La produzione di vino segue i ritmi della vigna e della natura, ma la sua immissione sul mercato è fatta anche di un processo industriale che, come tante altre merci, ha bisogno di programmazione e materie prime. E quando vengono a mancare, la produzione si arresta. E così, tra tanti allarmi generali sulle difficoltà di approvvigionamento sui materiali come carta e bottiglie, arriva la case history puntuale di Bottega, uno dei brand del Prosecco più affermati del mondo. L’azienda, guidata da Sandro Bottega, spiega una nota, ha visto le linee produttive bloccarsi per ben sei volte in poche settimane, per la mancanza di vetro.
“Un danno inenarrabile - si legge nel comunicato dell’azienda di Treviso - per un prodotto che è il traino del made in Italy nel mondo. In due mesi si può quantificare infatti una mancata produzione di 300.000 bottiglie, con il relativo danno economico”. E se la soluzione è nella sostenibilità e nelle tecnologie del futuro, a volte alcuni rimedi si possono prendere anche dal passato. E così, Bottega, “annuncia che, data la mancanza di vetro, reintrodurrà il vuoto a rendere per alcune delle proprie bottiglie.
In un primo momento, limitatamente ai propri Prosecco Bar che dovranno divenire loro stessi il simbolo della sostenibilità. Nello specifico l’Italia riutilizza attraverso il vuoto a rendere soltanto l’8-9% delle bottiglie di vetro messe in commercio contro l’oltre il 70% delle altre nazioni del nord Europa. Il vuoto a rendere costa meno e riduce fortemente le emissioni, rispetto al riciclo che comporta la fusione del vetro”.
La cantina trevigiana sta studiando per creare dei centri di raccolta che possano permettere al vetro di essere riutilizzato in prossimità di dove è avvenuto il consumo, mettendo a disposizione di cantine locali le bottiglie da riutilizzare, con il conseguente risparmio del carburante e del trasporto. Idealmente si può ipotizzare un riutilizzo di 500.000 bottiglie l’anno, ma se l’iniziativa venisse estesa a molti altri produttori il risultato sarebbe ben maggiore.
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