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MERCATI E STRATEGIE

Brexit: niente dazi per il vino italiano, anche in caso di no-deal. Così l’ambasciatore Uk Morris

L’incontro ieri a Roma, con le rappresentanze della filiera. Che pensano ad una riorganizzazione del sistema della Dop e Igp, e non solo
BREXIT, FILIERA, JILL MORRIS, UK, vino, Italia
L'ambasciatore Uk in Italia Jill Morris rassicura i produttori di vino sulla Brexit

Comunque evolva la questione Brexit, nel mercato Uk, per i vini italiani (che nella Gran Bretagna vedono il loro terzo Paese partner in valore e volume) non arriveranno nuovi dazi. A rassicurare i produttori del Belpaese è stato l’Ambasciatore del Regno Unito in Italia Jill Morris, nell’incontro andato in scena nella sede nazionale di Confagricoltura a Roma, dove i presidenti delle organizzazioni della filiera del vino italiano - Confagricoltura, Cia, Aci - Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi”, hanno incontrato Morris.

“La scelta dei cittadini britannici di lasciare le istituzioni europee non deve essere letta come un segnale di chiusura, né come un’azione volta a minare l’armonia del libero mercato - ha dichiarato l’ambasciatore - il lavoro del Governo britannico e dei negoziatori è volto a limitare gli effetti di questo passaggio su cittadini e settore produttivo, per cui siamo impegnati a far in modo che non vengano inserite inutili e dannose barriere al commercio internazionale e continueremo a promuovere e rispettare le regole e i valori del multilateralismo e del libero commercio. Nello specifico del settore vitivinicolo, comprendiamo le preoccupazioni dei produttori, tuttavia voglio confermare che il Regno Unito, anche in caso di un’uscita senza accordo dall’Ue (il cosiddetto no-deal), non applicherà dazi ai vini importati dall’Italia”.

“Ringraziamo l’Ambasciatore Morris per la disponibilità, la competenza e soprattutto la vicinanza al settore vitivinicolo italiano - hanno commentato i presidenti dopo il briefing con l’Ambasciatore - consapevoli che il mercato britannico è strategico per il comparto vitivinicolo. Con l’incontro odierno abbiamo avuto la possibilità di approfondire con lei tutte le tematiche legate ai nuovi possibili equilibri in essere con la Brexit, in particolare l’assenza di barriere tariffarie e non tariffarie e la protezione delle Indicazioni Geografiche”.

E, nello stesso giorno, la filiera si è riunita per mettere a punto una sorta di “road map” per il settore, sulla quale confrontarsi con il Ministero delle Politiche Agricole guidato dal Ministro Gian Marco Centinaio, partendo dall’obiettivo di monitorare e approfondire la congiuntura economica del comparto per agevolare le scelte e le decisioni dei prossimi anni.

“Centrale è la proposta di riorganizzazione e razionalizzazione del numero e delle caratteristiche di riconoscimento dei sistemi Dop e Igp. Al fine di valorizzare il vertice della piramide del sistema delle denominazioni e indicazioni geografiche italiane - si legge in una nota - la filiera propone una modifica dei requisiti di riconoscimento delle Docg contenuta nell’articolo 33, comma 1, della legge 238/2016. Schedario viticolo e “vigneto Italia” sono stati altri due punti fondamentali delle discussioni. In questo senso, la filiera sottolinea l’importanza di poter conoscere in modo approfondito e puntuale i dati produttivi, a partire dal corretto funzionamento dello schedario viticolo, per assicurare anche certezza giuridica agli operatori del settore. Nell’ottica di garantire una completa tracciabilità del sistema vitivinicolo del Paese, le organizzazioni auspicano l’avvio di un progetto che possa portare all’interconnessione tra i dati contenuti nello schedario e il registro telematico del Sian”.

E sul tavolo, ci sono anche diverse linee di azione pensate per il mercato. “La prima prevede di assicurare la certezza del dato produttivo e di consentire al mercato di determinare il reale stato del settore, prevenendo anche talune pratiche sleali. La seconda, invece, ha portato la filiera a valutare la riduzione delle rese massime di produzione di vini senza Indicazione Geografica, con un valore specifico anche per i vini varietali. Ma è stata sottolineata, vista l’evoluzione dei modelli di consumo sul mercato nazionale, la necessità di avviare in tempi stretti una riflessione per valorizzare la cultura del vino e la tradizione agroalimentare italiana”, ed è stata rimarcata “l’importanza dello sviluppo di una rete di ricerca e di collaborazioni che aiuti le organizzazioni nell’orientarsi nelle scelte strategiche che le attendono, anche nella prospettiva della futura riforma della Pac. In questa direzione, considerando la peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano, dove prevalgono aziende ed operatori di piccole e medie dimensioni, è emersa l’esigenza di un sostegno verso le attività di ricerca e innovazione condivise a livello territoriale e nazionale”.

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