In ogni crisi lo svantaggio di qualcuno può diventare un’opportunità per altri. E non è esente da questa “regola di mercato” l’attuale situazione vitivinicola a Bordeaux, in Francia, dove tra piani di distillazione e di estirpazione dei vigneti, e aziende che chiudono (255 i fallimenti nell’ultimo anno), molte imprese mettono in vendita le proprie vigne. Così, per qualcuno può essere proprio questa l’occasione per investire in una cantina sfruttando il momento di incertezza economica che stanno vivendo i vignerons locali. È il caso di Château La Rivière, magnifica proprietà situata sui resti di un antico accampamento fortificato costruito da Carlo Magno nel 769 il cui castello domina la Valle della Dordogna con una splendida vista sul fiume e sui vigneti: 65 ettari vitati a denominazione Aoc Fronsac, 30 a bosco in zona “Natura 2000” e 15 di cantine sotterrane che, fiore all’occhiello per l’enoturismo, accolgono ogni anno tra i 20.000 e i 30.000 visitatori. Ad acquistarla, Global Food Investments (Gfi), un fondo di private equity gestito dal gruppo lussemburghese Signet - a sua volta società internazionale di gestione degli investimenti con uffici a Londra, Zurigo, Limassol (Cipro) e Abu Dhabi - specializzato in investimenti nei settori alimentare, beverage e agricolo, con particolare attenzione ai mercati europei.
La trattativa, come riferisce “Vitisphere”, è iniziata sei mesi fa e l’accordo è stato firmato nei giorni scorsi, anche se non sono state rese note le cifre. Obbiettivo del gruppo acquirente è comunque quello di creare una propria divisione vinicola: questa è stata la prima grande acquisizione ufficiale e non è escluso, secondo il quotidiano bordolese “Sud Ouest”, che in futuro non ce ne saranno altre, e non solo nella regione di Bordeaux.
Al timone dell’azienda c’è oggi Sébastien Long, che ha già lavorato per il gruppo australiano Treasury Wine Estates (proprietario di brand come Penfolds, Daou Vineyards, 19 Crimes, Pepperjack, Squealing Pig, Wynns, Matua, Beaulieu Vineyard, Frank Family Vineyards e Castello di Gabbiano, in territori come, tra gli altri, Barossa Valley e Coonawarra in Australia, Napa Valley e Paso Robles negli Stati Uniti States, Marlborough in New Zealand, la stessa Bordeaux in Francia, Toscana in Italia e Ningxia in Cina), il cui compito sarà quello di responsabile della gestione delle attività vinicole e della guida della tenuta verso una nuova dinamica. “La Rivière è una proprietà straordinaria dove oltre due terzi del vigneto si trovano sull’altopiano calcareo di Fronsac - ha spiegato - riorganizzeremo la gamma per creare vini di grande qualità e per raggiungere questo obiettivo stiamo pianificando investimenti significativi sia in vigna che in cantina”. E ha aggiunto: “nonostante il difficile e attuale contesto, abbiamo piena fiducia nel futuro dell’industria vinicola e dei vini di Bordeaux. Siamo molto orgogliosi di raccogliere l’eredità di questa straordinaria proprietà, desiderosi di costruire un futuro ricco di opportunità”. La nuova dirigenza ha comunque confermato per il momento l’attuale team, incluso il dg Xavier Buffo: “lieto di dare il benvenuto ai nuovi investitori che porteranno una nuova dinamica e i mezzi per continuare ciò che abbiamo iniziato con una visione incentrata sulla modernizzazione della nostra produzione e sull’accelerazione delle vendite”, ha affermato.
Con questo cambio di azionariato e di governance, Château de La Rivière entra, quindi, in una nuova fase, in un contesto in cui molte tenute di Bordeaux stanno ripensando il loro posizionamento. Gli ultimi anni per la tenuta erano stati a dir poco complessi: nel dicembre 2013 in un incidente in elicottero persero la vita contemporaneamente l’ex proprietario, James Gégoire, e il nuovo acquirente, il cinese Lam Kok, proprio nel giorno della firma ufficiale della transazione. Da allora, e fino ai recenti sviluppi, il controllo è passato alla signora Lau Kok. Ma anche nel 2002 un jet privato si era schiantato a pochi chilometri di distanza dalla tenuta con a bordo l’allora proprietario, Jean Leprince, stimolando anche congetture e leggende metropolitane della stampa francese che parlò addirittura di “azienda maledetta”. Ma negli ultimi anni la tenuta si era ripresa diventando un importante polo culturale nella regione di Libourne, ospitando ogni anno all’inizio dell’estate il festival “Confluent d’arts”, fungendo da set per film francesi ed amata da personaggi famosi transalpini.
A partire dal secolo scorso, infatti, i diversi proprietari di Château de la Riviere ne hanno influenzato lo sviluppo: Jacques Borie (dagli Anni Sessanta al 1994) ha ricostituito e sviluppato il vigneto, portandolo a quasi 60 ettari, e facendolo diventare uno dei più grandi della regione di Fronsac. Jean Leprince, che ha acquisito la tenuta nel 1994, ha avviato i lavori di ampliamento della cantina, mentre dal 2003, sotto la direzione di James Grégoire, il vigneto è cresciuto fino a circa 65 ettari e ha beneficiato della consulenza dell’enologo Claude Gros. Fino ai fatti del 2013 e per arrivare alla più stretta attualità.
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