Le radici sono in Toscana, dove il vino scorre copioso nella storia di famiglia dal Trecento, ma anche il futuro - nonostante “escursioni enoiche” di assoluto valore in Piemonte, in terra di Barolo (con Prunotto), in Umbria (con il prestigioso Castello della Sala), in Franciacorta (Montenisa) ed in Puglia (Tormaresca) - passa dal Granducato, per Marchesi Antinori. Top brand del vino italiano nel mondo e famiglia, alla 26esima generazione, quella guidata dal Marchese Piero Antinori, e dalle figlie Albiera, Allegra ed Alessia, tra le più celebri dell’imprenditoria vinicola italiana per blasone, storia ed importanza economica (prima cantina italiana privata per fatturato, che supera i 210 milioni di euro il fatturato), che, da rumors WineNews, ha investito ancora in Toscana, a Suvereto, con l’acquisto della cantina Rubbia al Colle dalla famiglia Muratori.
Un’azienda a suo modo pionieristica, con 100 ettari di terreno di cui 73 vitati a Merlot, Cabernet e Sangiovese, con una cantina moderna e costruita, ante litteram, secondo tutti i criteri della sostenibilità ambientale, ipogea, completamente interrata e ad impatto zero sull’ambiente circostante. In un terra vinicola meno celebre di altre, ma di prim’ordine da un punto di vista viti-enologico e di bellezza paesaggistica, nel cuore della Val di Cornia (nelle proprietà della tenuta anche il vigneto Usilio, il più alto coltivato a Sangiovese del territorio, ndr), i cui filari “si parlano” con quelli del più famoso territorio di Bolgheri, e dove un ettaro di vigna, da stime di WineNews, è valutato tra gli 80.000 ed i 100.000 euro.
Ennesimo investimento importante, e atto di amore, fiducia e passione, della famiglia Antinori - che ormai supera i 2.780 ettari vitati in Italia - nella sua “Toscana mater”, e che aggiunge un altro gioiello al tesoro toscano di Antinori, che comprende la Tenuta Tignanello, Badia a Passignano e Pèppoli, nel Chianti Classico, dove da qualche anno ha trovato dimora il quartier generale del gruppo, nella avveniristica cantina di Bargino, a San Casciano Val di Pesa, interamente “intagliata” nella collina e coperta di vigneti, passando per Pian delle Vigne, uno dei nomi di riferimento nella terra del Brunello di Montalcino, e ancora la Tenuta Guado al Tasso, tra i brand più importanti di Bolgheri, passando per Le Mortelle, nel cuore della Maremma che guarda al mare, a Castiglione della Pescaia, e la Tenuta Monteloro, nella Maremma etrusca, a Sovana, e ancora La Braccesca, a Monepulciano, in terra di Vino Nobile, e la Tenuta Monteloro nell’appenino vicino a Fiesole, alle porte di Firenze, o la Tenuta La Farneta, a Sinalunga, del Chianti Colli Senesi, a pochi passi da Siena.
D’altra parte, come ricorda su www.antinori.it il Marchese Piero Antinori, “le antiche radici giocano un ruolo importante nella nostra filosofia, ma non hanno mai inibito il nostro spirito innovativo. La nostra biblioteca ha molti titoli, ma per noi non è abbastanza ricca. Abbiamo una missione che non è del tutto compiuta, il che ci spinge ad esprimere il vasto potenziale dei nostri vigneti e a conciliare il nuovo che rimane da scoprire con il patrimonio del gusto toscano che include tradizione, cultura, agricoltura, l’artistico ed il letterario che infatti rappresentano l’identità della Marchesi Antinori, di cui uno dei maggiori punti di forza sta nel fatto di essere toscana, o, se preferite, la nostra “toscanità””.
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