La crescita del vino italiano passa dall’export, e la Toscana, una delle regioni leader assolute dell’enologia del Belpaese, non fa eccezione. Se il totale Italia, secondo previsioni di Wine-Monitor, in attesa dei dati definitivi, nel 2014 dovrebbe aver toccato un nuovo record, 5,1 milioni di euro sui 5,04 del 2013, l’export di vino toscano dovrebbe superare, per la prima volta nella storia, i 760 milioni di euro, a +1,8% sul 2013. Una crescita meno sostanziosa che in passato, ma comunque positiva, considerando aspetti quali la crisi russa, la competitività sempre più forte sulle fasce basse di prezzo in mercati importanti, come la Germania (su cui pesano i vini a prezzi stracciati della Spagna) e al boom per i vini sparkling (Prosecco in primis), rispetto ai vini fermi imbottigliati, in partner chiave come il Regno Unito. A dirlo le stime di Toscana Promozione, nei giorni di “Buy Wine”, la “borsa del vino” di scena alla Fortezza da Basso (13-14 febbraio, www.toscanapromozione.it), che ha portato oltre 300 buyer da tutto il mondo a tu per tu con le denominazioni più blasonate ed emergenti della Regione, sui dati export dei primi 9 mesi del 2014 (530,1 milioni di euro, +1,8% sul 2013) e dell’andamento storico dell’ultimo trimestre dell’anno che, normalmente, pesa per il 30% sul totale dell’export annuale.
Un record figlio non di una moda, ma di una crescita costruita negli anni: dal 2003 ad oggi il commercio estero dei vini toscani è cresciuto, in valore, del 66%, facendo registrare solo due risultati negativi, in concomitanza della crisi economico finanziaria del 2008-2009. Una breve parentesi che, in realtà, ha fatto da preludio ad una delle stagioni più felici per l’export toscano che dal 2009 al 2014 è cresciuto del 48%.
Come se non bastasse, peraltro, aggiunge Toscana Promozione, il risultato del 2014 supera del 37% quello del 2005, ossia della miglior annata per l’export dei vini toscani prima della crisi. Con il 14,8% delle esportazioni nazionali, anche nel 2014 la Toscana si conferma al terzo posto in Italia dopo Veneto e Piemonte.
Il successo dell’enologia toscana nel mondo è trainato, in primo luogo, dai vini Dop (Rossi e Bianchi) che rappresentano oltre il 70% dell’export regionale di vini in valore e, che nei primi 9 mesi del 2014, hanno fatto registrare un incremento nelle esportazioni del 4,1% in valore, attestandosi ampiamente sopra quota 382 milioni di euro, e del +0,7% in quantità.
Aree di mercato principali per il vino toscano a denominazione d’origine sono l’Europa (176 milioni di euro) e America settentrionale (162,5 milioni) con incrementi, rispettivamente, del 5,3% e del +3,6% sul 2013.
Secondo l’analisi di Toscana Promozione, in particolare, la regione, se si guarda solo ai vini rossi a Denominazione, è leader assoluta a livello nazionale in valore, con 368 milioni di euro esportati nei primi 9 mesi 2014, +4,4% sul 2013, più di Veneto e Piemonte. Mercati top sono gli Stati Uniti (128,6 milioni di euro), Germania (60,9 milioni) e Canada (31,7 milioni), e ottime performance, seppur a partire da numeri ovviamente più bassi, si registrano anche da mercati relativamente nuovi, come l’Australia, dove l’export è cresciuto del +43,7%, il Messico, a +35%, o la Corea del Sud, addirittura a +109%.
Note decisamente meno liete sul fronte dei vini bianchi a Denominazione, a 14,1 milioni di euro, che fanno segnare un -7,1% in valore e un -14,5% in quantità. Una flessione sostanziosa, quella registrata nei primi 9 mesi del 2014, e dovuta, principalmente, a un calo significativo delle vendite nell’America settentrionale (-35,8%) e in Asia (-111%), solo minimamente compensato dalla ripresa delle esportazioni sul mercato europeo (+21,9%).
Ma, nel complesso, l’export di vino toscano, come dicono i numeri, è in salute. E chissà che dopo gli incontri realizzati a “Buy Wine” 2015 (5.200 meeting business to business, in due giorni, con il 98% degli utenti soddisfatti, per un giro d’affari stimato sui 900.000 euro nell’edizione 2014), le cose non migliorino ancora, visti i contatti tra 280 produttori e 308 buyer stranieri tra importatori, distributori, da ben 30 Paesi presenti, tra i quali un ruolo importante è giocato da Stati Uniti (42), Canada (38), Cina (20), Brasile (17), Danimarca (17), Germania (14), Corea del Sud (13), Giappone (13), Australia (12) e Regno Unito (10) che, complessivamente, rappresentano oltre il 63% dei buyer internazionali partecipanti.
Una due giorni da cui, in ogni caso, emerge un segnale piuttosto chiaro, che vale per la Toscana, e per il vino italiano più in generale: per continuare a crescere con una certa intensità, gli obiettivi sono i mercati emergenti e quelli dei Paesi Bric: più difficile prevedere dinamiche di crescita con i ritmi degli ultimi sette anni per quelle piazze dove i vini toscani, e italiani hanno già una quota di mercato significativa.
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