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STATO, IMPRESA E CITTADINI

Buoni pasto: è caos su uno strumento che, in Italia, nel 2019, ha mosso 3,2 miliardi di euro

Ristoranti e Gdo: “urge riforma, o pronti a non accettarli più”. Codacons e Assoutenti: “diritto dei lavoratori, pronti a class action e boicottaggio”
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Buoni pasto: caos su uno strumento che, in Italia, nel 2019, ha mosso 3,2 miliardi di euro

I buoni pasto, in Italia, nel 2019 hanno mosso 3,2 miliardi di euro, per un totale di 500 milioni di ticket emessi. Strumento che si configura come un benefit vantaggioso tanto per le aziende (sono deducibili al 100%, ndr) che per i lavoratori (3 milioni quelli che ne beneficiano, su 10 milioni che, pre pandemia, pranzavano ogni giorno fuori casa, con il 64,7% che li utilizzano come prima forma di pagamento, di cui 2 nel privato e 1 nel pubblico). Uno strumento che, però, rischia di essere fortemente depotenziato, visto che le organizzazioni di categoria della distribuzione e della ristorazione si dicono pronti a non accettarli più, perchè dal loro punto di vista sono, di fatto, una tassa occulta: per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare, il bar o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati gli oneri di gestione e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10.000 euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono 3.000 euro. A lanciare l’ultimo grido di allarme, prima di avviare azioni più drastiche, sono le principali associazioni dei settori interessati - Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe Confcommercio, “desiderose di accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara BP10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip”, si legge una nota.
Due le priorità: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati. Una battaglia volta a garantire la sostenibilità di un servizio essenziale per oltre 3 milioni di lavoratori, che si rende necessaria nel momento in cui lo Stato pretende di finanziare la propria spending review, scaricando i costi sull’ultimo anello della catena. Ad oggi si rischia che il costo sostenuto dal mondo della ristorazione con il sistema dei buoni pasto sia addirittura superiore in termini di valore, all’ultima tornata di ristori destinati al settore, circa 40 milioni di euro. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente, cominciando dalla prossima gara Consip. A fare il punto della situazione sono stati Alessandro Beretta, segretario generale Ancd Conad, Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Ancc Coop, Giancarlo Banchieri, presidente Fiepet Confesercenti, Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, Donatella Prampolini, presidente Fida, Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe/Confcommercio. Ma come funziona la gara Consip Bp 10 ? La stazione appaltante per il servizio di buoni pasto nella pubblica amministrazione, Consip, spiegano le associazioni, effettua le gare solo nominalmente con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa mentre, di fatto si traduce, nell’aggiudicazione a chi offre il prezzo più basso. Nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (Bp8) e del 17,80% (Bp9). Questo meccanismo finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale.
Ma in un dibattito piuttosto acceso si inseriscono, con toni forti, le organizzazioni dei consumatori. “Se esercenti e ristoratori rifiuteranno di accettare i buoni pasto, scatterà una valanga di denunce in tutta Italia per conto dei lavoratori ingiustamente danneggiati, e una class action patrocinata dal Codacons”, afferma l’associazione guidata da Carlo Rienzi, che si dice pronta alla battaglia legale nel caso in cui imprese e grande distribuzione dovessero avviare azioni contro i ticket. “I buoni pasto rappresentano un diritto acquisito dei lavoratori e sono parte integrante dei contratti di lavoro - spiega il presidente Carlo Rienzi - qualsiasi limitazione o impedimento al loro utilizzo costituisce un ingiusto danno a chi ne beneficia, e apre la strada ad azioni risarcitorie contro ristoratori e imprese della distribuzione che rifiuteranno l’accettazione dei ticket. Il problema delle commissioni eccessive a carico degli esercenti non può essere scaricato sui cittadini, ma vanno trovate soluzioni condivise che garantiscano l’esercizio dei diritti dei lavoratori. Per tale motivo il Codacons è pronto a scendere in campo a tutela di 3 milioni di dipendenti che beneficiano dei buoni pasto e, se si arriverà allo stop da parte del settore della ristorazione e della Gdo, presenterà una valanga di denunce in tutta Italia e avvierà una formale class action a tutela dei lavoratori danneggiati volta a far ottenere loro il risarcimento dei danni patrimoniali subiti” conclude Rienzi.
Sulla stessa linea, con qualche distinguo, è Assoutenti: “se la grande distribuzione rifiuterà di accettare i buoni pasto partirà una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte. Il problema delle commissioni eccessive sui buoni pasto è un problema reale che, in Italia, si ripresenta ciclicamente - spiega il presidente Furio Truzzi - in tal senso le imprese del commercio e della ristorazione hanno ragione di protestare, ma crediamo che i lavoratori che usufruiscono dei ticket non debbano essere usati come clave per fare pressioni sul Governo. Ciò che serve è un tavolo con tutti i soggetti della filiera finalizzato a garantire condizioni eque per tutti, rivedendo in tal senso i criteri delle gare Consip sui buoni pasto che non possono mai essere al ribasso. Ricordiamo che 3 milioni di famiglie in Italia ricorrono ai ticket anche per fare la spesa al supermercato, e un addio ai buoni pasto rappresenterebbe un ingiusto aggravio di spesa, oltretutto in un momento in cui i prezzi al dettaglio sono alle stelle. Invece di minacciare lo stop ai buoni pasto, ristoratori ed esercenti potrebbero applicare una scontistica in favore di chi paga con denaro o carte, in modo da limitare lo strapotere delle grandi imprese dei buoni pasto”.

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