Una filiera composta da 1.200 birrifici in tutta Italia - di cui un quarto è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie, secondo l’analisi del Consorzio Birra Italiana, con una percentuale in costante crescita - con una produzione di 48 milioni di litri, di cui 3 milioni sono destinati all’export per un valore di oltre 430 milioni di euro sul mercato del fuori casa, garantendo 92.000 posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti. E che come tanti altri settori operanti in agricoltura deve fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico. L’ultimo allarme in questo senso lo lanciano Coldiretti e Consorzio Birra Italiano che avvertono come maltempo e siccità minaccino il comparto della birra dello Stivale in seguito ai danni registrati ai raccolti di orzo che, secondo i due enti, “rendono sempre più necessarie misure di sostegno alle imprese per tutelare un settore dalle elevate potenzialità”.
Il 2024 ha infatti confermato le preoccupazioni sugli effetti del clima sui raccolti, con l’assenza di pioggia che ha penalizzato l’orzo, facendo drasticamente calare le rese, “pur se il prodotto si presenta comunque di ottima qualità. Un fattore che rischia di diventare strutturale - spiegano - mettendo in pericolo la crescita della filiera della birra 100% italiana dal campo alla tavola che sul territorio nazionale sta già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti”. L’esempio è il caso della Sardegna dove è stato avviato il primo progetto di filiera della birra, voluto da Coldiretti e dal Consorzio Birra Italiana per rilanciare la produzione brassicola sull’isola e creare un modello replicabile in altre regioni, con il coinvolgimento di 20 birrifici locali, un produttore di luppolo e una cooperativa di produttori di cereali.
Peraltro, secondo uno studio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il 60% degli intervistati preferisce birra prodotta con ingredienti 100% made in Italy, e in particolare il luppolo italiano risulta particolarmente apprezzato tra chi sceglie prodotti sostenibili. Al contempo cresce anche il fenomeno del birraturismo con quasi un viaggiatore su cinque che ha visitato un birrificio o partecipato a eventi dedicati nell’ultimo anno, secondo un’indagine di Coldiretti e del Consorzio Birra Italiana. Una nuova frontiera del turismo esperienziale trainato proprio dalle birre artigianali.
“Con l’Italia costretta ad importare il 65% del suo fabbisogno di malto d’orzo - proseguono - ci sono dunque le condizioni per sostenere la crescita della filiera agricola dando alle aziende una opportunità di diversificazione colturale delle produzioni, come sta avvenendo nel caso del luppolo, l’altro ingrediente fondamentale e simbolo della birra”. Nell’ultimo periodo si sta, infatti, assistendo a una sempre maggiore professionalizzazione di questo tipo di coltivazione, grazie anche all’azione del Consorzio Birra Italiana con il coinvolgimento di cooperative specializzate nella lavorazione. “Ma per fare ciò servono adeguate misure di sostegno a favore delle imprese, colpite dalle avversità atmosferiche, ma anche da un aumento dei costi che è diventato strutturale nonostante la discesa dell’inflazione, riducendo i margini di reddito. Importante in tale ottica sarebbe il ripristino della riduzione sull’accisa per i microbirrifici, decaduto lo scorso anno. Occorre, poi, sviluppare soluzioni di Agricoltura 5.0 per contenere gli impatti del cambiamento climatico, anche sviluppando la ricerca genetica per sperimentare nuove varietà più resistenti”.
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