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AVIARIA - E' CROLLO CONSUMI. MA E' PSICOSI TUTTA ITALIANA, IN EUROPA TIENE ANCORA ... IN RETE DILAGA SPAM PER ACQUISTO ANTIVIRALE. LE 10 DOMANDE E RISPOSTE PIU' FREQUENTI AL NUMERO VERDE 1500 DEL MINISTERO DELLA SALUTE

E' ormai crisi su tutti i fronti, con i consumatori sempre più diffidenti. La sindrome da influenza aviaria sta investendo sempre più il Paese, mostrandosi psicosi tutta italiana per ora estranea agli altri Stati europei, trascinando l' intero settore dell' allevamento avicolo verso il tracollo. L'arrivo del virus sul territorio nazionale ha ampliato gli effetti di una crisi già cominciata dall' estate scorsa e, nei soli ultimi due giorni, il calo dei consumi di carni avicole è stato senza precedenti: -70%. Il dato allarmante è stato diffuso oggi da Fedagri-Confcooperative, organizzazione che raggruppa le aziende più rappresentative del settore avicolo. E a questo si aggiungono gli altrettanto allarmanti dati diffusi sempre oggi dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia): le aziende stanno perdendo 6 milioni di euro al giorno e, dall' inizio della crisi, sono stati già stati persi complessivamente 650 milioni di euro.
Dunque, secondo la Cia, "la psicosi da aviaria è ormai devastante". Unanime l'allarme. E non sembrano bastare più le assicurazioni sugli allevamenti italiani nei quali, in ogni caso, i controlli sono sempre più serrati ed escludono qualunque rischio. Che la carne avicola nazionale sia sicura lo garantiscono tutti ma, nonostante ciò, la diffidenza cresce. I più colpiti, secondo la Cia, sono gli allevamenti rurali e biologici che rappresentano più del 10% della produzione di pollame in Italia. Si tratta di strutture che si sono sviluppate negli ultimi anni allevando animali a terra e che ora rischiano di chiudere entro breve tempo. Intanto per l' intera occupazione del comparto, che dà lavoro a 180.000 persone, è in vista un drammatico dimezzamento dopo le prime uscite a gennaio di oltre 30.000 persone in cassa integrazione.
"Siamo prossimi al tracollo", commenta allarmato il presidente di Fedagri, Paolo Bruni, per il quale "il settore non può resistere altri quindici giorni in queste condizioni". A fronte di ciò si attendono ora risposte dall' Unione europea affinché vengano sbloccate le misure a sostegno del settore. In tal senso un decreto del ministero delle Politiche agricole, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 26 gennaio scorso, ha autorizzato l'Agea ad acquistare fino a 17.000 tonnellate di carne di pollame, da destinare poi ad aiuti alimentari, per un totale di 20 milioni di euro.
"Chiediamo che vengano rese effettive queste misure di sostegno - continua Bruni - anche se si tratta di una misura non risolutiva della crisi ma che consentirebbe una boccata di respiro per aziende e mercato".
Sulla stessa linea anche il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni: "Agli allevamenti italiani non è arrivato finora neanche un euro; serve ora un intervento straordinario del Governo per non far scomparire l'allevamento made in Italy che, come hanno confermato politici e scienziati, è garanzia di sicurezza e qualità per tutti i cittadini". Per Bedoni, poi, "l'assurda bocciatura comunitaria dell'etichetta made in Italy del pollame dimostra che occorre agire con decisione per rimuovere ostacoli pretestuosi che rischiano di cancellare questo settore economico".
Anche Confagricoltura sollecita l'Ue, convinta che "per l' avicoltura è necessario che le istituzioni comunitarie si mobilitino con un pacchetto di interventi commisurati alla gravità della situazione" I dati, in ogni caso, mostrano che quella del calo di consumi di carni avicole è una psicosi tutta italiana. Consumi e prezzi, infatti, sono rimasti abbastanza stabili negli ultimi mesi negli altri Paesi europei, come dimostra un' indagine dell'Istituto Piepoli. In Germania i prezzi si sono mantenuti tra 1,6 e 1,8 euro al chilo, in Spagna c'é stato un calo dei prezzi da 1,5 a 1,3 euro al chilo e in Francia da 1,8 a 1,4 euro al chilo. Soltanto in Italia il prezzo è sceso da 1,5 a 0,90 euro.

La curiosità - In rete dilaga spam per acquisto antivirale
Un'ondata di spam in rete per vendere il farmaco antivirale Tamiflu sta inondando il popolo di Internet: è la denuncia dall'associazione di consumatori Codici, che ha condotto un'indagine in circa 50 farmacie tra Roma e Milano. In ognuna si è presentato almeno un cittadino per richiedere la disponibilità del farmaco e qualcuno ne ha ordinato delle confezioni. La spinta all'approvvigionamento del farmaco ha preso nel frattempo l'abbrivio sul web. Il farmaco è infatti molto difficile da trovare in farmacia, ma in rete non è chiaro cosa si acquista e il prezzo può anche raddoppiare.
Il Tamiflu, che siti di dominio '.uk' e '.com' invitano ad acquistare, potrebbe essere contraffatto. Secondo il Codici sono stati 10 mila i cittadini che hanno invece attraversato la frontiera svizzera per comprare il Tamiflu a 86,5 franchi, il doppio rispetto al prezzo francese. Una corsa, quella all'antivirale, che rischia di diventare pericolosa, sottolinea il segretario dell'associazione, Ivano Giacomelli, ricordando come gli effetti collaterali possono essere anche rilevanti (allucinazioni, alterazioni dello stato di coscienza). Diffidare dunque delle campagne di vendita in rete. La casa farmaceutica ha intanto annunciato aumenti della produzione. Sono state 27 milioni le confezioni vendute lo scorso anno, in confronto ai 5,5 milioni del 1999.

L'approfondimento - Aviaria, c'è da sapere
Queste le domande più frequenti arrivate oggi al numero verde 1500 del Ministero della Salute.
1 - QUALI SONO I SINTOMI DELL'INFLUENZA AVIARIA NEGLI ANIMALI?
La maggior parte dei virus influenzali aviari non provoca sintomi oppure sono attenuati.
2 - COME SI INFETTA L'UOMO E QUALI SONO I SINTOMI?
Usualmente, i virus dell'influenza aviaria non infettano gli uomini ma sono state riportate sporadiche infezioni umane. Serve il contatto diretto con animali infetti (vivi o morti) oppure con le feci, urine, saliva e secrezioni respiratorie. Sicure invece le carni carni bianche o le uova dopo cottura (70 C). L'incubazione è da due a sette giorni, può variare da un quadro simil-influenzale a forme più gravi, caratterizzate da infezioni diffuse, quadri polmonari particolarmente gravi, che possono mettere a rischio la vita.
3 - E UTILE LA VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE?
Sì. Non permette una protezione specifica ma rafforza le difese del sistema immunitario.
4 - IL POLLO COMPRATO AL SUPERMERCATO O IN MACELLERIA E' SICURO?
Sì, la sicurezza delle carni di pollame vendute nelle macellerie e nei supermercati è attestata dal bollo sanitario.
5 - CONGELANDO LA CARNE SI UCCIDE IL VIRUS?
Il congelamento (in particolare il congelamento lento che si ottiene conservando gli alimenti a temperature intorno ai 18 -20 C) non è in grado di distruggere il virus dell'influenza aviaria eventualmente presente in prodotti alimentari. Con il congelamento si ottiene solo una riduzione della carica infettante, ossia del numero di virus vitali presenti nel prodotto infetto. Ma nei prodotti avicoli italiani il problema non si pone in quanto l'influenza aviaria non è presente in Italia e qualora ci fosse le carni di animali infetti non sarebbero mai commercializzate.
6 - COSA FARE QUANDO SI TROVA UN VOLATILE MORTO? CHI SE NE DEVE OCCUPARE?
Non toccarlo e tenersi a distanza, richiedere l'intervento del servizio veterinario della asl competente o i vigili del fuoco e possibilmente fornire segnalazione all'istituto zooprofilattico. Isolare la carcassa ed attendere che personale adeguatamente protetto provveda a recuperarla. Se si tratta di specie non sensibili all'influenza aviaria, spetta di norma ai comuni la rimozione delle spoglie di animali morti.
7 - COSA FARE SE NEL POLLAIO CI SONO SEGNALI DI MALATTIA O DECESSI DI ANIMALI?
Avvertire immediatamente il servizio veterinario della ASL, non avvicinarsi alla carcassa e non consentire a nessuno di avvicinarsi e non portare fuori dall'allevamento animali ed oggetti venuti a contatto con gli animali presenti, attendere l'intervento degli addetti della ASL adeguatamente protetti per il recupero delle carcasse e per l'adozione dei provvedimenti di polizia veterinaria per l'estinzione del focolaio di malattia.
8 - QUALI SONO LE SPECIE CHE SI POSSONO AMMALARE DI AVIARIA?
Le specie di selvatici da monitorare, individuate dall'Unione Europea sono: oche, anatre, pavoncelle, gabbiani, cigni. I piccioni, i passeri e gli storni non sono specie sensibili alla malattia e non rappresentano un pericolo di trasmissione.
9 - IN ITALIA CI SONO PERICOLI DI TRASMISSIONE DELLA MALATTIA ALL'UOMO?
Allo stato attuale no. In Italia la malattia è stata riscontrata solo in animali selvatici. E' importante comunque ricordare che nei paesi in cui si sono verificati casi umani, la trasmissione della malattia è avvenuta per uno stretto contatto con volatili domestici attraverso secrezioni e feci disseccate degli animali.
10 - CHE COSA FARE NEI PICCOLI ALLEVAMENTI PER PREVENIRE LA MALATTIA?
E' necessario impedire che animali selvatici vengano a contatto con gli animali allevati, installando ad esempio doppie reti antipassero ed evitando la presenza di acqua di abbeveraggio esposta all'ambiente esterno. I cani e i gatti che hanno accesso agli allevamenti avicoli non rappresentano un pericolo, ma serve evitare che vengano a contatto con i volatili per escludere che possano diventare un veicolo di trasmissione della malattia ad altri allevamenti di volatili.

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