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ARRIVA L'ATLANTE DEL SEME PERDUTO, UN CATALOGO DI TUTTI I PRODUTTORI AGRICOLI CHE HANNO RIDATO VITA A COLTIVAZIONI SECOLARI

Sono gli ultimi paladini della biodiversità, gli agricoltori, "Custodi dei sapori e dei saperi". A raccogliere le loro "testimonianze d'amore" in un "Atlante del seme perduto" è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che avvierà, dalle prossime settimane, un censimento nazionale per identificare e catalogare tutti quei produttori agricoli che hanno ridato vita a tradizioni, a coltivazioni e culture secolari, conservando semi ormai sconosciuti, allevando animali a rischio d'estinzione e continuando a preparare ricette di cui si sta perdendo traccia e che, invece, hanno costituito l'alimentazione delle generazioni passate. L'associazione agricola ha presentato in anteprima una ventina di schede dell"Atlante, dal basilico porpora ai pomi bianconi, e ha anticipato i contenuti di una proposta da presentare al Parlamento per dare un riconoscimento giuridico a questi agricoltori e soprattutto attivare interventi di carattere finanziario per consentire di proseguire nell'attività di conservazione e di produzione di colture che rappresentano le radici storico-culturali del nostro Paese.
"Il nostro obiettivo - ha detto il presidente della Cia Giuseppe Politi - è quello di valorizzare il sapiente ed oneroso lavoro di tanti agricoltori che da tempo si dedicano alla salvaguardia della biodiversità, alla tutela di una cultura e di una storia che affonda nei secoli. La realizzazione dell"Atlante non è, quindi, solo una guida ai percorsi agricolo-alimentari legati al territorio, ma rappresenta un riconoscimento di chi ha scelto di operare per un'agricoltura ricca e variegata e per dare valore, in un nuovo patto, alla nostra civiltà contadina".
"In Italia come in molti Paesi Ue - ha aggiunto il coltivatore biologico Alberto Olivucci - non sono mai stati istituiti registri di varietà contadine. Chiunque può così brevettarle e appropriarsi di nostri saperi locali, questi "piccoli monumenti" dagli aromi e sapori unici".
La Cia intende proporre - nella petizione lanciata insieme con Vas, Federconsumatori e Aiab - l'iscrizione libera e gratuita per le varietà della tradizione locale. Si chiede, inoltre, che i criteri di iscrizione siano adattati alle particolarità di queste varietà locali, spesso non uniformi o stabili come quelle selezionate, e si sollecita uno spazio di libertà per scambi liberi di piante e sementi contadine, nel rispetto delle precauzioni fitosanitarie essenziali.
"La difesa della biodiversità è, dunque, un obiettivo prioritario dell'azione sviluppata dalla confederazione. Grazie ai custodi - ha concluso il presidente Politi - le future generazioni saranno sicuramente un po' più ricche. Ecco perché continueremo nella nostra azione che non è affatto di retroguardia. E' una battaglia non legata al passato ma all'innovazione, in particolare per le piccole imprese agricole che vendono localmente".

La curiosità - I dati delle varietà negli orti e giardini d'Italia
Negli orti e giardini italiani alla fine del 18° secolo vi erano più di 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000. "La mela - sottolinea la Cia - è il caso più emblematico di questo preoccupante depauperamento genetico. All'inizio del 1900 in Europa se ne conoscevano 5.000 varietà. Adesso non superano le 1.800. E in Italia circa l'80% delle mele prodotte appartiene a solo quattro gruppi di cultivar: nel dettaglio, due americani (le rosse Red delicious e le gialle Golden delicious), uno australiano (le verdi Granny Smith) e uno neo-zelandese (le bicolori Gala)".
"Inoltre - continua la Cia - oggi più del 90% delle sementi delle varietà commerciali di ortaggi di molte specie, come pomodori, cetrioli, peperoni, meloni, cocomeri, è costituita da ibridi brevettati e meno del 3% delle varietà ha più di 35 anni. E molte di queste varietà rischiano di scomparire definitivamente. Basti pensare che negli ultimi cento anni - come risulta anche da un'indagine condotta dalla Fao - nel mondo sono scomparsi i tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole. E attualmente più di 1.350 sono in pericolo di estinzione".
"L'attuale paradosso - ha detto il presidente nazionale Giuseppe Politi - che le pastoie burocratiche oggi impediscono persino di utilizzare semi prodotti nella propria azienda agricola. Ed è persino illecito il baratto di semi non registrati tra un coltivatore e l'altro". Senza passaporto sanitario, ha precisato il coltivatore biologico Alberto Olivucci, i semi di varietà antiche come il lupino selvatico non possono neanche viaggiare all'interno dell'Unione Europea.
"Per coltivare mais di Scavolino dal caratteristico color amaranto - raccolta l'agricoltore marchigiano - ho dovuto ingannare la legge perché la varietà non è registrata. Ora non potrò né vendere la produzione né regalarla ad altri coltivatori..."

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