- Australia, cantine in vendita. L’opinione di John Casella
La rivista Grapegrower & Winemaker nel numero di Dicembre 2014 ha affrontato il tema “Cantine in vendita” in quanto sarebbero diverse decine, le aziende australiane sul mercato in cerca di un compratore mentre altre sarebbero alla ricerca del giusto investitore/partner. Nel servizio è stato interpellato, con un’intervista, John Casella, consigliere delegato della Casella Family Brands, la più famosa azienda australiana, nota per i vini Yellow Tail, che recentemente ha acquistato la Peter Lehmann Wines, altro notissimo marchio locale.
Domanda: A quanto pare al momento ci sono qualcosa come 46 cantine Aussie in vendita. Cosa significa rispetto allo stato del settore vinicolo ? Quali sono le ragioni di tanti passaggi di proprietà?
Risposta di John Casella. Sappiamo che il settore si trova ad affrontare alcune sfide ma stiamo iniziando a vedere alcuni cambiamenti positivi che prossimamente daranno i primi risultati. La svalutazione del dollaro australiano aiuterà le esportazioni e gli accordi di libero scambio con mercati chiave quali il Giappone, la Corea e la Cina presentano nuove ed eccitanti opportunità. Per quanto riguarda le cantine in vendita, sono sicuro che sono subentrati tutta una serie di motivi però io posso solo commentare la nostra situazione e il cambio di proprietà da Peter Lehmann Wines a Casella Family Brands. Prendere questa decisione era il momento giusto per entrambe le società e ci sono già molte sinergie tra noi. E’ importante che entrambe le società siano allineate sulla visione e sulla direzione strategica per il business, mantenendo i valori comuni della famiglia e della comunità, di continuare il duro lavoro di generazioni e di dedizione al vino. La proposta di acquisizione di Peter Lehmann Wines da parte di Casella Family Brands assicura la continuità dei valori, delle relazioni e la stabilità. Margaret Lehmann e io siamo d’accordo che le imprese vinicole richiedano tempi lunghi e che l’acquisizione dovrebbe fornire il capitale tanto necessario nel settore. Per Casella Family Brands il progetto di acquisizione è parte integrante della nostra strategia di costruire un portafoglio di marchi di qualità. Con il recente lancio della nostra gamma di vini premium sotto il marchio ombrello Casella, che include Yellow Tail, Casella Limited Release ($45) e Casella 1919 ($100), i Peter Lehmann Wines completano il nostro portafogli e rafforzano la nostra offerta nelle varie fasce di prezzo.
Pensi che le cantine medie potrebbero guardare all’acquisto di cantine più piccole per migliorare le loro possibilità? Potrebbe essere un modello emergente?
John Casella: Con la proposta di acquisizione di Peter Lehmann Wines, ci sono vantaggi ed economie di scala che dimostrano sempre più di essere un vantaggio per lo sviluppo del marchio, per la produzione e la distribuzione. Prevediamo che la maggiore portata del business, associato al forte “brand equity” che PLW ha costruito, genererà opportunità uniche per la tutto il gruppodi marchi nel suo complesso. Yellow Tail ci ha offerto l’opportunità di costruire una presenza distributiva solida in oltre 50 paesi e siamo eccitati dalla possibilità di crescere ulteriormente grazie ai Peter Lehmann Wines e portare i vini ad un pubblico più ampio. Tuttavia, tutto ciò non garantisce il successo. È importante capire il mercato e ciò che i consumatori cercano nelle varie categorie di prodotto. Abbiamo sempre assicurato che il consumatore è al centro di quello che facciamo. Le cantine di medie dimensioni devono anche affrontare i limiti per accedere ai capitali e le condizioni di accesso al credito.
La vendita Treasury Wine Estates potrebbe cambiare la situazione del settore? Si aspetta di vedere TWE in vendita nel prossimo futuro? Potresti darci un’idea delle offerte fatte per uno qualsiasi dei loro marchi singoli?
John Casella: Non sono in grado di esprimermi in merito. Quello che posso dire è che c’è un posto per tutti i marchi all’interno delle varie fasce di prezzo, ma abbiamo bisogno di educare insieme le persone di tutto il mondo su ciò che l’Australia può offrire, dalla sua storia alla diversità delle regioni e dei terroir. L’industria del vino australiano continua ad affrontare delle sfide però deve andare avanti con azioni positive.
Fonte: http://grapegrowerandwinemaker.com.au
- Russia, in pericolo le importazioni francesi per rappresaglia alle sanzioni economiche
Con la confisca di 3.000 litri di vino importato, il Governo russo ha fatto balenare la possibilità di vietare le importazioni di vino francese per rappresaglia alle sanzioni economiche causate dalla crisi Ucraina. Nel frattempo, la Duma, la camera bassa del parlamento russo, sta valutando la possibilità di imporre un divieto di importazione al vino francese in Russia. Tutto ciò sarebbe una conseguenza della decisione del governo francese di sospendere la consegna delle navi anfibie d’assalto Mistral alla Russia come parte delle sanzioni più ampie da parte dell’Unione europea e degli Stati Uniti in seguito alle vicende ucraine.
Un portavoce ufficiale del Governo russo ha rifiutato di commentare i piani della Duma. Ma, sempre il portavoce, ha detto che il Governo potrebbe sostenere il divieto, e che sarebbe più propensi a farlo se vi fosse un ulteriore deterioramento delle relazioni tra la Russia e la Francia. Diversi importatori russi hanno criticato la Duma temendo che il divieto potrebbe far perdere milioni di dollari di vendite. Secondo Leonid Popovich, presidente dell’Unione dei Viticoltori e dei Produttori di Vino, nel mercato, i vini francesi detengono la quota maggiore del segmento dei vini di qualità e rappresentano quasi un quinto del vino importato in Russia ogni anno.
Il Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux e il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne, da parte loro, hanno dichiarato a Decanter.com che nel 2014 era già diventato più difficile esportare vino in Russia. La confisca è scattata per opera del Servizio federale russo per la sorveglianza dei diritti dei consumatori e della salute (Rospotrebnadzor) il quale ha detto di aver sospeso la vendita di 3.000 litri di vino in quanto non avrebbero passato i test di qualità o non avevano le carte in regola. Inoltre altri 3.500 litri di vino da tavola sono stati sospesi per gli stessi motivi. I funzionari non avrebbero specificato l’identità del vino importato, ma secondo il portavoce del Rospotrebnadzor, la maggior parte dovrebbe provenire dall’Europa dell’Est, soprattutto da Georgia e Bulgaria.
Fonte: www.decanter.com
- India, 40 cantine in bancarotta chiedono al Governo 2 miliardi di rupie di aiuti
Nonostante il consumo di vino in India sia in crescita del 30% l’anno, almeno 40 piccole aziende vinicole del Maharashtra sono fortemente indebitate e sono un segnale sulla tenuta del settore. L’associazione All India Wine Producers (AIWPA) ha dichiarato che la sopravvivenza di queste cantine è a rischio e si prepara a chiedere al nuovo governo del Bharatiya Janata Party 2 miliardi di rupie per le cantine in crisi.
Rajesh Jadhav, segretario generale dell’AIWPA e direttore esecutivo della Rajdheer Wines - una delle cantine in sofferenza - ha detto a Decanter.com che l’associazione intende presentare una proposta al governo per accedere a 2 miliardi di rupie e facilitare un accordo una tantum per le aziende vinicole che stanno affrontando le azioni legali a causa dei capitali presi in prestito dalle banche. Alcune delle aziende vinicole in difficoltà finanziarie, sono quelle che hanno fornito lo sfuso ai produttori più grandi. Il problema si ritiene iniziato nel 2008, dopo che il leader di mercato Chateau Indage, è fallita lasciando un certo numero di aziende vinicole più piccole e dei viticoltori in grave difficoltà finanziaria.
“Il Governo dello Stato ha creato il Wine Park di Nashik per sostenere i piccoli produttori di vino, ma poi non li ha aiutati molto, ha detto un portavoce AIWPA. Le possibilità però di accedere al finanziamento di denaro pubblico, sono tutt’altro che certe. ’La Commissione di pianificazione dello scorso anno ha respinto il rapporto presentato dalla National Bank of Agriculture and Rural Development (NABARD) per sostenere il settore attraverso un pacchetto finanziario”, ha detto il portavoce.
La penuria di denaro per investire in marketing e in distribuzione ha significato che nelle 40 cantine, si sono accumulate giacenze, pari a 200.000 casse. Nel frattempo, oltre all’aiuto finanziario, l’Indian Grape Processing Board, che controlla AIWPA, sta lavorando per creare il marchio “Wines of India” per contribuire a promuovere le cantine e i vini.
Fonte: http://www.thewineclub.in
- Oiv, un mondo sempre più frizzante
Nel 2013 sono stati prodotti 17,6 milioni di ettolitri di vino spumante. Secondo un recente rapporto dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), la produzione e il consumo di spumante nel mondo è aumentato significativamente negli ultimi anni. Infatti nell’ultima decade la produzione è aumentata del 40% e anche il consumo sta cambiando: non solo nelle occasioni di festa ma anche lungo tutto l’arco dell’anno. In alcuni segmenti di mercato è anche diventato il vino di moda da bere. In Svezia, per esempio, scrive Per Karlson, per lo Champagne ma anche per gli altri spumanti, è stato un vero e proprio boom.
La produzione mondiale valutata da OIV comprende tutte le tipologie di spumante (fermentazione in bottiglia, in autoclave ...) è pari al 7% della produzione mondiale di vino ed è aumentata costantemente a partire dai primi anni 2000. Nel 2002 la produzione totale di spumante è stato pari a 9 milioni di ettolitri cioè nemmeno il 4% della produzione mondiale di vino rispetto al più del 7% attuale. Tra i paesi maggiori produttori di spumante ci sono la Francia con 3,5 milioni di ettolitri, il 15% della produzione mondiale totale, seguita dall’Italia con 3,2 milioni di hl; poi la Germania con 2,6 milioni di hl e quindi Spagna e Russia con 1,8 milioni di hl. Tutti e 5 insieme rappresentano il 74% del totale.
Per il consumo globale di vino spumante, è aumentato del 30% negli ultimi 10 anni mentre il consumo di vino fermo solo del 4%. Nel 2013 il consumo totale mondiale di spumante ha raggiunto i 15,4 milioni di ettolitri. Da questo punto di vista i primi 6 mercati consumatori sono Germania 3,1 milioni di hl; Francia 2,1 milioni di hl; Russia, quasi 2 milioni di hl, seguiti da Stati Uniti (1,6 milioni di lh), Italia (1,2 milioni di lh) e Regno Unito (0,8 milioni di lh).
Anche il commercio internazionale di spumante (esportazioni e importazioni) è aumentato: dal 2000 le esportazioni di vino spumante sono più che raddoppiate da 3,2 ai 8,7 milioni di hl del 2013.
In altre parole, il 50% di tutto il vino spumante prodotto, è venduto all’esportazione. Per il valore, l’evoluzione è stata simile con l’eccezione della crisi finanziaria del 2008, i cui effetti si sono riversati nel 2009, provocando una diminuzione del valore delle esportazioni. Tuttavia, sempre dal 2009, i prezzi sono ripartiti. È anche interessante confrontare il volume e il valore rispetto al totale delle esportazioni mondiali di vino: lo spumante rappresenta il 9% del totale delle esportazioni del mondo in volume e rappresenta il 18% delle esportazioni totali del mondo in valore.
Fonte: http://www.bkwine.com
- Francia, l’Europa e l’export salveranno le vendite 2014 di Champagne
Dopo due anni consecutivi di calo, si prevede che le vendite di Champagne crescano, grazie alla ripresa in Europa ed alle buone performances delle esportazioni. Infatti, secondo gli analisti e i professionisti del settore, si attende un lieve aumento in volume (+ 1%), pari a 308 milioni di bottiglie, dopo il calo del 1,2% nel 2013. Il fatturato potrebbe segnare il secondo miglior anno della sua storia con un incremento del 3%, giungendo a 4,5 miliardi di euro grazie ai mercati di Regno Unito, Usa e Australia avvicinandosi al record di 4,56 miliardi del 2007. Un risultato ottenuto dai prezzi medi delle esportazioni più elevati, attraverso un mix di “Cuvées spéciales e bottiglie millesimate” più care rispetto ai “sans année”.
“Il 2014 è stato un anno di ripresa, con un modesto aumento di volume, ma con la conferma di una migliore valorizzazione dell’export” sostiene Bruno Paillard, Ceo di Lanson BCC (Lanson, Boizel), al secondo posto dietro il gruppo Lvmh , proprietaria di Moët & Chandon, Veuve Clicquot, Ruinart e Dom Perignon. Il nuovo calo in Francia - primo mercato dello Champagne (il 55% dei volumi venduti nel 2013) al suo quarto anno di declino a causa della crisi economica - dovrà essere compensato da una ripresa in Europa.
“La Francia dovrebbe essere l’unico mercato in discesa quest’anno”, ha detto Jean-Marie Barillère, presidente dell’Union des maisons de Champagne, valutandola tra il 2% e il 3%. Lo Champagne dovrebbe trarre beneficio dalle vendite nel Regno Unito, il suo più grande mercato di esportazione dove, dopo due anni difficili, il buon andamento dei ristoranti e dei bar di Londra insieme alle enoteche di fascia alta, fa ben sperare. Inoltre le vendite sono di nuovo in aumento in Germania e la tendenza alla stabilizzazione in Europa meridionale, in particolare in Italia dopo il calo del 14% nel 2013. Il grande export (non Ue) dovrebbe battere nuovi record di vendite grazie ai maggiori volumi in Usa - indotti dalla ripresa dell’economia - ma anche in Giappone e in Australia, e dai maggiori prezzi medi.
“Il modello di crescita basato sul grande valore delle esportazioni conferma la sua rilevanza”, ha detto Thibault Le Mailloux, portavoce del Comité interprofessionnel des vins de champagne (Civc). Limitato dalla sua denominazione (Aoc), lo Champagne è stato emarginato, in volume, rispetto alla produzione mondiale di vini spumanti. Negli ultimi dieci anni, infatti, il consumo mondiale di vino è aumentato del 4%, mentre quello dei vini spumanti è aumentato del 30% a 15,4 milioni di ettolitri (2.050 miliardi di bottiglie) dice Oiv. Nel 2013, lo spumante italiano (Prosecco) e il Cava spagnolo sono diventati, secondo l’Oiv, “un’alternativa allo Champagne a causa dei loro prezzi molto più bassi, in particolare nei mercati chiave come gli Stati Uniti e il Regno Unito”.
Se la produzione di vini spumanti è ancora concentrata in Europa occidentale (Francia, Germania, Italia, Spagna ), la concorrenza del “nuovo mondo” si fa sentire. In dieci anni la produzione negli Stati Uniti è aumentata del 25% e si è triplicata in Argentina. In questo contesto, lo Champagne “deve mantenere i suoi standard di qualità e rafforzare un posizionamento unico basato sulla rarità e sulla qualità”, ha detto il portavoce del Civc. Diverse imprese francesi si sono stabilite in California, dove producono “ sparkling” di alta gamma, con le stesse uve dello Champagne e con il metodo tradizionale con la rifermentazione in bottiglia. Moët & Chandon, prima marca di Champagne venduta nel mondo, ha aperto cantine in Argentina e Brasile. Il marchio, che ha grandi ambizioni, nel 2013 si è stabilito anche in India e da quest’anno, anche in Cina.
Mumm (gruppo http://www.usinenouvelle.com/pernod-ricard/) produce un vino spumante in California con l’etichetta di Mumm Napa, Roederer con Roederer Estate e Taittinger con Domaine Carneros. “La produzione di vini spumanti nel mondo, risponde alla penuria di Champagne”, ha detto Pierre-Emmanuel Taittinger, presidente dell’omonima casa. Questi vini non sono in diretta opposizione con lo Champagne. ”Non sono preoccupato (...) a condizione di continuare a perseguire tutti gli sforzi per garantire la qualità e preservare il mito che è lo Champagne”, ha aggiunto.
Fonte: www.usinenouvelle.com
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