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ATTUALITÀ

Caldo asfissiante, granchio blu, vermocane: da Nord a Sud del Belpaese è allarme per la pesca

Tra le situazioni più delicate c’è quella di Orbetello, in Toscana. In ginocchio le produzioni di vongole veraci nel Delta del Po
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Granchio blu, il flagello del Delta del Po

Non solo campagne, e quindi vigneti, coltivazioni, ortofrutta, e ben altro ancora, perché il cambiamento climatico è un’insidia anche per i pesci che, in questa afosa estate, stanno soffrendo per una serie di motivi. Tra granchio blu, vermocane (pericolosa insidia per il pesce) caldo estremo che spinge i pesci a largo, fa soffrire stagni, lagune e favorisce la mucillagine, pescatori italiani al palo e attività ridotta, con picchi dal 70 al 100% nelle aree più colpite, l’elenco delle complicazioni è lungo. Tra le situazioni più delicate c’è quella di Orbetello, in Toscana, con un grande quantitativo di pesce che è morto, e un’aria giudicata da molti “irrespirabile”. Un evento catastrofico ma, allo stesso tempo, non del tutto inaspettato, visto che la strage dei pesci, purtroppo, non è infatti una novità nella laguna di Orbetello: “è almeno la terza nell’ultimo decennio: non è più un’emergenza, ma una questione cronica. Servono subito gli interventi strutturali ed un organismo di gestione”. A dirlo è Andrea Bartoli, vice presidente Fedagripesca Toscana, dopo l’ennesima moria che ha coinvolto un significativo numero di pesci.
“La tragedia è annunciata ormai da tempo, per le cause che sono note a tutti. Il surriscaldamento delle acque lagunari, l’anossia provocata dall’alga valonia e i valori chimici fuori controllo - spiega Bartoli - stanno spazzando via tutto il pesce, sia quello da vendere subito che quello appena nato, destinato a rigenerare la fauna ittica in laguna. Ripetiamo da anni che si tratta di un evidente problema su cui intervenire alla fonte, perché riguarda le infrastrutture: adesso è diventato irrimandabile che le istituzioni preposte si attivino. La Regione si è già fatta portatrice di questa istanza con il Governo - continua il vicepresidente di Fedagripesca Toscana - ma il tempo è già esaurito: serve subito la legge che attendiamo da troppo tempo per sbloccare i fondi necessari. Se i tempi si allungano ancora, la situazione diventerà sempre più catastrofica”. Secondo Bartoli, “una volta compiuti gli interventi necessari sarà poi necessario istituire un organismo di gestione stabile della laguna, per evitare che situazioni del genere tornino a distruggere il lavoro di un intero comparto sul territorio e un ecosistema che oggi è stato stravolto”.
Ma in lungo e largo il Belpaese di emergenze ce ne sono diverse. A disegnare la mappa delle criticità lungo le coste italiane è Confcooperative Fedagripesca - ha sottolineato il vice presidente Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo - che lamenta danni alle reti, minor attività di pesca e di offerta di prodotto. Una mappa che si tinge di blu, per l’emergenza granchio, di verde, per la mucillagine, e di rosso per l’allerta vermocane. Dall’estate scorsa non è mai finita, infatti, l’emerga legata al granchio blu che ha messo in ginocchio le produzioni di vongole veraci nel Delta del Po. Anche se il granchio in autunno e in inverno ha allentato il ritmo dei saccheggi negli allevamenti di vongole e cozze, in una sorta di letargo naturale, con i primi caldi le predazioni sono ricominciate. Ma visto che i pescatori, dopo aver perso tra l’80 e il 100% del prodotto, hanno ridotto all’osso la produzione di vongole, lavorando solo in piccole aree protette con recinti e teloni per salvare la semina, il granchio distrugge meno perché c’è meno prodotto da catturare. “E se non ci sarà un contenimento importante di questa specie aliena nei prossimi 5 anni, i danni (diretti ed indiretti) prodotti dalla predazione - ha sottolineato il vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo - potrebbero ammontare a 1 miliardo di euro. Ed è difficile pensare al futuro visto che per ogni vongola che viene allevata ci sono almeno 100 granchi pronti a mangiarla”. Ed è per questo che in quella che era la prima area di produzione in Europa per vongole veraci, evidenza Confcooperative Fedagripesca, “con oltre 3.000 persone direttamente coinvolte per un valore alla produzione di almeno 200 milioni di euro all’anno, si attende con ansia la nomina del Commissario per il granchio blu”.
Anche se il fenomeno in alcune zone si sta risolvendo, i pescatori nelle ultime settimane sono tornati a fare i conti con il problema mucillagine. I primi avvistamenti ci sono stati nel nord Adriatico, ma poi il fenomeno si allargato a tutta la costa coinvolgendo i pescatori di Friuli, Veneto e Emilia Romagna ma anche quelli di Molise, Abruzzo e Puglia. Un fenomeno che si è presentato esteso sia in sospensione che sul fondo del mare con danni a tutti i sistemi di pesca. Dalla pesca artigianale alla pesca a strascico, tutti hanno lamentato danneggiamenti alle reti e difficoltà di pescare. Mucillagine favorita dall’ondata di caldo che innalza le temperature dell’acqua. Le lagune dell’Oristanese soffrono e si rischia una moria di pesci in tutti i compendi ittici della provincia. È l’allarme lanciato dalle cooperative di pescatori del territorio, che hanno scritto una nota comune indirizzata alla Regione “affinché le alte temperature dei giorni scorsi e quelle ancora più alte previste per le prossime settimane non facciano accadere l’irreparabile”. “Già in alcuni compendi”, denunciano i pescatori, “si sono registrati segnali di sofferenza e morie della fauna ittica. A Goro e Porto Garibaldi, le temperature record in mare con punte che sfiorano i 30 gradi centigradi e battute di pesca sempre più scarne perché i pesci si spingono a largo, spingono i pescatori a ridurre l’attività per contenere i costi del carburante che lievitano per inseguire le prede.
Al Sud, invece, è allerta rossa per il vermocane, parente marino dei lombrichi e invasore nativo, urticante come una medusa e vorace come un piranha, è una specie aliena, lunga dai venti centimetri fino ad arrivare ad un metro, che sta rendendo difficile la vita dei pescatori in Puglia, Calabria e Sicilia, colpendo soprattutto i mestieri artigianali e di piccola pesca visto che gli avvistamenti di questo esemplare sono entro i 25 metri di profondità e quindi abbastanza vicini alla costa. A preoccupare è l’intensificarsi del fenomeno: una presenza mille volte superiore a quella di soli due anni fa. Ad essere minacciate sono le catture ittiche perché il vermocane si insinua nelle reti dei pescatori e divora i pesci, lasciando solo le lische. Ma anche gli attrezzi da pesca. Visto che si tratta di una specie molto urticante, i pescatori per liberare le reti spesso sono costretti a romperle. Una operazione delicata perché devono evitare che il vermocane si spezzi in più parti e finisca in acqua, visto che sono in grado di rigenerarsi anche da singole parti. Oltre il danno, quindi, anche la beffa. E anche la strada della valorizzazione gastronomica per ridurne il numero non si può percorrere perché a differenza del granchio blu, il vermocane non si può mangiare.

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