Potrebbe presto arrivare sul mercato del lavoro o del mondo dell’impresa una nuova figura professionale in grado di gestire, con competenze manageriali, il rapporto sempre più stretto tra ambiente, agricoltura, territorio, turismo, cultura e comunicazione: un “manager rurale”, insomma, in grado di guidare progetti di sviluppo territoriale, di coordinare settori differenti (artigianato, turismo, servizi), di sensibilizzare le amministrazioni, di sviluppare strategie di valorizzazione dei prodotti tipici, di realizzare pacchetti formativi per gli operatori del settore, oltre a fornire assistenza tecnica e soluzioni per le aziende. Tutto questo per fronteggiare i veloci cambiamenti che stanno intervenendo nella cultura del cibo e del vino in particolare, a partire dai prodotti fino ad arrivare ai luoghi e agli strumenti di consumo. Lo propone la “Rural & Enviromental Manager (E&EM)”, uno studio elaborato dal professor Alberto Pizzati Caiani, direttore scientifico del Centro Europeo di Ricerca Scienze del Patrimonio dell’Università di Siena, Firenze, Bologna, Padova, Milano Politecnico. La ricerca ha individuato quattro priorità, che a loro volta possono dar vita a profili formativi specifici e diversi: 1) assistenza tecnica e consulenza progettuale alle imprese rurali (design strategico e finanziamenti fondi europei); 2) consulenza organizzativa ai sistemi di distretto agroalimentare ed ai territori del turismo del vino (creazione di reti di servizi e di infrastrutture); 3) esperto in marketing territoriale per la valorizzazione di giacimenti alimentari; 4) esperto manager di impresa di e-commerce di turismi speciali (commercio via Internet di pacchetti turistici “Food & Wine”). La “Rural & Enviromental Manager (E&EM)” nasce da un’assenza nel settore vitivinicolo ed in agricoltura di una strategia di progettazione di profili formativi innovativi a sostegno di figure professionali competitive nel nuovo mercato del lavoro e nella nuova imprenditoria rurale.
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