Mentre è arrivata l’accelerazione per l’estirpazione definitiva dei vigneti in eccedenza, una misura ritenuta dal Governo francese necessaria per riequilibrare l’eccessiva produzione di vino e il contemporaneo calo della domanda Oltralpe - si parla di 150 milioni di euro che l’Esecutivo, dietro l’ok della Commissione Europea, stanzierebbe prelevandoli dalle casse statali per le emergenze - la Francia, una delle principali potenze del vino mondiale, la prima per valore, è alle prese con una vendemmia dove le attese sono alte. Così è, ovviamente, anche a Bordeaux, territorio che sta navigando in un periodo non facile, soprattutto per i produttori più piccoli, in attesa di una svolta per il futuro che passerà proprio per un ridisegno numerico dei vigneti, misura che può aiutare a far tornare più sostenibili i prezzi del vino caduti in picchiata. Eppure, nonostante sia ancora decisamente prematuro fare proclami definitivi su quantità e qualità, i primi segnali sulla vendemmia 2024 sono arrivati e parlano di volumi che si prevede che saranno bassi. Quest’anno Bordeaux produrrebbe 3,89 milioni di ettolitri di vino, secondo le ultime stime ministeriali, riportate dal magazine francese “Vitisphere”, in calo del 10% sulla già modesta vendemmia 2023 e del -16% rispetto alla media quinquennale. Per la denominazione regionale si parla di 850-900.000 ettolitri di Bordeaux rosso Aoc, alla luce dei primi raccolti che hanno interessato i bianchi ed i Crémant, e se così fosse si tratterebbe di un ulteriore calo, significativo, dopo i 930.000 ettolitri raggiunti nel 2023 che avevano segnato la discesa delle Aoc regionali sotto la soglia del milione di ettolitri.
Uno scenario di fatto confermato da Stéphane Gabard, presidente dell’Aoc Bordeaux e Bordeaux Supérieur, che ricorda come “avevamo parlato molto di un raccolto storicamente basso nel 2023. Siamo quasi sicuri che sarà ancora più basso nel 2024”. Le cause di questa previsione andrebbero ricercate nella perdita di superficie di produzione rivendicata nell’Aoc Bordeaux, complice le estirpazioni, il fenomeno delle viti abbandonate, lo sviluppo di altri sbocchi (Igp Atlantique e vino francese), ma anche i volumi che si sono ridotti per colpa della peronospora che, secondo Gabard, “ha causato forse meno danni dell’anno scorso, ma su più superfici”, la scarsa fioritura, un’estate piuttosto secca, e gli attacchi dei tarli a fine stagione. Allo stato attuale, riassume Stéphane Gabard, “sappiamo che il rendimento medio non sarà elevato. Forse sarà più alto dell’anno scorso, ma con la perdita di superficie sappiamo che produrremo meno”. Ma se ci saranno meno di 900.000 ettolitri di Bordeaux rosso prodotti nel 2024, ci sarebbe “un potenziale di produzione ben al di sotto del livello di commercializzazione” per Gabard, considerando che l’Aoc commercializza ora 1,1 milioni di ettolitri e conserva 14 mesi di commercializzazione (1,3 milioni di ettolitri). Quanto basta per mantenere viva la speranza di un aumento dei prezzi del vino sfuso, su cui c’è molta attenzione, ma dove al momento il settore ha più volte rimarcato gli scarsi risultati ottenuti. Basti pensare alle varie proposte arrivate come quella di non scendere sotto i 1.000 euro a tonneaux, un appello di fatto rimasto inascoltato “totalmente - dice Stéphane Gabard - anche se ripristiniamo l’equilibrio, è difficile aumentare le valutazioni. Dobbiamo smettere di permettere al mercato di dettare l’andamento dei prezzi”.
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