti. Per restare in luoghi di inestimabile valore, ci sono i vigneti di Venezia: a partire dall’isola di Sant’Erasmo, da sempre considerata l’orto di Venezia, passando dall’isola di San Michele, sede del cimitero di Venezia, sono presenti vigne e si produce vino all’interno della Serenissima. Lo stesso vale per il Convento delle Zitelle della Giudecca, dove all’interno del chiostro c’è spazio anche per un vigneto. Anche nel cuore di Venezia possiamo trovare dei vigneti, alla Corte Sconta e alla Vigna della Tana, nelle vicinanze della Biennale. Non ultimo poi il caso di Bisol, che nell’isola di Mazzorbo coltiva un vitigno tradizionale veneziano quasi estinto, la Dorona. Anche a Siena, città medioevale capace di conservare quasi completamente il suo volto dell’epoca, compresi gli “orti” dentro le mura, è in corso un progetto di recupero dei vigneti “intra moenia”. A Roma, a Trinità dei Monti, appena sopra Piazza di Spagna, si trova un vigneto nei giardini del Convento francese del Sacro Cuore, regolarmente allevato e curato dai ragazzi della scuola enologica Emilio Sereni. In Francia, al di là delle zone storiche e celeberrime, esiste un caso molto particolare, quello di Parigi. Nella capitale francese c’è il vigneto di Montmartre, circondato da belle case e con gli autobus che vi passano vicini, dove, dal 1933, viene prodotto il “Clos Montmartre”. Negli Usa, qualcosa di estremamente suggestivo e un po’ scenografico non manca mai. A Los Angeles, precisamente a due passi dalla nota località di Bel Air, di fronte all’Oceano si trova la Tenuta Moraga, tra le altre cose, una delle più antiche degli Stati Uniti, essendo stata la prima ad essere costruita dopo la fine del proibizionismo. Dove poi non è proprio possibile pensare ad un vigneto come siamo abituati a pensarlo è New York: i millennials della Grande Mela hanno creato il primo vigneto commerciale sui tetti di Brooklyn, con vista sull’Empire State Building, sperando in una prima annata nel 2017. Nelle isole Hawaii, altitudine e terreno vulcanico aiutano a crescere alcuni vigneti produttivi da cui dal 1986 ottiene i suoi vini Lynn “Doc” McKinney. Padre Ottavio Fasano, missionario piemontese doc, vive da 50 anni a Capo Verde sull’isola di Fogo, da dove, nel 2013, sono uscite dalla cantina Monte Barro le prime bottiglie di “Maria Chaves”, prodotte sui 23 ettari vitati. Forse si tratta dell’esempio più noto, ma è sempre molto suggestivo. Nell’isola di Lanzarote, nelle Canarie, esiste una tradizione vinicola che parte dal Settecento, e che produce vini anche eccellenti. Le viti sono coltivate all’interno di una sorta di “pozzo sommerso” (circa tre metri di profondità e cinque di larghezza), che rende il paesaggio di quest’isola unico. Anche a Tahiti, nella Polinesia francese, e precisamente nell’isola di Rangiroa ci sono 8 ettari di vigneto collocati proprio sulla spiaggia, davanti al mare tropicale, da cui si producono 40.000 bottiglie tra vino bianco e rosé. Da ultimo, è notizia di pochi giorni, ci saranno vigneti anche nella Repubblica Domenicana, nei Caraibi per intendersi, con il progetto “Ocoa Bay”.

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