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RIPARTENZA

Brunello e Chianti Classico ripartono da New York, e riaprono le porte degli Usa al vino italiano

La Grande Mela torna ad ospitare l’edizione Usa di “Benvenuto Brunello”, e il Gallo Nero presenta le Uga. Ma il mercato non si è mai fermato

Una bottiglia su quattro di Brunello di Montalcino, ed una su tre di Chianti Classico, volano ogni anno in Usa, il mercato di riferimento per tutto l’export del vino italiano, che, nei primi 11 mesi 2021, ha fatturato più di 1,6 miliardi di euro. Un risultato importante, specie perché arrivato dopo due anni di pandemia che, di fatto, hanno segnato un solco capace di allontanare le due sponde dell’Atlantico più di quanto abbia mai fatto l’Oceano. Adesso, però, è arrivato il tempo di tornare a ridurre le distanze, di riprendere a viaggiare, di riannodare le fila di un discorso interrotto e tenuto vivo solo grazie alla tecnologia, che ha permesso degustazioni e incontri a distanza. Nulla di paragonabile al piacere di far tintinnare i calici, incrociare gli sguardi e sedersi allo stesso tavolo: simboli di una ripartenza iniziata da tempo, ma che solo ora, a due anni dai primi casi di Covid-19 registrati in Italia, entra nel vivo. E non è un caso che i due alfieri del vino di Toscana, tra le denominazioni di riferimento della viticoltura italiana, abbiano scelto New York per tornare a raccontarsi a importatori, professionisti e wine lover Usa, riscoprendosi pionieri in un mercato che, in effetti, non si è fermato mai.
Il Brunello di Montalcino, con 50 produttori, sarà da domani sulla Quinta Strada, al Midtown Loft & Terrace, con l’edizione Usa di “Benvenuto Brunello” curata dal Consorzio che alzerà il sipario sull’annata 2017, sulla Riserva 2016 e sul Rosso di Montalcino 2020, presentati in anteprima, a novembre 2021, proprio a Montalcino, a “Benvenuto Brunello” n. 30. Il Chianti Classico, invece, ha scelto la cornice dell’Altman Building per presentare, il 28 febbraio, Chianti Classico Annata (2018-2019), Riserva (2018-2017-2016) e Gran Selezione (2018-2017-2016), in un grand tasting che ruoterà intorno alle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) del Chianti Classico, che, attraverso i borghi e i villaggi, raccontano in etichetta l’enorme varietà del territorio del Gallo Nero, che in Usa, da oltre 15 anni, ha il suo primo mercato in assoluto. Tanto che, nonostante la pandemia e le restrizioni, anche la Gran Selezione registra risultati importanti: +30% di nel 2021 sul 2020, e la prospettiva di una ulteriore crescita per i brand premium e super premium nel 2022. Chianti Classico che, con il 52,5% della superficie vitata coltivati seguendo i dettami dell’agricoltura biologica, intercetta anche un altro trend importante che
riguarda i consumatori americani, sempre più attenti alla salute e alla sostenibilità.
Questo appuntamento non è importante solo per consolidare la presenza nel nostro primo mercato di sbocco al mondo, con una quota export che supera il 30% del totale, ma anche per dare un segnale di riapertura al mondo da parte di tutto il vino italiano, che segna un momento chiave anche in un’ottica di crescita che, ne siamo convinti, è destinata a continuare”, commenta, a WineNews, Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello. Che, “come tutto il territorio di Montalcino, ha superato quasi indenne gli ultimi due anni, comunque difficilissimi. Adesso, il mondo è pronto a ripartire, a riprendere a fare ciò che ha sempre fatto fino all’inizio di questa pandemia. Noi produttori torniamo a viaggiare e a promuovere i nostri vini, i wine lover a visitare i grandi territori del vino italiano, anche, finalmente, dagli Stati Uniti: per chi arriva da Oltreoceano non sarà più necessario il tampone, un segnale importante in ottica turistica, che le cantine, le strutture ricettive e i locali del territorio aspettavano da tempo. Nel 2021 - conclude il presidente del Consorzio del Brunello - i rossi toscani negli States hanno registrato un balzo delle vendite del 26% a valore, con il Brunello di Montalcino, assieme alle principali denominazioni regionali, portabandiera dell’Italian style Oltreoceano, come testimonia anche l’indagine commissionata a Wine Intelligence, che vede la Toscana in testa ai territori enologici stranieri più conosciuti dai consumatori statunitensi”.
“Sono davvero felice di tornare a New York con le nostre cantine e poter spiegare, attraverso il progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) del Chianti Classico, lo stretto legame che esiste fra i vini del Gallo Nero e il luogo in cui essi sono prodotti”, commenta Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Chianti Classico. “Come ho sempre detto, il vino rispecchia il territorio come un’immagine fotografica in negativo, e per questo è così importante sia preservare il suo contesto ambientale e paesaggistico che poterlo raccontare al consumatore, nelle sue varie sfaccettature, anche attraverso l’etichetta”.
Tra gli obiettivi del progetto Uga (Unità Geografiche Aggiuntive), quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolare la domanda attraverso un’offerta sempre di più differenziata. L’introduzione del nome del villaggio in etichetta servirà ad intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori che, in numero sempre maggiore, soprattutto nei mercati “maturi” come gli Stati Uniti, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio di origine. Le aziende protagoniste all’Altman Building, così, saranno suddivise per Unità Geografiche Aggiuntive (Uga), ed un “Chianti Classico Uga Winebar” sarà allestito nella location, dove Jeff Porter, ambasciatore ad honorem del Chianti Classico, guiderà gli ospiti alla scoperta delle varie sfumature del Gallo Nero. In calendario anche due seminari, per la stampa e per il trade, curati da Alessandro Masnaghetti, giornalista e “mapman” che collabora con il Consorzio del Chianti Classico per la realizzazione di una mappatura del territorio basata su vedute aeree a 360 gradi.


Focus - Il Brunello di Montalcino nell’indagine di “Wine Intelligence”

Secondo le anticipazioni del report di “Wine Intelligence”, la Toscana - seconda solo alla locale Napa Valley - è conosciuta dal 58% dei consumatori Usa, davanti nell’ordine alle “regioni enologiche” dello Champagne (51%), del Bordeaux (50%), della Borgogna (47%) e della Sicilia (41%). Il Brunello di Montalcino vanta una notorietà al 7% con un altissimo livello di fidelizzazione sul fronte dei cluster dei consumatori Usa individuati dall’istituto di ricerca legati agli appassionati di vino, Millennial urbani dell’upper class (reddito oltre i 100mila dollari), dove il grado di conoscenza è praticamente raddoppiato (13%).
Il dato sale notevolmente nella conversione all’acquisto: gli americani che conoscono il Brunello, nel 30% dei casi lo acquistano, ed è uno dei valori più alti in assoluto, secondo - tra gli italiani - al solo Prosecco (31%). E, anche in questo caso, di gran lunga davanti ai principali competitor francesi superpremium, con quote attorno al 20%. In generale, secondo il rapporto, il vino italiano dopo quello californiano è il più conosciuto a pari merito con quello francese (69%), seguiti a distanza dalla Spagna (58%) e dall’Australia (43%).
All’atto dell’acquisto, l’Italia stacca però i francesi in virtù di una maggior numerosità nei consumi da parte della Generazione Z (21-24 anni) e dei Millennials (25-39 anni) in particolare di Miami, New York City e San Francisco. E proprio i Millennials si rivelano la fascia di età più dedita ai consumi di Brunello, con i “Generation Treaters” (Millennials urbani benestanti) in fortissima ascesa e con una capacità di spesa che supera i 75 dollari a bottiglia, da consumarsi soprattutto fuori casa o da portare come regalo alle cene da amici.

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